Il ciclo dell'hamburger rompe gli equilibri ambientali

BARBERIS ALESSANDRA

AGRICOLTURA

Il ciclo dell'hamburger rompe gli equilibri ambientali

- ALESSANDRA BARBERIS - ROMA

M c Donald's vuol dire hamburger. Ma quel saporito dischetto di carne pressata è un modo di produrre cibo, e quindi di utilizzare le risorse ambientali a scopi alimentari e commerciali, che ha implicazioni ben oltre la semplice polpetta.

Quando la bistecca non era cosa di tutti i giorni, i bovini erano ben distribuiti sul territorio e si integravano in modo equilibrato con l'agricoltura: gli animali crescevano senza fretta, mangiavano prevalentemente erba e fieno e restituivano un prezioso concime, il letame. Intanto gli uomini coltivavano i cereali soprattutto per sfamare se stessi, con pane e polenta. Nell'allevamento familiare in Italia prevalevano le razze a doppia attitudine, quelle capaci di dare sia il latte che, una volta ogni tanto, la carne, come il bovino piemontese, oppure le razze da lavoro e da carne, come le cosidette razze podoliche dell'Italia centrale, tra cui la famosa Chianina. L'allevamento d'oltreoceano aveva invece dimensioni più grandi, ma anche in questo caso era abbastanza ben inserito nell'ambiente. Nelle pianure nordamericane le mucche avevano sostituito i bisonti, mentre nel Sudamerica pascolavano senza tuttavia invadere il territorio forestale.

Quando il consumo di carne ha assunto i ritmi moderni, l'allevamento ha cambiato volto: è diventato un'industria vera e propria con altissime esigenze di produttività. Alle vacche è stata chiesta una prestazione specializzata, selezionando accuratamente le razze e indirizzando la produzione al latte oppure alla carne. Contemporaneamente l'allevamento, in Europa, ha perso il suo ruolo nel delicato equilibrio ambientale e nel sistema agricolo, tagliando il suo legame con la terra che non sarebbe stata sufficiente per sostenere la vita delle vacche con il solo pascolo. Il prezioso letame è diventato un rifiuto difficile da smaltire, finendo spesso nei corsi d'acqua. Ai bovini è stato destinato un posto fisso in stalla e un cibo ricco. Da erbivore, le vacche sono diventate divoratrici di cereali: la maggior parte del mais coltivato in pianura padana finisce ai ruminanti. Una vacca da carne ingerisce circa 10 mila calorie al giorno, contro le 2.000 medie di un essere umano. Se si calcolasse il costo energetico necessario per alimentare i bovini - in termini di input come concimi, fitofarmaci, lavorazioni del terreno, si avrebbe la misura del'enorme spreco rappresentato da una fettina rispetto a un piatto di pasta e fagioli. Alla ricerca di prestazioni sempre più alte, si è pensato di trasformare le vacche persino in carnivori. Il risultato è stato che le bestie sono giustamente impazzite, e l'Europa per un momento è stata attraversata dai dubbi.

Anche l'allevamento delle grandi pianure nord e sudamericane - Mc Donald's durante la crisi della mucca pazza ha dichiarato di utilizzare solo carne argentina - ha dovuto rispondere al nuovo modello di consumo della carne nel mondo ricco. Ma qui l'evoluzione è stata diversa: dispondendo di grandi territori, il pascolo dei bovini è stato esteso abbattendo le foreste. Il disboscamento di vaste aree, soprattutto in America Latina, è uno dei fattori che maggiormente incidono sui cambiamenti climatici e sull'impoverimento irreversibile dei suoli.

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