Il caso Debbie Milke, un'altra donna nel braccio della morte

CINQUE MARCO

PENA DI MORTE

Il caso Debbie Milke, un'altra donna nel braccio della morte

- MARCO CINQUE -

O ra sono 46 le donne tra i più di 3300 condannati a morte delle galere statunitensi. Con le recenti uccisioni di Karla Tucker e di Judy Buenoano siamo, in percentuale, quasi alla parificazione dei sessi nel campo degli omicidi legali. E' stata da poco rimandata l'esecuzione di un'altra donna, Debra Jean Milke (Debbie), di 34 anni. Ma alla madre è egualmente arrivato il Warrant Of Execution, le due pagine burocratiche che annunciano l'uccisione dei congiunti: anno, giorno, ora, oltre alla "democratica" possibilità di scegliere dal menù di morte la maniera preferita di venire ammazzati.

Da sei anni nel braccio della morte, la Milke è accusata di essere la mandante dell'omicidio di suo figlio Christopher di 4 anni. Si aprì subito una caccia alle streghe da parte dei mass media dell'Arizona, tesa a trasformare la donna in un mostro. Finì ogni possibilità di un giudizio favorevole fino a giustificare l'eliminazione fisica e sociale. Per l'accusa, l'imputata si era macchiata dell'infame delitto per riscuotere un'assicurazione sulla vita del piccolo Christopher. In realtà Debbie (aveva 25 anni), aveva nominato suo padre come unico beneficiario della polizza, quindi non avrebbe potuto godere di alcun usufrutto dal delitto. L'unica "prova" (ammessa nel processo dal giudice Hendrix, una "confessione" peraltro non firmata dall'accusata), fu un rapporto scritto dall'investigatore di polizia Saldate che, nelle interviste rilasciate ai giornali, si vantò di non avere nessuna registrazione di quelle presunte confessioni. Ma Debbie era stata già giudicata e condannata dai media, così l'investigatore Saldate non ebbe difficoltà a far credere alla giuria, condizionata dalla campagna denigratoria, nella colpevolezza dell'imputata. Lo stesso giudice, nel '97, fu sospeso dai processi penali per cattiva condotta. Le dichiarazioni d'innocenza della Milke, sostenute da una serie di prove e di affidavit, non sono mai state prese in considerazione dalle varie corti d'appello. Tra l'altro, secondo le nuove leggi, nei processi d'appello presso le corti federali, il ripasso dei casi viene preso in considerazione solo se viene provata l'irregolarità delle procedure processuali: si può anche essere innocenti e venire ugualmente uccisi, a patto che le procedure siano "regolari". Debbie è l'unica donna condannata a morte in Arizona e, dopo aver ricevuto la data d'esecuzione, ha potuto saggiare sulla sua pelle anche lo stillicidio del conto alla rovescia. "Se non hai la forza di resistere - testimoniava da Huntsville il condannato B. Ray Hopkins - il solo pensiero di dover essere giustiziato ti ucciderà". Debra Milke è una donna riservata, ma dopo aver ricevuto la data di esecuzione ha smesso di credere in una giustizia "sorda" e "marcia" e ha deciso, assieme a sua madre e ai suoi nuovi avvocati, di rendere pubblica la sua vicenda. Un'amica della Milke, Helma Felzer, si occupa in Italia del caso. In alcune sue lettere Debbie scrive: "Da una parte mio figlio è stato vittima di un brutale assassinio che fa di me stessa una vittima poichè sono sua madre... Dall'altra parte sono ancora una volta vittima di questo sistema ch

e mi ha condannato a morte...Sono stata in carcere sei anni. Rivoglio indietro la mia vita".

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