Matrimoni a sinistra in salsa spagnola

CASTELLINA LUCIANA

Matrimoni a sinistra in salsa spagnola

LUCIANA CASTELLINA

Dopo anni di conflitti Psoe e comunisti tornano a parlarsi

Obiettivo: battere Aznar, cominciando dalla Catalogna

C he proprio dalla Spagna, paese dotato di una sinistra ancor più dilaniata che altrove, finisca per venire qualche prospettiva almeno decente per i suoi partiti socialista e comunista e per la miriade di gruppi e frazioni che con loro si intrecciano e scontrano? Forse sì, sebbene si tratti per ora solo di qualche inizio, il paese essendo peraltro affondato nell'irrisolto, anzi aggravato problema basco e nel perverso rapporto che intercorre fra potere politico e giudiziario. Insomma: le cose, gravissime, di cui ha parlato ieri Rossanda.

Il fatto nuovo, anzi nuovissimo (di domenica scorsa) è la vittoria, assolutamente inaspettata, nelle primarie per la designazione dei candidati Psoe nelle elezioni a sindaco e a presidente di Comunidad che si terranno quasi ovunque fra un anno, di due esponenti di estrema sinistra. In due centri decisivi: a Madrid, dove il vecchio Fernando Moran, ex ministro degli esteri del primo governo Gonzales e da tempo emarginato, ha battuto il potente Joaquin Leguina, iperappoggiato dall'apparato; a Valencia, dove la giovanissima Ana Noguera, della corrente della sinistra socialista e il solo membro dell'esecutivo federale che a suo tempo aveva votato in favore della candidatura di Josè Borrell e contro il segretario del partito, Almunia, prevale sul candidato ufficiale del partito.

Ma la vittoria nei due centri non ha tanto significato di per sé, quanto perché, rafforzando Borrell, spiana la strada al procelloso iter dell'intesa a sinistra.All'origine di quella che potremo senz'altro chiamare nuova fase c'è, come è noto, la designazione, qualche mese fa, di José Borrell, a sfidante a nome del Psoe del leader della destra, Aznar. Per le prossime elezioni politiche, fissate per il 2000, ma che potrebbero esser anticipate.

Si trattò di una vittoria inattesa, ché il suo diretto concorrente, Joaquin Almunia, aveva appena stravinto il congresso. Paradossalmente a creare le condizioni della propria sconfitta, era stato Almunia stesso: sicuro di sé perché erede ufficiale di Felipe, che resta pur sempre il padrone del Psoe, si era inventato le primarie fra gli iscritti, non solo per designare i candidati nelle elezioni locali, ma anche per quella generale. L'ha fatto perché, privo dell'ascendente personale di Gonzales, voleva sbarazzarsi dei baroni regionali e ricevere un mandato autonomo e diretto, non mediato dagli accordi fra potentati. Con sorpresa di tutti gli è andata male. E ne è emerso Borrell, esponente della sinistra sia pure non estrema.

Il suo successo è dovuto al fatto che - sebbene sia anche stato sottosegretario alle finanze - si tratta di un solitario, lontano dagli invisi apparati, esponente di quello che con ironia a Madrid viene chiamato il "club di Chomartin", la zona di certi caffè della capitale dove si incontravano senza ufficialità i "rinnovatori", un'ala del partito che non intendeva tanto rinnovare rispetto a Gonzales (del gruppo faceva parte persino Solanas), ma casomai rispetto alla vecchia sinistra di Alfonso Guerra, giudicata culturalmente arretrata e troppo legata alle manovre del potere. E però alla fine saranno proprio i guerristi, sia pure non pubblicamente, così come, esplicitamente, la sinistra del Psoe a votare per lui. Perché Borrell ha saputo raccogliere alcune domande fondamentali: quella della sinistra sociale del paese e la richiesta di una opposizione vera al governo di Aznar. Senza mai attaccare direttamente Felipe, anzi richiamandovisi (accortamente, ché altrimenti sarebbe stato perduto), conquista la gente dicendo che in due anni di governo di destra nessuno si è accorto che il Psoe stava all'opposizione. E, soprattutto, contribuisce a rompere il muro di silenzio - ecco il fatto nuovo - che da anni era stato eretto fra socialisti e comunisti: Per colpa del settarismo di Anguita, certamente, ma anche e non poco per quello del Psoe. "Se necessaria - ecco il messaggio nuovo di Borrell - meglio un'alleanza con Izquerda Unida che con i partiti nazionalisti catalano o basco".

Naturalmente non è lui, ma il suo concorrente Almunia che resta segretario del partito, a poter compiere passi concreti per ricucire rapporti logoratissimi. Che ufficialmente, comunque, non si sono mai completamente interrotti, se non negli ultimi tempi del governo socialista, quando Anguita scelse la strada di rifiutare accordi col Psoe in tutte le città e le regioni in nome di una denuncia frontale, così fra l'altro consegnando, per la prima volta nella storia democratica di Spagna, le leggendarie Asturie alla destra. Una vera ferita non rimarginata per ogni antifascista spagnolo.

Furono i mesi in cui tanto era l'odio diffuso per il governo socialista che i sondaggi fecero volare alta Izquerda unita, oltre il 15 per cento: ma per Anguita si trattò di una effimera illusione, ché al momento del voto, il popolo di sinistra preferì come è noto votare socialista, in nome del ragionamento sempre valido secondo cui "il governo è brutto ma è il nostro". Gonzales perse a favore di Asnar, ma per una manciata di voti.

Ancora una volta - lo riconoscono oggi, indirettamente, molti degli stessi dirigenti di Iu - è stata per colpa dei comunisti se è andato all'aria il tentativo - nel settembre del '96, il Psoe essendo ormai all'opposizione - di stilare un programma comune. Dopo incontri durati 4 mesi si era giunti a un compromesso positivo sul bilancio, l'educazione, il welfare, il fisco. Anguita rompe sulla Nato.

All'ultimo congresso del Psoe, l'anno scorso, tuttavia, lo stesso Almunia si impegna davanti al partito a ritentare il dialogo, per costruire non certo una "cosa comune", ma più limitatamente una "causa comune". Questa volta a tirarsi indietro dopo qualche seduta sono invece i socialisti, che prendono a pretesto la scarsa credibilità dell'interlocutore, scosso dai virulenti conflitti nel frattempo scoppiati in Izquerda Unida - e proprio sul problema dei rapporti a sinistra - conclusisi con l'uscita dall'organizzazione della corrente chiamata Nueva Izquerda e capeggiata dalla assai popolare Cristina Almeida. Una rottura che si ripercuote anche nel gruppo al Parlamento europeo dove due deputati prendono la stessa strada.

Inizialmente, subito dopo la designazione di Borrell, le cose a sinistra non sono migliorate. Fra l'altro perché, come è fatale in questi casi, essendosi il Psoe, proprio per via di questo evento, spostato a sinistra, una parte degli incerti si riavvicina al partito, facendo precipitare nei sondaggi Iu al minimo storico; il 6 per cento. Ma per fortuna alle considerazioni tattiche finiscono per sovrapporti quelle strategiche e la strada dell'intesa si riapre. Tanto più in fretta perché c'è una scadenza più vicina e di primaria importanza, le elezioni regionali della Catalogna, fissate per il marzo prossimo, ma forse anticipate già a novembre. Si tratta di porre fine al lunghissimo regno del nazionalista Pujol, stampella di Asnar a livello nazionale, e forse è possibile: perché oltre all'effetto Borrell, che è catalano, si potrà contare sul popolarissimo ex sindacato di Barcellona Maragall, alla fine convinto a competere come futuro presidente della Generalidad. Si può a condizione, naturalmente, che il candidato sia appoggiato da tutta la sinistra.

Sulla scelta di un suo pezzo rilevante nella regione, Iniciativa de Cataluna, non ci sono dubbi: si tratta infatti dell'organizzazione diretta da Raphael Ribò, un tempo sezione catalana di Izquerda unida, uscita poi a grande maggioranza per gli stessi motivi per cui è uscita nel resto del Paese Nueva Izquerda che un accordo elettorale con il Psoe l'ha del resto già stabilito (e infatti Cristina Almeida, la sua leader, è candidata unica per la Comunidad madrilena). Ma nemmeno questo accordo basta, perché sebbene si sia sviluppata nella regione, la più industrializzata del paese, una diffusa coscienza sociale della necessità di un mutamento, per ora questi umori si sono espressi in astensionismo. E poi - ammonisce il catalano Vasquez de Montalban - occorrerà che Iniciativa de Catalunya e Esquerra Repubblicana non siano trasformate in meri portatori d'acqua al Psoe e alla fine penalizzati dall'ossessione del voto utile.Ed ecco gli ultimi atti del difficile dialogo. Primo: a maggio, sull'onda della vittoria di Borrell, l'esecutivo del Psoe incarica ufficialmente il segretario di accettare l'offerta di colloquio avanzata da Anguita e rimasta senza risposta. Prima un tu per tu Almunia-Anguita, poi la nomina di una vera delegazione in cui sia presente anche il candidato alla direzione del governo. Ma il primo incontro non suscita le stesse reazioni: per Anguita è un fiasco, perché il segretario del Psoe ha rifiutato l'ipotesi di creare commissioni che lavorino alla definizione di un programma comune; per Almunia, invece, è già tanto per aver normalizzato i rapporti. Per ora - dice - è meglio costruire un'intesa a livello parlamentare "imparare a convivere con i grandi disaccordi che ci separano". Secondo: subito dopo il successo della sinistra nelle primarie di Madrid e Valencia Borrell, rafforzato, rilancia e dichiara di volersi impegnare professionalmente nella definizione di un programma comune. Vuole, insomma, lasciarsi la porta aperta per una mediazione ai fini se non altro di un patto post elettorale. Il risultato delle primarie - commenta Victor Rios, coordinatore della presidenza di Iu, di fatto il secondo uomo dell'organizzazione - è un ottimo segnale per il dialogo a sinistra.

Sebbene anche in questo caso le dichiarazioni di Anguita siano più dure, la via è stata effettivamente spianata. Ha giovato il rimescolamento delle carte indotto dalle primarie che, quali che siano i difetti del sistema, ha ridato dinamismo al Psoe e voce alla sua base. Un'esigenza che non è dei soli socialisti, tant'è che la nuovissima corrente (si definisce "d'opinione" e si chiama "Espacio Alternativo") nata in seno ad Iu la settimana scorsa ha chiesto che il metodo delle primarie per la designazione di tutte le candidature, ivi comprese quelle per il Parlamento europeo, si assunto anche da Iu.

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