La torre e l'orchestra

LORRAI MARCELLO

PISA JAZZ

La torre e l'orchestra

Sotto il segno dell'instabilità, il gruppo musicale trova una seconda patria nella cittadina toscana e presenta il nuovo disco, prima del tour olandese

- MARCELLO LORRAI - PISA

U n'orchestra che ha scelto di chiamarsi Instabile e che, nata nel '90 al pugliese festival del jazz di Noci, non solo nel '98 continua sempre ad essere in piedi, ma in questo lungo lasso di tempo ha anche conosciuto nelle proprie file uno scarsissimo turn-over.

E una torre proverbiale per un equilibrio certamente precario ma non tanto da averle impedito di attraversare vittoriosamente i secoli. Che adesso l'Italian Instabile Orchestra abbia trovato proprio a Pisa una seconda patria, è una di quelle coincidenze nelle quali piace immaginare all'opera un destino benevolmente ammiccante. Ma non c'è in effetti bisogno di scomodare il fato per spiegare una realtà che se è più prosaica è anche più interessante.

Perché è la tre-giorni dedicata alla compagine nel dicembre '97 dal Teatro di Pisa rappresentava l'onda lunga di una gloriosa tradizione purtroppo interrottasi nell'82: quella della Rassegna Internazionale del Jazz di Pisa che, consacrata al free, al post-free e all'improvvisazione radicale, dal '76 fu all'avanguardia nel panorama delle manifestazioni jazzistiche dell'epoca.

Una tradizione di cui l'Instabile Festival del dicembre dello scorso anno cercava di riannodare il filo, approfittando dello sconcertante paradosso per cui l'orchestra, dopo anni di successi in città di mezza Europa e di riconoscimenti ottenuti dalla critica anche italiana, rimaneva ancora concertisticamente sottorappresentata e trascurata dai festival jazz proprio nella penisola.

Il tentativo di offrire all'Instabile una sponda adeguata ai riscontri ricevuti dalla formazione a livello internazionale, e nello stesso tempo di puntare sulle sue molte risorse artistiche e umane per rilanciare Pisa come polo jazzistico di riferimento, è continuato quest'anno.

Sempre con il patrocinio del Comune e della provincia di Pisa e sempre grazie all'impegno di Francesco Martinelli (vent'anni fa tra gli animatori della Rassegna Internazionale del Jazz), e con la novità di un contributo di alcune decine di milioni concesso all'Instabile dal Dipartimento dello Spettacolo presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri: un evento più unico che raro, nel suo genere storico, nel campo della musica non classica.

E un contributo che l'Instabile riceve con la soddisfazione di non doverlo considerare come i tiranti della torre di Pisa: l'orchestra stava su da sola anche prima.

Così, utilizzando questo finanziamento, l'Instabile, che era già tornata nella città toscana in luglio, trovando un'accoglienza calorosissima, ha avuto la possibilità di tenere vivo il rapporto con il pubblico pisano, questa volta con una serie di appuntamenti, che si è snodata a partire dalla metà di ottobre.

Prima di culminare, in clima prenatalizio, al Teatro Verdi, in una nuova performance della compagine, il ciclo di concerti ha avuto come protagonisti, in spazi diversi, gruppi composti o guidati da suoi membri (l'ottetto di Trovesi, Eugenio Colombo con la sua cantata Giuditta, il quintetto di Schiaffini, il quartetto di Actis Dato, il duo Mazzon/Mayes, il Brasserie Trio), ed è stato poi siglato da un recital di Margherita Porfido, che al clavicembalo ha interpretato composizioni scritte da musicisti dell'Instabile (brani che invitano a tenere presenti le risorse contemporanee di uno strumento in generale ingiustamente consegnato al passato).

Il concerto al Teatro Verdi è stato anche l'occasione per presentare il cd doppio (quarto album nella discografia dell'orchestra) che l'inglese Leo Records ha ricavato dalla tre-giorni di un anno fa (il cd si intitola appunto Italian Instabile Festival).

Avendo il privilegio di un'affinità con la torre più famosa del mondo, è comprensibile che la tentazione di esibirla non sia stata resistibile, e, certo abbondantemente kitsch, la copertina del disco aiuterà a richiamare l'attenzione sull'Instabile, se ancora l'originalità e la bravura dell'orchestra non fossero bastate.

A Pisa l'Instabile è arrivata nel bel mezzo di una intensa attività internazionale: fresca reduce dai consensi raccolti ai primi del mese a Madrid e in Portogallo, si accinge a partire per Amsterdam, dove il 7 e l'8 gennaio sarà al Bimhuis.

Nello storico locale, in un prestigioso incontro con il jazz olandese, eseguirà, fra l'altro, partiture di musicisti del calibro di Misha Mengelberg, Willem Breuker e Guus Janssen. Il nuovo anno si apre dunque sotto buoni auspici e anche con ottimi propositi.

Fra gli altri quello di un'attività formativa destinata alla costituzione di una "Instabilina": un'idea sviluppata prima delle dichiarazioni del ministro della cultura Melandri sull'opportunità di investire sulle orchestre giovanili. Qualche volta, anche per l'Instabile, non è vero che "nemo propheta in patria".

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