Un giorno a Strasburgo

CASTELLINA LUCIANA

Un giorno a Strasburgo

DI LUCIANA CASTELLINA Con questo articolo Luciana Castellina prende un appuntamento settimanale con i lettori del manifesto. Le sue cronache dall'Europa ci saranno ogni giovedì.

I parlamenti dei 15 paesi membri dell'Unione europea sono molto diversi l'uno dall'altro, per via di Costituzioni, regolamenti e anche caratteri nazionali diversissimi. Ma ancora più diverso, anzi addirittura stravagante, è proprio il parlamento europeo, forse perchè ultimo nato e dunque libero dai condizionamenti delle tradizioni. E' perciò anche molto più alla mano, vi si entra dopo scarsi controlli, anche in braghe corte, e tutti hanno accesso agli stessi bar e ristoranti: deputati, commissari, uscieri, visitatori. Proprio gli "esterni" giocano anzi un largo ruolo, giacchè il grosso del lavoro parlamentare si svolge a latere di quello ufficiale, in aula o in commissione, nelle decine di riunioni dei cosidetti "intergruppi", organismi trasversali che un certo numero di deputati appartenenti a formazioni diverse può costituire (e far riconoscere dal presidente, sì da essere dotati permanentemente di aule ed interpreti) come "focus" per affrontare argomenti specifici non sufficientemente trattati, una sorta di lobbies istituzionalizzate, da quella per il cinema a quella per Cuba, per le energie alternative, il popolo Sahrawi, gli animali.

Inoltre da sempre chi ha una causa da sostenere è qui al parlamento europeo che viene ad illustrarla, giacchè qui in effetti trova, negli stessi giorni e nello stesso luogo, rappresentanti di tutti i partiti (e correnti dei medesimi) di 15 paesi diversi. C'è poi un modo ulteriore per affermare le proprie idee: usare degli immensi spazi a disposizione per allestire mostre e persino piccoli spettacoli. Se poi si aggiungono le delegazioni ufficiali ospiti, qui infinitamente più frequenti che presso i parlamenti nazionali, ne risulta che Strasburgo e Bruxelles assomigliano a grandi fiere dei popoli (e naturalmente dei gruppi di interesse, che profittano anch'essi del facile accesso per segnalare la loro presenza costante, dalla Sony all'associazione europea dei venditori di bretelle).Si dirà che dipende dal fatto che questo parlamento ha scarsi poteri, e certo è vero (anche se oramai ne ha di più, almeno di veto, di quanto per lo più la gente pensi). Dipende, in realtà, soprattutto dal fatto che qui, essendoci solo esecutivi collettivi di cui nessuno si sente direttamente responsabile, non c'è la rigida e predeterminata divisione di ruoli fra chi sta col governo e chi con l'opposizione; e poi l'intreccio inedito fra finlandesi e greci, irlandesi e portoghesi, fa sì che le prese di posizione siano meno scontate, generalmente più coraggiose, comunque più aperte sul mondo, meno legate alle vicende dei locali palazzi e cortili. Nel bene e nel male, naturalmente.

Prendiamo l'ultima sessione plenaria a Strasburgo, tanto per fare qualche esempio. La settimana si può dire sia stata dominata dal problema palestino-israeliano. Per drammatizzare la situazione e richiamare con solennità l'attenzione di tutti sul blocco del processo di pace erano scesi da Bruxelles tutti gli ambasciatori arabi, che in delegazione hanno incontrato tutti i gruppi parlamentari e tutti i presidenti di commssione. Contemporaneamente era presente la delegazione della Knesset, riunita per due lunghi giorni all'aula 3 con numerosi deputati europei (fra gli israeliani, assieme ad Avner Shaki dell'estremista partito nazionale religioso, anche la straordinaria Naomi Chazan, del Meretz, che avevo incontrato mesi fa a Bologna al Congresso dell'Associazione della pace).

Arabi e israeliani - dopo i rispettivi pranzi ufficiali svoltisi nella stessa sala -hanno poi assistito dalla tribuna al dibattito in aula sulla risoluzione d'urgenza a proposito della situazione in Medio oriente (e Jean Pierre Cot, socialista francese, presidente di turno, contravvenendo alle regole che consentono di salutare gli ospiti solo se parlamentari, ha esteso il benvenuto anche agli ambasciatori). E' stato alla fine votato un testo niente male, in cui oltre a chiedere ad Israele il ritiro immediato dai territori occupati e le cessazione della politica di colonizzazione, si ribadisce (puntigliosamente elencando tutti i casi) la condanna, già espressa in un documento di denuncia della Commissione, per la violazione dell'accordo sul commercio: gli israeliani applicano infatti il loro marchio di origine ai prodotti dei coloni che pure sono installati in Cisgiordania; ed anche a quelli palestinesi, costretti a veicolare le loro esportazioni attraverso porti e aereoporti di Israele, i loro essendo, il primo, costruito a Gaza con l'aiuto della Ue, pronto ma tutt'ora chiuso per mancanza dei necessari permessi del governo Netanyahu, il secondo bloccato per le stesse ragioni.

Infilandosi surrettiziamente fra gli stand allestiti dai produttori di vino baschi e un'orchestrina di cornamuse scozzesi - non si è riusciti a capire come siano riusciti - i revanchisti tedeschi dei sudeti avevano contemporaneamente installato una grande esposizione (molti pannelli per illustrare i crimini dei comunisti cecoslovacchi, nessuno per ricordare quelli nazisti) per rivendicare il ritorno alle terre dopo la guerra assegnate a Praga. E anzi per chiedere che non sia consentito l'ingresso nell'Unione euroea alla repubblica ceka sin quando non abbia riparato. Le scarse reazioni suscitate dallo scandalo - in particolare nella destra tedesca - la dice lunga su come rischiano di procedere le cose.Ai piani superiori, intanto, le sale erano occupate da: un convegno introdotto da Samir Amin sul futuro della Convenzione di Lomè, che associa i paesi dell'Africa ex coloniale e alcuni del Pacifico e dei Caraibi, i cosiddetti ACP, nel quadro della globalizzazione; l'intergruppo Cuba, per preparare la visita -la prossima settimana a Bruxelles - del ministro degli esteri Robaina; l'intergruppo cinema, per discutere con i rappresentanti delle Tv pubbliche europee di come battersi contro la pericolosissima comunicazione presentata dal commissario Bangeman sulla "convergenza" (la famosa teoria secondo cui, oramai, visto che tutto passa attraverso gli stessi vettori, non ci sarebbe più differenza fra un film e un fax o una telefonata); l'ombudsman, o mediatore europeo, figura istituita qualche anno fa sul modello scandinavo per ascoltare le denunce de cittadini nei confronti dell'amministrazione, attualmente un finlandese. Ci ha raccontato che dal 1955 sono state sporte 2.669 denuncie, di cui solo il 30 % ricevibili perchè di sua effettiva competenza. Di queste: su 432 sono state avviate indagini, 160 sono risultate infondate, 57 hanno dato luogo ad osservazioni critiche nei confronti dell'isituzione interessata, 2 con l'accertamento di vere e proprie manifestazioni di cattiva amministrazione. Interessante notare che molte riguardavano la discriminazione che sarebbe stata operata ai danni dei più anziani per via della clausola che fissa il limite d'età per partecipare ai concorsi dell'Unione Europa a 35 anni. I denuncinanti l'hanno avuta almeno parzialmente vinta: ora fino a 45 anni si può cercare di diventare funzionario a Bruxelles. Curioso notare che gli italiani o risultano meno litigiosi, o hanno meno fiducia nel mediatore (o forse neppure sanno che esiste): sono infatti quelli che meno vi hanno fatto ricorso, pi

ù di tutto gli spagnoli (ma gli spagnoli sono primi della classe europea per ogni cosa), i belgi, i finlandesi.Oltre a tutte queste cose e a tante altre che non sto a raccontare la sessione è stata densa di altri argomenti e presenze, quelle di cui hanno parlato i giornali: innanzitutto c'era Tony Blair, ché tracciava il bilancio del semestre di presidenza britannica giunta al termine (dal primo luglio toccherà - e sarà per quel paese la prima volta - all'Austria). Ha parlato a lungo e assai favorevolmente dell'euro, finchè qualcuno l'ha interrotto gridandogli: "ma allora, se è tanto bello, perchè non entrate anche voi?". Ma ha dovuto, concludendo dopo il dibattito, fare anche i conti con le critiche ricevute per via delle espulsioni dal partito laburista di esponenti della sinistra (fra cui Ken Coates, deputato europeo, che ora sta nel Gue). E poi c'è stato il dibattito sul Kossovo e su Cardiff, così come su un buon libro bianco della Commissione che rappresenta davvero un salto qualitativo in favore delle energie rinnovabili.

Nessuna delle notizie che vi ho dato è naturalmente di grande portata. E tuttavia visto che il manifesto ora si occupa molto d'Europa una volta almeno non era forse male dare un'idea di come funziona il suo parlamento.

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