A dieci anni da Tian An Men gli studenti tornano in piazza. Ma come?

SALVATICI LUCIO

KOSOVO/CINA

A dieci anni da Tian An Men gli studenti tornano in piazza. Ma come?

Sotto controllo, finora, le manifestazioni anti-Usa, ma il governo teme l'ormai prossimo anniversario

- LUCIO SALVATICI - PECHINO

A dieci anni di distanza tornano in piazza gli studenti cinesi? Il parallelo è facile e ovviamente attraente ma la situazione è ben lontana dall'essere comparabile. Allora gli studenti inneggiavano a Gorbaciov il riformatore e a Mr. Democracy, oggi cantano abbasso l'egemonia e intonano l'inno nazionale cinese mentre bruciano le bandiere americane e lanciano bottiglie contro le ambasciate inglese e americana.

Gli studenti hanno ricevuto l'imprimatur del vice presidente Hu Jintao, apparso domenica in un rarissimo discorso televisivo al paese, più per metterli in guardia verso chi potrebbe "strumentalizzarne la giusta protesta" che per esprimere l'entusiasmo per cortei che sono troppo simili a quelli di dieci anni fa per non suscitare apprensione in quest'anno di continue ricorrenze.

Studenti e mezzi di informazione sono stati in prima linea nella condanna dell'attacco all'ambasciata cinese a Belgrado ed il clima si è fatto da domenica molto teso in tutte le città della Cina.

L'uccisione dei giornalisti all'interno dell'ambasciata di Belgrado ha precipitato l'ostilità al conflitto dell'opinione pubblica a lungo preparata dai mezzi di informazione nell'ultimo mese e mezzo durante il quale governo, Tv e giornali avevano all'unisono condannato l'intervento della "Nato a egemonia americana". In un paese dove ancora la libertà di opinione è, appunto, un'opinione, non era possibile trovare un cinese, dovunque lo si cercasse, che non concordasse in buona fede con il proprio governo sulla brutalità ed inutilità dell'intervento Nato. Essere entrati direttamente tra le vittime del conflitto non ha che accresciuto questo progressivo allontanamento dal mito del gigante buono, che aveva ad esempio accompagnato l'immagine degli Usa durante la Guerra del Golfo.

Nella consapevolezza di questa diffusa e crescente oppposizione al conflitto tra la gente, nei giorni precedenti il bombardamento dell'ambasciata i mezzi di informazione erano stati perfino invitati ad abbassare i toni della critica, per evitare che se ne potessero esasperare le conseguenze e che si potesse giungere ad un irrigidimento dei rapporti bilaterali soprattutto sulla delicata questione dell'ingresso della Cina nell'Organizzazione mondiale del commercio, in dirittura d'arrivo dopo tredici anni di estenuanti trattave. Dopo il bombardamento, anche per l'impressione suscitata nel mondo dell'informazione dalla morte dei tre giornalisti, i toni si sono fatti invece accesi e drammatici. La televisione (che ha accuratamente evitato di segnalare le "scuse" americane) ha mostrato non solo la faccia composta (non quella dei lanci di pietre) degli studenti che protestavano presso le ambasciate, ma anche quella ufficiale, delle riunioni di critica agli Usa (della Federazione delle donne, dei sindacati, dei gruppi religiosi ufficiali, della Lega dei giovani comunisti): immagini inquietanti e di altri tempi di una protesta istituzionale che si muove lungo i canali di una società ancora corporativa.

Un brusco arresto

E così, mentre quest'anno raddoppia il numero di cinesi che sostengono gli esami per emigrare o andare a studiare nei paesi anglofoni, gli Stati uniti diventano l'obiettivo di quelle manifestazioni del decennale che si pensava potessero avere ben altra finalità. Il bombardamento dell'ambasciata cinese sembra aver bruscamente arrestato gli sforzi di riavvicinamento tra Cina e Usa (i cinesi hanno rinviato le previste trattative con gli Usa su non proliferazione nucleare, armi convenzionali e diritti umani) ed interrotto l'idillio culturale tra questa generazione di intellettuali e la "più grande e potente democrazia del mondo". Ma sembra anche aver allontanato la possibilità che la Cina giochi un ruolo attivo nel processo di pace: Jiang Zemin, dopo un colloquio con Eltsin (Cernomyrdin dovrebbe giungere in queste ore a Pechino) ha dichiarato che è impossibile qualsiasi negoziato se prima non si interrompono i bombardamenti.

A che cosa porteranno queste manifestazioni? Tutti sono consapevoli di come sia difficile far rientrare gli studenti nelle università una volta che qualcosa li ha portati fuori, a manifestare, una volta che hanno aggregato la loro coscienza collettiva. Ma i temi in questo caso non sembrano eversivi per questo governo, anche se possono aprire varchi di discussione altrimenti impossibili sul futuro del paese e sulla sua apertura all'esterno ed un ripensamento sulla strada delle riforme.

Prima vittima potrebbero essere proprio le ampie (a detta di molti troppo ampie) aperture economiche fatte da Zhu Rongji ai partner occidentali per garantire l'ingresso della Cina nell'Omc e di cui già nei giorni precedenti la crisi si vedevano scricchiolare le fondamenta, con un dissenso crescente anche all'interno del governo stesso. I toni pesanti contro gli Usa e contro gli altri paesi della Nato ("colpiamo l'economia americana", gridavano alcuni mentre sfasciavano le vetrine di Mc Donald's), potrebbero contribuire a tenere lontani investimenti e presenze commerciali vitali per il paese ed a rallentare il suo processo di integrazione.

La protesta - legalizzata in questa fase -potrebbe tuttavia fungere da catalizzatore del malcontento (i disordini di Canton e Chengdu ad esempio hanno già coinvolto operai e disoccupati e non solo studenti) e contribuire ad eludere la capacità di controllo sociale del governo.

Gli studenti hanno dimostrato di essere capaci di organizzarsi rapidamente attorno ad argomenti forti e di saper recuperare visibilità in fretta. Tra due giorni sarà l'anniversario dell'inizio dello sciopero della fame sulla piazza Tian an Men, e, oggi come allora, i mezzi di informazione trasmettono in diretta dal luogo delle manifestazioni e danno voce agli studenti. Oggi gli studenti chiedono però di rompere le relazioni diplomatiche con il paese che ospita la maggior parte degli esiliati di allora.

Le contraddizioni sono molte e visibili. E' davvero difficile capire come andrà a finire.

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