MILANO RASSEGNE
- MARCELLO LORRAI - MILANO
V ecchie conoscenze come Alvin Curran (il 14 dicembre, l'appuntamento più ravvicinato) o come Fred Frith e Chris Cutler (in aprile), ma anche personaggi assai meno affermati, che persino un appassionato di musica di ricerca è autorizzato a non avere presente, come John Butcher o Marchetti/ Noetinger/ Werchovski, protagonisti dei due più recenti concerti della rassegna: proporre nomi che è importante ritrovare e suggerirne altri di cui è opportuno prendere nota è il doppio pregio di "Fringes", che, ripartendosi fra il Teatro dell'Elfo a Milano e l'Auditorium Comunale di Brugherio, ha preso il via in ottobre e in dieci tappe proseguirà fino a primavera.
In inglese "fringe" significa "margine", "frangia", "limite": tutti termini che possono convenientemente associarsi ad un'esperienza come quella dell'improvvisazione radicale europea: esperienza-limite, portata avanti da una frangia di sperimentatori, i cui margini, da sempre esigui, potrebbero in futuro restringersi ancora pericolosamente, se è vero che i capiscuola storici, oggi ultracinquantenni quando non ultrasessantenni, stanno invecchiando, e che la pattuglia dei musicisti in grado di assicurare il ricambio non è affatto foltissima. Non manca però qualche esponente diuna generazione più giovane, che ha la padronanza del linguaggio improvvisativo e la determinazione per aggiungere una parola originale alla lezione della free music europea. Più avanti (5 febbraio) Fringes presenterà per esempio anche il sassofonista francese Michel Doneda. Pure sassofonista, come Doneda anche l'inglese John Butcher ha un po' di primavere di meno di una figura di punta, Evan Parker, al cui esempio entrambi devono molto, ma senza esserne dipendenti negli esiti. Ai sax soprano e tenore, Butcher si è ritagliato lo spazio di una poetica personale e rigorista, senza facili concessioni all'amabilità, in cui lascia dominare i suoni sporchi, e applica disinvoltamente la tecnica della respirazione circolare anche alla produzione di difonie, cioè l'emissione contemporanea di due suoni distinti.
In sintonia con la pratica dell'improvvisazione di gruppo affinata dalla free music europea è il sofisticato interplay di Lionel Marchetti, Jerome Noetinger e Mathieu Werchovsky. I primi due potrebbero essere definiti "rumoristi", se l'espressione non rischiasse di essere fuorviante di fronte all'intreccio, giocato quasi sempre con estrema delicatezza e col gusto sottile per suoni minimi, degli aggeggi elettroacustici di Marchetti e Noetinger col violino di Werchovski. Il loro sodalizio è nato nell'ambito della "Cellule d'intervention Metamkine" (Metamkine è una importante etichetta di musica elettronica), impegnato sul rapporto fra musica e immagini.