I dipendenti pubblici vogliono andare in Europa. Con le 35 ore

BARBERIS ALESSANDRA

ITALIA

I dipendenti pubblici vogliono andare in Europa. Con le 35 ore

- AL. B. - ROMA

A nche per i dipendenti pubblici italiani è venuto il momento di chiedersi che cosa ci vanno a fare in Europa. Il pubblico impiego è ai nastri di partenza del rinnovo contrattuale e ieri a Roma si è svolta un'assemblea dei quadri della Funzione pubblica della Cgil, dal titolo impegnativo: "Il ruolo dei pubblici dipendenti alla prova della sfida europea".

In realtà i dipendenti pubblici una sfida in chiave europea l'hanno lanciata in prima persona: hanno inserito la riduzione d'orario a 35 ore nelle piattaforme contrattuali (quella della sanità e quella degli enti locali sono già pronte, quella dello stato è ancora in consultazione tra i lavoratori). Nel settore pubblico si parte da una situazione decisamente migliore rispetto a quella delle aziende private: gli straordinari - quelli che fanno gonfiare l'orario medio settimanale di un metalmeccanico del Nord intorno alle 48-50 ore - sono limitati e l'orario contrattuale è di 36 ore. Comunque il governo, che ha promosso il disegno di legge per la riduzione d'orario a 35 ore, ha ora la possibilità di dare il buon esempio, nei panni di datore di lavoro. Tuttavia, come ha spiegato il segretario generale della Funzione pubblica Cgil Paolo Nerozzi sulla disponibilità governativa non vi è ancora certezza: "Non sappiamo se la direttiva sul rinnovo del contratto di lavoro (che deve essere varata nei prossimi giorni, ndr) contenga un capitolo su questa materia o meno". Secondo Nerozzi i nodi verranno presto al pettine, perché i contratti dovrebbero essere rinnovati nei prossimi mesi, e per quanto riguarda statali, enti locali e sanità, possibilmente prima dell'estate. Il segretario della funzione pubblica ha promesso un atteggiamento molto duro se il governo dovesse prendere tempo.

Ma non solo sull'orario il pubblico impiego aspetta risposte. Diversi impegni assunti dal governo non hanno ancora un contorno preciso. Nerozzi ha ricordato che "non si sa nulla sulla trasformazione della liquidazione nel trattamento di fine rapporto, necessario per la previdenza integrativa". Franca Perone, segretaria del Trentino, ha elencato altre "ambiguità": non è chiaro quali contenuti rientreranno nella contrattazione integrativa di secondo livello - in autunno 3,5 milioni di dipendenti pubblici andranno a votare per le rappresentanze sindacali unitarie proprio per dare il via alla contrattazione sui luoghi di lavoro - mentre sui diritti dei lavoratori agisce al ribasso la tendenza l'esternalizzazione di molti servizi, affidati al privato o al privato sociale. Paola Agnello, segretaria nazionale della Funzione pubblica Cgil, insiste sulle risorse per il rinnovo dei contratti: "Per adesso non ci sono da nessuna parte i soldi necessari per l'aumento del 3,3% che deve essere garantito. Non accettiamo che si consideri il trascinamento del contratto precedente come parte integrante del nuovo contratto.

I dipendenti pubblici sanno che in Europa ci si confronta con amministrazioni più efficienti e più vicine al cittadino. Arturo Sessa, di Salerno, ha raccontato in particolare la lentezza della macchina pubblica di fronte al fango della Campania, malgrado l'impegno personale dimostrato proprio dai dipendenti pubblici, vigili del fuoco e sanitari. L'amministrazione pubblica è ora alla prova di una riforma, quella sul decentramento e sulla semplificazione varata dal ministro Franco Bassanini. I sindacalisti giudicano positivamente l'impostazione dei provvedimenti Bassanini. Ma chiedono che il rinnovo dei contratti segua la linea della riforma: "Il lavoro dei dipendenti pubblici deve essere valorizzato dal rinnovo del contratto, anche perché i lavoratori hanno dato il loro consenso alla riforma e contribuiranno alla sua realizzazione", dice ancora Nerozzi. Sergio Cofferati, segretario generale della Cgil, mette l'accento su un altro aspetto connesso alla riforma: "Le relazioni sindacali devono essere rafforzate - dice Cofferati - sia per il rinnovo contrattuale sia nel confronto preventivo su grandi questione, ma la distinzione dei ruoli deve essere mantenuta".

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