DIRITTI IN DIRETTA.IN CINA

SALVATICI LUCIO

Diritti in diretta. In Cina

Clinton e Jiang faccia a faccia su Tian An Men

Il presidente Usa definisce uno sbaglio la repressione del 1989, quello cinese una "necessità". Entrambi invitano a guardare al futuro: "non più nemici ma partner"

- LUCIO SALVATICI - PECHINO

L a notizia più importante del giorno, per chi cerca anche nelle piccole sorprese del quotidiano i segnali di cambiamento di questo paese, sta non tanto nei contenuti della conferenza stampa congiunta, quanto nelle sue forme. In diretta televisiva e senza rete (gli interpreti dei rispettivi presidenti si alternavano, nessun traduttore fuori campo), le dichiarazioni, solitamente rituali, dei due presidenti hanno lasciato spazio a temi inusitati e consentito a Clinton di rivolgersi direttamente ai cinesi più di quanto avesse potuto fare in qualsiasi altra occasione; e scavalcando in qualche caso anche la retorica celebrativa sulle migliorate relazioni sino-americane che in questi giorni riempie edicole e librerie.

Questo nuovo stile (il cui iniziatore era stato il primo ministro Zhu Rongji nel giorno della sua elezione in marzo, con una conferenza stampa "all'americana"), aiuta certo anche l'immagine di Jiang Zemin. Il leader con "le mani pulite", ha messo in campo in questi nove anni di Segreteria generale tutto il suo peso interno ed internazionale per ricucire le relazioni tra le due potenze scese ad un minimo storico dopo il 1989 e le successive controversie commercial-ideologiche. Sette volte i due capi di stato si sono già incontrati e Clinton ha tenuto a riconoscere l'importanza della stabilità della leadership di Jiang nel processo di riavvicinamento; ma per la prima volta c'era la presenza scomoda di un cerimoniale imbarazzante e simbolico, che coinvolgeva lo scenario delle dimostrazioni studentesche, la presenza del picchetto militare, i 21 colpi di cannone che hanno accompagnato l'esecuzione dei due inni nazionali. Clinton e Jiang, il quale (pur considerato un falco e detestato dagli studenti) ebbe la fortuna di vivere il 1989 a Shanghai dove era segretario del partito, hanno sfilato di fronte al picchetto e alle migliaia di persone assiepate dalla mattina presto sulla piazza per assistere sotto la canicola, da ottocento metri di distanza, alla cerimonia lampo, prima di infilarsi negli ambienti rinfrescati dell'Assemblea del Popolo ed iniziare i loro colloqui.

E Clinton dopo aver aver versato il tributo all'ospitalità dichiarando la Cina una e indivisibile (sia per il Tibet che per Taiwan), ha parlato anche di diritti civili. Come aveva ricordato alla vigilia dell'incontro il consigliere per la sicurezza Berger, non ci si deve aspettare (saranno questioni protocollari?) che i risultati si vedano già in occasione del vertice. Così come la liberazione di alcuni importanti dissidenti cinesi (sia per il Tibet che per Taiwan), ha parlato anche di diritti civili. Come aveva ricordato alla vigilia dell'incontro il consigliere per la sicurezza Berger, non ci si deve aspettare (saranno questioni protocollari?) che i risultati si vedano già in occasione del vertice. Così come la liberazione di alcuni importanti dissidenti cinesi era avvenuta a seguito del summit di Washington dello scorso novembre, allo stesso modo i risultati della pressione americana potrebbero portare nelle prossime settimane o mesi a qualche sviluppo gradito a lla Casa Bianca. Certo non risultati che trasformino la Cina in uno stato di diritto, ma piuttosto qualche passo avanti su questioni che stanno particolarmente a cuore a Clinton e ai suoi elettori: la prima è la revisione del giudizio sui fatti di Tian An Men. "Nove anni fa - ha detto - i ragazzi cinesi erano scesi su questa piazza in nome della democrazia. Il popolo americano crede che l'uso della forza sia stato sbagliato. Il diritto di associazione deve essere protetto dai governi". Clinton ha parlato anche della possibilità di ridiscutere quei casi di condanne comminate sulla base di crimini non più nel codice. Il riferimento è ai "crimini controrivoluzionari" abrogati in occasione dell'ultima revisione del codice penale all'inizio del '97 e che avevano condotto alla maggior parte delle condanne dopo l'89. Sarà questo l'escamotage per salvare allo stesso tempo un giudizio storico che sembra essere ancora troppo scomodo per la presente leadership, e coloro che sono ancora in carcere per i fatti di quei giorni? Jiang e Clinton hanno poi parlato pubblicamente del Dalai Lama e della possibilità di riprendere il dialogo interrotto sull'autonomia (non sull'indipendenza richiesta da Richard Gere) e sul rispetto delle prerogative di quella religione. Malgrado le parole alquanto sarcastiche sull'ascolto di cui il leader del buddismo tibetano godrebbe in occidente (why? Si è chiesto Jiang rivolgendosi in inglese all'uditorio), lo stesso fatto che sul suo nome si sia svolto uno scambio pubblico di battute (l'immagine del Dalai è attualmente ancora vietata in T

ibet) è un segnale che qualcosa, dietro le quinte, si deve essere detto. Come già in altre occasioni, Jiang ha legato la ripresa del dialogo al riconoscimento da parte del Dalai Lama della sovranità cinese sul Tibet. Se Berger avrà ragione, attendiamoci un passo avanti almeno su questi due punti. Ma la questione dei diritti umani in Cina è altra cosa. L'approccio "individuale" degli americani è legato alla necessità di vedere un risultato per ogni mossa. La liberazione di un dissidente è un risultato visibile; una trasformazione della normativa sulla carcerazione "amministrativa" forse lo sarebbero molto meno, ma avrebbero certo un impatto ben più significativo sul sistema legale cinese. Intanto la Cina sta entrando in un'epoca in cui le trasformazioni non si controllano più dall'alto. Sono almeno mille le stazioni tv, decine di migliaia le testate giornalistiche, milioni gli utenti di Internet. Questo cambiamento legato alla crescita del benessere individuale avrà un impatto su consumi, desideri e aspirazioni dei cinesi. Una società civile disordinata, prudente e incerta, portatrice di progetti parziali sembra farsi strada.

Supporta il manifesto e l'informazione indipendente

Il manifesto, nato come rivista nel 1969, è sinonimo di testata libera, indipendente e tagliente.
Logo archivio storico del manifesto
L'archivio storico del manifesto è un progetto del manifesto pubblicato gratis su Internet e aperto a tutti.
Vai al manifesto.it