JAZZ FESTIVAL IN VAL SERIANA
- MARCELLO LORRAI - CLUSONE (Bergamo)
N on si è arrivati a suonare le campane: che pure, onnipresenti, con i loro rintocchi raramente dimenticano di fare gli onori di casa durante i concerti del festival del jazz. Per il resto per festeggiare i dieci anni di vita del Trio Clusone non si è trascurato niente: torte, brindisi, mobilitazione delle autorità locali e anche un appuntamento speciale in appendice alla rassegna, che ha fatto lievitare a quattro le serate della diciottesima edizione del festival.
Come si sa il Trio Clusone è in realtà di Amsterdam, dove risiedono il batterista Han Bennink, storico esponente dell'improvvisazione europea e da lustri habitué del festival della Val Seriana, il violoncellista Ernst Reijseger, e il sassofonista e clarinettista Michael Moore, americano ma da vent'anni olandese d'adozione. Lo spunto per la costituzione di questo piccolo organico venne dalla collaborazione dei tre in una edizione del festival di dieci anni fa, dove, curiosamente, suonarono in effetti in un quartetto, completato da un altro olandese: come trio si esibirono poi a Clusone solo nel '93, quando ormai da tempo diffondevano il nome della cittadina del bergamasco e del suo festival in mezzo mondo.
Sodalizio di inusuale longevità per il mondo del jazz e dell'improvvisazione, il Trio Clusone è riuscito a mantenere intatto lo spirito che lo ha caratterizzato dall'inizio, spirito in bilico fra un temperamento gioviale e sorridente e un'assoluta serietà di sostanza: che evochi climi musicali che avrebbero fatto la felicità di un frequentatore di Hot Club di altri tempi, che si avventuri in un jazz-samba (con Reijseger che imbraccia e strimpella lo strumento come fosse una chitarra), che ricicli uno di quelle centinaia di musiche logorate dall'abuso (che ognuno di noi ha in testa senza nemmeno più sapere cosa siano), il Trio Clusone è una temeraria sfida al kitsch, che evita miracolosamente grazie alla convinzione con cui sa infondere nuova vita a qualsiasi materiale, agli scarti che sa introdurre rispetto ad una rilettura piatta. Al sax alto e al clarinetto (a cui affianca anche la melodica), Moore riesce spesso commovente con la sua vena sobria e pacata, che ricorda il cool jazz.
Capita frequentemente di pensare, in questi anni, che chi meglio riesce a chinarsi amorevolmente sulla storia del jazz, a darci delle rappresentazioni non volgari, non banali del suo passato, è spesso proprio chi più si è sforzato, negli ultimi decenni, di prendere le distanze dalla nostalgia del jazz "quello vero", dall'imitazione dell'ortodossia.
L'Istant Composer Pool, che oltre a Bennink, Reijseger e Moore allineava Misha Mengelberg al piano, Ab Baars alle ance, il tedesco Thomas Heberer alla tromba e Ernst Glerum al contrabbasso, ha approfittato di una "carta bianca" affidata dal festival, e di una intera serata, per allestire una prova finissima, oltre che in un ricco assortimento di composizioni di Mengelberg, in riletture ellingtoniane (The Mooche, Solitude) e monkiane (Jackying): qualche passaggio effettivamente improvvisato, ma soprattutto arrangiamenti ponderati, messi a punto, e interpretati da tutti con grande impegno.
L'edizione '98 di Clusone Jazz, fra quelle degli ultimi anni una delle più fedeli all'ispirazione originaria della rassegna, ha anche avuto il merito di offrire un'occasione più unica che rara a Tiziano Tononi per presentare dal vivo l'omaggio a Don Cherry che il batterista milanese ha consegnato al doppio Cd Awake Nu: omaggio peraltro qualificatosi come "disco italiano dell'anno" nel referendum '97 della rivista Musica Jazz, che non ha trovato però grande interesse presso i pur numerosisssimi festival della stagione.
E' un peccato che lo slittamento verso la tarda serata dell'esibizione e i tempi conseguentemente un po' compressi del set non abbiano consentito al repertorio della compagine italiana di distendersi e risaltare come avrebbe potuto.
Altri italiani (il pianista Beppe Grifeo in solo, lo scozzese-torinese Martin Mayes in solo al corno e altri strumenti a fiato, il duo di trombe Guido Mazzon/Alberto Mandarini, il giovane gruppo Produzione Propria) erano presenti in un programma tutto interessante anche se non sempre completamente convincente.