MILANO SOCIETA' DEL QUARTETTO
- MARCELLO LORRAI - MILANO
E' per la prima volta ospite della nostra Società", recita il programma di sala. La Società è quella prestigiosa del Quartetto, fondata a Milano, quando il jazz era ancora di là da venire, nel lontano 1864, e l'artista invitato è Wynton Marsalis, già enfant prodige e tuttora giovane (classe 1961) virtuoso neroamericano della tromba, che ha fatto discutere con la sua attività a cavallo fra jazz e musica classica.
Nel campo del jazz Marsalis ha messo il proprio talento al servizio di una colta rivisitazione del passato sostanzialmente estranea alle preoccupazioni di innovazione del linguaggio e di rapporto con la contemporaneità che sono stati la forza propulsiva del jazz. Incaute e ingenerose, le sue affermazioni polemiche nei confronti di un fiero avversario del passatismo come Miles Davis, che nel decennio scorso, con sulle spalle una quarantina di primavere più di Marsalis, cercava come sempre di gettare lo sguardo in avanti (proprio mentre Marsalis si attardava a rifare il Miles Davis di un'epoca ormai consumata), non hanno contribuito a renderlo simpatico agli occhi di molti appassionati.
Per la verità negli ultimi anni il jazz di Marsalis non è apparso poi sempre così conservatore come ci si era abituati a pensare: alla testa di propri gruppi, il trombettista ha a volte proposto musica certo molto rispettosa delle forme ereditate dal passato ma anche animata da una tensione e da una aspirazione all'intensità che certo non possono essere ridotte a revival. Ma certo Marsalis è una figura, anche per i suoi ampi crismi di legittimità "istituzionale" (premi, riconoscimenti, attività didattica), particolarmente adatta ad impersonare in una cornice accademica un'immagine rassicurante del jazz.
E alla Società del Quartetto, che lo ha programmato addirittura in apertura della propria stagione '98-99, Marsalis ha presentato appunto questo versante, proponendosi alla guida della Jazz Orchestra del Lincoln Center, del cui dipartimento jazz è il direttore artistico.
I concerti del ciclo del Quartetto sono destinati esclusivamente ad abbonati, e il pubblico che ha riempito la Sala Verdi del Conservatorio non era certo tenuto ad essere al corrente della querelle degli antichi e dei moderni di cui Marsalis è stato parte attiva, e ad accorgersi del carattere piuttosto scolastico dell'esibizione della formazione, che ha eseguito brani di Ellington, Gillespie, Neal Hefti, Morton.
Al di là delle intenzioni (di Marsalis e del Quartetto) ci si può allora compiacere del carattere divulgativo dell'esibizione di Marsalis. Se prima del concerto qualche appassionato storceva il naso, con facili sarcasmi del tipo "oggi cisfondano i timpani", alla fine il successo è stato calorosissimo, e Marsalis ha avuto buon gioco a tenere inchiodata la platea, rimasta quasi tutta, con una lunga serie di bis.
Analoga funzione divulgativa, con punte però di interesse decisamente maggiore, ha svolto pochi giorni dopo un altro appuntamento che ha nuovamente riempito la Sala Verdi con un pubblico un po' più composito, anche se ancora per iniziativa di una stagione classica, ed è stato accolto non meno cordialmente.
In occasione del centenario di Gershwin, l'Accademia Filarmonica della Scala ha presentato in una singolare combinazione una formazione composta da allievi dell'Accademia, l'orchestra jazz "Il paese degli specchi" e un eccezionale quintetto composto da tre vecchi amici che non necessitano di presentazioni, il trombettista Enrico Rava, il sassofonista Gato Barbieri e il contrabbassista Giovanni Tommaso, assieme al giovane Stefano Bollani al piano e al davisiano Jimmy Cobb alla batteria, in un corposo programma che andava da Rhapsody in Blue a I Got Rhythm arrangiato da Paolo Silvestri e diretto da David Searcy.
Negli anni sessanta Rava fece il salto verso la professione jazzistica e una carriera internazionale proprio accanto al sassofonista argentino, che allora viveva a Roma: i due non avevano avuto occasione di suonare assieme da moltissimi anni. Qualche problema di messa a punto, compensato dall'entusiasmo di tutti e dal temperamento degli assoli di Rava e Barbieri: al tenore, Gato, stimolato a ben figurare da un Rava in stato di grazia, ha per una volta rinunciato al suono turgido e sensuale per cui va famoso, e ha regalato interventi di scabra bellezza.
Non senza emozione, qualcuno in sala lo avrà certamente ricordato in quella stessa Sala Verdi, sulla cresta dell'onda col suo jazz terzomondista, in seconda parte dopo un epocale Miles Davis elettrico nel corso di una lontana ma indimenticabile serata del festival del jazz di Milano dell'autunno '71. Del programma dedicato a Gershwin, che aveva debuttato a Modena un paio di giorni prima, in primavera verrà forse concesso, anche a Milano e con gli stessi protagonisti, un bis.
CAGLIARI. Grandi autori contemporanei in Sardegna, dal 6 novembre al 9 dicembre, per la 17 edizione del Festival Spaziomusica, organizzato in collaborazione con le istituzioni locali. Sedici i concerti in programma, prevalentemente a Cagliari (quasi tutte nella suggestiva cornice della Cripta di San Domenico), e a Quartu Sant'Elena e Sassari. Il titolo, "FanFare per l'Europa", suona come l'appello ad un'unità europea basata non solo su contenuti politici ed economici, ma anche ideali e culturali. Il festival ha invitato una dozzina di compositori, a scrivere una breve "fanfara": l'irlandese Gerald Barry, il belgaHenri Pousseur, gli italiani Fabrizio Casti e Ennio Morricone, il portoghese Alvaro Salazar e altri.