NAVIGANTI PRONTI A SALIRE SUL RING

D'ORSI SABRINA

INTERNET

NAVIGANTI PRONTI A SALIRE SUL RING

In un percorso ad anello, riuniti i siti che presentano un interesse comune: è il webring, il nuovo metodo per navigare nella Rete che esalta le possibilità di collaborazione tra gli utenti e consente di sottrarsi alle dinamiche del mercato

- SABRINA D'ORSI -

"B envenuti, state per scoprire un metodo innovativo per navigare in Internet", dice www.webring.org. Non annuncia una nuova tecnologia, bensì un uso intelligente e gratuito della rete e delle sue potenzialità collaborative: i webring. Sono apparsi in modo discreto e sono stati subito adottati come utili alternative per rintracciare, in quel marasma che sempre più è la rete, i siti relativi agli argomenti di interesse. Rispetto al più conosciuto metodo di indagine sui motori di ricerca che spesso disorienta i navigatori meno esperti, il webring riunisce, in una specie di percorso ad anello, luoghi, testate - siti insomma - che hanno un interesse o uno spirito comune. Tipico il ring antirazzista e contro il revisionismo storico.Per iscrivere il proprio sito occorre scegliere il ring e attendere che la candidatura venga accettata in base a regole specifiche. Dopo l'approvazione è sufficiente inserire un link sulla pagina di ingresso, ovvero il distintivo di quel particolare webring. L'utente che visiterà quelle pagine potrà cosi, cliccando sull'immagine, navigare tra i siti che costituiscono il circuito.

Una delle tendenze più recenti e fastidiose di Internet è la presenza massiccia di pubblicità (gli ormai famosi banner promozionali) dagli slogan più accattivanti (e dai prezzi più svariati). Spesso capita di imbattersi in pubblicità intrusive, che non riguardano neanche lontanamente l'argomento sul quale si facevano le ricerche. Il metodo del webring è invece gratuito e sicuro, e consente al navigatore di consultare pagine affini a quelle che sta visitando: un esemplare di azione collaborativa organizzata, centrata sull'idea di unire le forze di molti per promuovere un tema di interesse generale, dilatarlo e dargli rilevanza attraverso la reciproca promozione. Un meccanismo nuovo e lontano dalle dinamiche di mercato, dove il copyright è sempre barriera nella diffusione delle idee e dove spesso dinamiche legate a competizioni e gelosie fanno sì che i contenuti di una fonte informativa possano rimanere a disposizioni dei pochi che la conoscono.Uno dei webring che ha avuto più successo in assoluto è il Live Webcam Ring, nato nel marzo 1998 e cresciuto a livelli sproporzionati tanto da avere circa 25 mila siti associati, un numero tanto alto da non giustificare quasi più il senso del webring, di una comunità di persone che mettono in comune le proprie risorse per facilitare l'accesso e la diffusione tra il pubblico.

L'obiettivo era quello di creare un canale preferenziale nel quale gli utenti potessero visitare tutte le finestre aperte sul mondo: le webcam. La webcam è simile ad una normale telecamera digitale ma è connessa a Internet ventiquattrore su ventiquattro. Attraverso di essa è possibile osservare quello che succede in qualsiasi parte del mondo in tempo reale. Non necessita di particolari software aggiuntivi (plug-in) da parte degli utenti che si collegano e vi sono dei siti che elencano tutte le migliaia di webcam presenti sul pianeta, in modo da trovare con agilità quella più vicina ai propri interessi. Uno di questi siti è Dcn ww.dcn.com dove è anche possibile partecipare a un forum on-line libero e gratuito chiamato CamTalk, per scambiarsi informazioni o imparare ciò che serve per costruirsi una webcam personale.Un altro luogo di "incontro" per chi vuole saperne di più è www.onelist.com/subscribe.cgi/webcams che tratta argomenti rigorosamente non attinenti la pornografia. Non di rado, le webcam sono state usate per creare circuiti a vantaggio della pornografia, incrementando un già fiorente mercato, ma dall'esperienza offerta dall'uso di questa tecnologia per appassionati di navigazione sono nati anche interessanti esperimenti pseudo-artistici.

Se l'idea delle webcam era nata dalla necessità di monitorare a distanza e in maniera economica i punti nevralgici nel traffico delle highway americane ed era presto diventata mania in seguito all'esperimento di un collaboratore della Netscape che aveva piazzato una telecamera davanti al suo acquario (la famosa Fishcam, oggi la più visitata del mondo con una media di 90 mila accessi al giorno), da allora si è andata creando una vera e propria subcultura digitale basata sulle webcam.

E' il caso della famosa Jenny - e della sua Jennycam (www.jennycam.org) - 22enne americana diplomata in economia e arte che circa un paio di anni fa era arrivata alla ribalta della cronaca per aver piazzato nella sua stanza due telecamere con le quali era possibile vedere tutto quello che faceva durante il giorno e la notte pagando la modica cifra di 15 dollari all'anno. Si trattava di un esperimento ludico e sociologico, come lei stessa ha più volte affermato, un tentativo di sperimentare quali effetti avesse sulla natura umana un tale strumento di proiezione e in che modo questo condizionamento esterno potesse suscitare nuovi modi di comunicazione personale e interpersonale.Dal successo di Jenny sono nate altre esperienze come Anacam (www.anacam.com), cantante e artista visiva 32enne proprietaria dell'etichetta discografica Radioactive, che ha di recente inciso il suo ultimo pezzo "Anavoog" colonna sonora del suo sito; o, ancora, Isabella (http://isabellacam.com) che presta la sua privacy per la modica cifra di 21 dollari al mese o 9 dollari e 95 per 7 giorni, (per chi voglia farsene solo un'idea.

In queste pagine quello che emerge è il desiderio di comunicare con il mondo esterno, la necessità di stabilire un contatto attraverso il baratto di una quotidianità il cui elemento fondante è la voglia di scoprire l'esistenza di altre vite fatte di abitudini, di ore passate sotto le coperte a leggere o di pomeriggi grigi e svogliati.

Scott Orr, un anonimo corrispondente del Newark Star Ledger di Washington, è riuscito invece a piazzare una webcam aggiornata ogni 10 minuti tra le 7 del mattino e le 10 di sera di fronte all'entrata di un palazzo di uffici sulla Connecticut Ave., proprio dove Monica Lewinsky incontra il suoi nuovi avvocati Plato Cacheris e Jacob Stein.Il sito (www.nj.com/monicacam) ha raggiunto una popolarità incredibile, superando la soglia dei 100 mila contatti in meno di due mesi e dimostrando ancora una volta le incredibili potenzialità di un mezzo come Internet, aperto agli sviluppi più imprevedibili.

Ma se la rete pullula di webcam che si propongono come nuovi strumenti alla mercé di paparazzi e avidi curiosi è anche vero che con l'introduzione delle webcam sono nati progetti che in passato sarebbero stati impensabili.

Steve Mann, laureato all'Università di Toronto, Canada ha progettato per la sua tesi di dottorato la "Wearcam" (da wear, indossare), una telecamera senza filo, posizionabile sulla visiera di un cappellino o nella tasca di una giacca, tecnologia frutto di studi molto avanzati e dagli impieghi futuribili. Il suo progetto è ampiamente documentato nel sito http://lcs.www.media.mit.edu/projects/wearable.

E c'è anche chi teorizza l'uso delle webcam come strumento di democrazia di base: David Brin, un laureato in fisica spaziale, ma più noto per i suoi racconti, ha da poco pubblicato un lungo saggio intitolato La società trasparente ("The transparent society" ed. Addison-Wesley, 1998).

Qui sostiene la testi della "trasparenza" reciproca: se le telecamere della polizia vi osservano in continuazione, perché voi non dovreste essere messi in grado di monitorare quello che succede negli uffici della polizia? Se i database commerciali vendono i vostri nomi, perché non dovreste sapere chi li ha comprati?E il dibattito è gia partito, perché il tema è di quelli caldi. Davvero il controllo dei vicini è meglio di quello del poliziotto di quartiere? Davvero la comunità può essere sede di legalità, o è meglio tutelare spietatamente la propria privacy, il diritto a "essere lasciati soli"?

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