CAMBOGIA SVOLTA NEL PAESE
- PIERGIORGIO PESCALI -
I eri mattina alcuni giornalisti appena rientrati in Thailandia dalle zone occupate dalla guerriglia, hanno mostrato filmati in cui viene ritratta la salma di Pol Pot attorniata da altri khmer rossi, portando la prova inequivocabile della definitiva scomparsa del leader cambogiano, stroncato da un infarto.
Si conclude così un capitolo chiave della storia di questo martoriato paese. La morte di Pol Pot rompe quello status quo in cui era bloccata la politica cambogiana, e potrà fluidificare la situazione e sovvertire i precari equilibri instauratisi dopo il luglio dello scorso anno quando, nel giro di un solo mese, i due comandanti delle fazioni militari che si fronteggiano nel paese, Ta Mok (khmer rossi) e Hun Sen (l'uomo forte di Phnom Penh), deposero i rispettivi leader, Pol Pot, appunto, e Norodom Ranariddh, rei il primo di non voler stipulare una alleanza politica con il Funcinpec in vista delle elezioni del 1998, il secondo, invece, di averla firmata.
La guerriglia da allora è guidata da Ta Mok, un uomo tanto geniale nei suoi progetti di ingegneria agraria, quanto spietato nelle campagne militari e politiche. Le azioni belliche condotte sia dall'Esercito Reale di Phnom Penh, sia da quello dei khmer rossi, hanno costretto questi ultimi a troncare ogni legame con la madrepatria, spingendo gli abitanti delle regioni occupate a dialogare più con i Thai che con i khmer. Questo ha creato un'atmosfera di isolamento attorno ai guerriglieri, i quali non appena se ne presenta l'occasione preferiscono disertare a centinaia.
L'ultimo esodo di massa è avvenuto a marzo, ed ha rischiato di compromettere l'esistenza stessa del movimento con la temporanea conquista di Anlong Veng da parte delle truppe di Hun Sen (la cittadina è stata rioccupata dai khmer rossi la scorsa settimana). Da parte sua Hun Sen sta cercando con successo di perseguire la stessa politica di accordo con i khmer rossi che solo pochi mesi fa, lui stesso aveva rimproverava a Ranariddh e che è costata al principe il posto di Primo ministro e una condanna in un processo farsa.
La morte di Pol Pot creerà sicuramente un vuoto nell'animo dei khmer rossi, i quali vedranno scomparire un punto di riferimento storico della loro lotta, a questo faciliterà il compito di reclutamento avviato da Hun Sen. Le elezioni si avvicinano e, nonostante tutte le intimidazioni e le proibizioni che il Partito popolare cambogiano (Ppc) adotta nei confronti dei suoi oppositori politici, un recente sondaggio ha mostrato che il 77 per cento dei cambogiani rimane favorevole al ritorno di Ranariddh. Ritorno avvenuto il 30 marzo scorso, ma seguito da una precipitosa fuga a Bangkok dopo che nuovi scontri sono avvenuti tra sostenitori del Funcinpec e del Ppc proprio di fronte alla residenza provvisoria del Principe.
Ma a Hun Sen l'unica cosa che interessa è che le elezioni si svolgano. Comunque. Morto Pol Pot ha la Cambogia davanti a lui.