La scommessa Khmer

PESCALI PIERGIORGIO

La scommessa Khmer

La Cambogia alle urne tra dubbi e violenze

Favorito Hun Sen, Ranariddh non molla e Rainsy farà da ago della bilancia

- PIERGIORGIO PESCALI - PHNOM PENH

L a prima volta è una tragedia, la seconda una farsa", diceva Marx. E la Cambogia, alla vigilia delle elezioni politiche del prossimo 26 luglio sta correndo il rischio di ripercorrere gli stessi sentieri intrapresi cinque anni orsono, quando con il beneplacito dell'Onu si svolsero delle elezioni che avrebbero dovuto sancire la nascita definitiva della democrazia nel Paese indocinese. L'epilogo è noto a tutti: esattamente un anno fa il condominio di governo andò in frantumi e Hun Sen spodestò con un colpo di forza il suo collega primo Primo Ministro Norodom Ranariddh.

Da allora le organizzazioni internazionali non hanno mai smesso di segnalare le violazioni dei diritti umani, ma dei cento e più assassinii degli oppositori al regime di Hun Sen, non si è quasi mai fatta giustizia. La colpa non è comunque da attribuire alla sola classe politica cambogiana, ma va addebitata in gran parte agli stessi organismi internazionali che non si sono affatto preoccupati di sostenere quei processi in grado di favorire la creazione di una solida base sociale che accettasse le regole di una convivenza democratica e pluralista. Il copione ora è stato ripreso dalla Comunità Europea e dall'Asean; la prima subentrata all'Onu nel finanziare questa tornata elettorale e la seconda è ansiosa di chiudere il doloroso capitolo Cambogia, ammettendo nell'Associazione l'ultimo Paese della regione non ancora in essa incluso.

La sensazione che si respira qui a Phnom Penh è che il risultato delle elezioni in gran parte potrebbe essere stato già determinato a favore del partito di Hun Sen ma non si esclude la possibilità di una qualche sorpresa. La Nec (National Election Committee) continua a sfornare ogni giorno entusiastici comunicati stampa che annunciano il procedimento regolare dei preparativi. Poco importa se i giornali locali, specialmente il Cambodia Daily, finanziato in gran parte con fondi giapponesi, riportano notizie di continue intimidazioni, di immigrati vietnamiti uccisi a Kratie, di tessere di osservatori nazionali, coloro cioè che dovrebbero controllare il regolare svolgimento delle elezioni, vendute a 10 dollari. E intanto la vigilia elettorale è stata segnata ieri dall'attacco ad un convoglio di funzionari del governo che portavano le urne per le elezioni in alcuni villaggi nel nord del paese. Due impiegati sarebbero stati uccisi e cinque feriti. L'attacco è avvenuto non lontano dall'ex quartier generale dei Khmer rossi a Anlong Veng. I Khmer rossi negli ultimi mesi hanno subito una massiccia ondata di defezioni e di sconfitte militari ma gruppi di guerriglieri continuano però a combattere contro il governo centrale dai remoti rilievi al confine con la Thailandia e hanno annunciato che boicotteranno elezioni di domenica prossima.

Seguendo l'equivalenza ben nota nelle democrazie occidentali - più partiti uguale a più democrazia - i cinque milioni e mezzo di elettori cambogiani dovranno districarsi tra una selva di ben trentanove partiti, la maggior parte dei quali fondati solo pochi giorni prima della presentazione delle liste e quindi privi di programmi elettorali logici e coerenti. Il novanta per cento dei cambogiani vive in villaggi di campagna sperduti e isolati e le loro conoscenze politiche si limitano principalmente a quello che vien loro riferito dalla televisione e dalla radio, entrambe controllate dal PPC di Hun Sen. Delle decine di formazioni politiche in lotta, tre, forse quattro, riusciranno a conquistare un numero significativo di seggi in Parlamento: il Ppc (Partito del popolo cambogiano) di Hun Sen, che tutti danno per favorito (ma lo era anche nel 1993 quando invece arrivò al secondo posto), il Funcinpec di Ranariddh, il Partito di Sam Rainsy, che ha la fama di essere il più onesto dei politici del Paese e il Reast Niyum Party, dell'attuale primo Primo Ministro Ung Huot, ex membro del Funcinpec.

Comunque vadano le consultazioni, la legge cambogiana prevede che per formare un governo si debba avere i due terzi dei seggi dell'Assemblea nazionale, e nessun sondaggio sembra accreditare a qualche partito un così vasto consenso popolare. Il vincitore dovrà quindi coalizzarsi con altre organizzazioni. Nessuno, però tra i candidati che siamo riusciti a intervistare vuole sbilanciarsi nel fare pronostici di future alleanze. Norodm Ranariddh afferma che "Sam Rainsy ha perso la testa e vuole creare solo il caos nel Paese", Sam Rainsy, da parte sua, afferma in modo alquanto sibillino che "ci sono politici buoni e politici cattivi. Noi andremo ad allearci con i primi, sia che provengano dal Ppc, sia che provengano dal Funcinpec". Infine Chea Samy sostiene che probabilmente non vi sarà bisogno di alleanze per il Ppc perché "la divisione e le lotte interne dei partiti dell'opposizione ci hanno già garantito la vittoria delle elezioni con più dell'80% dei voti". A buon conto Hun Sen si è detto ieri pronto all'ipotesi di una colazione di governo tra il suo partito e qualsiasi altra forza, anche dell'opposizione. Una uscita quella di Hun Sen che rivela un qualche dubbio sul possibile risultato delle elezioni. E' vero che il Ppc ha il controllo dei mezzi di comunicazione, delle amministrazioni locali, dell'esercito, ma il Funcinpec rimane pur sempre il partito fondato dal popolare re Sihanouk e guidato (pessimamente) da suo figlio, il Principe Norodom Ranariddh, che per farsi perdonare il suo passato di politico corrotto e il tentativo di alleanza con i Khmer Rossi, nei comizi continua a far valere il suo titolo reale e la sua relazione con il padre. Ma la sorpresa di queste consultazioni potrebbe essere rappresentata da Sam Rainsy. Ieri lo abbiamo seguito in alcuni distretti elettorali della provincia di Kompong Cham, a nordest di Phnom Penh, tra villaggi di coltivatori di caucciù. E' tra questi lavoratori, tra le operaie delle aziende tessili, tra gli studenti universitari, che il Partito di Sam Rainsy raccoglie la propria base elettorale. Nessun altro candidato ha la popolarità che vanta Sam Rainsy tra questi strati sociali, i quali, tuttavia, sono in netta minoranza rispetto alla classe contadina che si raccoglie attorno al Funcinpec e al PPC. Il cavallo di battaglia di Sam Rainsy, comunque è la fama di onestà che si è costruito in questi anni. Nel 1994 è stato anche espulso dal governo di Ranariddh, dov'era Ministro delle Finanze, perché aveva strenuamente criticato l'uso costante della corruzione e della violenza da p

arte dei suoi colleghi. Sarà molto probabilmente questo piccolo uomo plurilaureato in Francia, che rappresenterà l'ago della bilancia.

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