L'INDIFFERENZA E IL DANNO

ZUFFA GRAZIA

L'INDIFFERENZA E IL DANNO

GRAZIA ZUFFA

I l voto della Camera, che ha approvato un emendamento dell'opposizione grazie alle incredibili assenze nelle file della maggioranza in sede di discussione sul fondo antidroga, è nel merito della massima gravità. Il finanziamento dei progetti di riduzione del danno è subordinato ad una serie di pregiudiziali, intese come pregiudizi in senso stretto: no alla sperimentazione di somministrazioni di eroina, no al metadone al di fuori dei servizi pubblici, e ultima chicca, no al metadone non finalizzato all'astinenza. E non c'è da scherzare perché d'ora in poi, a norma di legge, i "dosaggi" e "la durata del trattamento" dovranno corrispondere a questa finalità. Come dire che la riduzione del danno è carta straccia, venendo meno due fondamenti: la metodologia pragmatica e dunque la possibilità di sperimentare, attenendosi al rigore scientifico della ricerca, così com'è avvenuto in Svizzera per la somministrazione di eroina, e sta avvenendo in Olanda e in Spagna; le finalità, ovvero la tutela della salute e dell'integrazione sociale del tossicodipendente, lasciando da parte i giudizi "morali" sul consumo di droghe. Insomma un processo di "normalizzazione" terapeutica che estende le garanzie civili anche ai consumatori di droghe. Al contrario il voto della Camera ribadisce l'anomalia della questione droghe anche in ambito terapeutico, che si traduce in un'anomalia istituzionale: una legge dello Stato entra nel merito delle terapie, non solo interferendo sulla scelta dei farmaci utili, ma addirittura dettando i dosaggi e la durata dei trattamenti.

Ancora più grave è il contesto politico in cui si è verificato "l'incidente" del passaggio di questo emendamento. Che il Polo delle libertà, autore del colpo di mano, possa ancora fregiarsi di questa parola sacra senza alcun pudore e tema di ridicolo (e senza che soprattutto nessuno o quasi gliene chieda conto), questo davvero appartiene al "teatrino" della politica. La libertà terapeutica è buona solo per Di Bella, così come le garanzie giudiziarie valgono solo per Berlusconi e il cardinale Giordano. E amen per i tossicodipendenti. Ma sbalorditivi sono anche i balbettii della maggioranza, a cominciare dal relatore del provvedimento, per il quale "nulla è cambiato", visto che la somministrazione di eroina nessuno la vuole (sic!) ed è comunque preclusa dalla legge (bugia, perchè la legge attuale permette la sperimentazione delle sostanze, fra cui l'eroina, previa ovviamente l'autorizzazione ministeriale). Sulle preclusioni al metadone neppure una parola. Il problema allora non è nei numeri e nella distrazione dei deputati, ma nella debolezza, anzi nell'assenza di qualsiasi volontà e responsabilità politica nel condurre una battaglia innanzitutto culturale in difesa dei diritti di cittadinanza dei tossicodipendenti (questa è la riduzione del danno). Pochi giorni fa un detenuto è morto in carcere a Regina Coeli per una crisi di astinenza, e il direttore, a sua discolpa ha dichiarato "che nei penitenziari non è previsto l'uso del metadone". Si pensa che domani, dopo questo voto "che niente cambia", sarà più facile introdurre in carcere il metadone, per salvare la vita delle persone detenute?

Al di là degli incidenti di percorso è difficile non collegare quanto è successo sulla riduzione del danno all'accordo della maggioranza sulla giustizia che ha stralciato dal provvedimento sulla depenalizzazione la questione droghe, rimandandola alle calende greche. E' un segnale di deresponsabilizzazione e di resa poltiica, che ha inevitabilmente ricadute. Perché è vero che "niente cambia" quando si è indifferenti a una battaglia politica.

Ieri la ministra Turco ha annunciato alla consulta degli operatori di voler presentare un emendamento del governo per sopprimere queste norme obbrobriose. Ce lo auguriamo di cuore, come segnale per cambiare finalmente qualcosa.

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