LUCIO SALVATICI - PECHINO
L'
ELEZIONE,
I giorni del voto sono stati l'unico momento di incertezza e di
suspense in una edizione dell'Assemblea peraltro passata
inosservata. A soffrirne, a Pechino, sono stati solamente gli
affari del mercato nero, fermo per la superattività della polizia
impegnata a controllare il movimento frenetico dei tremila
deputati, distribuiti in una miriade di alberghi di proprietà dei
governi provinciali, dove fremevano le attività di lobby dei
candidati al Consiglio di Stato, preoccupati non tanto di essere
sconfitti dal voto ma piuttosto di perdere la faccia - a fronte
di un elevato numero di no - ancora prima di aver assunto la
carica. Non era difficile nei giorni scorsi che i ridondanti
grandi magazzini del centro venissero chiusi militarmente per un
paio d'ore per lasciare il tempo ai delegati di fare lo shopping
in santa pace, o che la presenza inattesa di un delegato in
qualche quartiere residenziale provocasse posti di blocco
estemporanei per difenderne la privacy.
Tutto come previsto quindi per gli uomini e per le strategie già
delineate in anticipo. Li Peng è il primo premier a lasciare
l'incarico per scadenza del mandato e a rimanere in sella, pur
senza il gradimento dell'organo legislativo. Zhu Rongji è il
primo ad assumere la carica senza un apparente ampio supporto
dell'esercito, ma sulla base di un curriculum e di una rete di
"parentele" quasi esclusivamente di tipo economico. Zhu,
descritto dalla voce popolare come rude ed integerrimo, è anche,
nelle parole di Deng Xiaoping, "l'unico vero esperto dieconomia
dentro il partito". Per que-
sta sua unicità si è gia più volte sobbarcato il ruolo
dell'antipatico, al punto che i tre anni di austerity che hanno
tagliato l'inflazione (assieme a milioni di posti di lavoro),
grazie a una politica di stretta creditizia che la Cina sta
ancora scontando, gli sarebbero potuti costare il posto. Ma in
una situazione complessa, e in una fase tanto delicata del
processo di ristrutturazione delle imprese di stato, nessuno
avrebbe potuto più e meglio di Zhu tenere insieme tutti gli
attori di questa fase: le banche, le grandi corporazioni, i
governi provinciali, i grandi capitali stranieri in sospettosa
attesa della piega che prenderà la situazione. In tutti questi
ambiti Zhu ha sistemato oramai i suoi uomini più fidati: Dai
Xianglong, governatore della Banca centrale - e giudice dei
destini di una valuta di cui si continua a prevedere una
svalutazione ma che continua a volare - è un lealista della prima
ora, da quando il "boss" (come lo si chiama) era sindaco di
Shanghai, e così lo sono molti giovani nuovi presidenti delle
grandi banche cinesi.
Dall'Assemblea del popolo sono uscite le nomine a Consiglieri di
stato (membri del governo) anche per ministri amici come la
signora di ferro Wu Yi (ex ministro del Commercio estero) e Wang
Zhongyu (la cui Commissione di stato per l'economia e il
commercio, invenzione di Zhu Rongji, è stata promossa al rango di
superministero economico).
Il nuovo governo rispecchia dunque nella sua composizione
tecnocratica i risultati del recente Congresso del partito,
mentre si prepara alla ardua realizzazione di un doppio progetto
di ristrutturazione: quello delle grandi imprese di Stato secondo
il modello dei "grandi gruppi" (che neanche il panico per la
crisi coreana è riuscito a fermare) ai quali affidare buona parte
della competitività internazionale del sistema economico cinese;
e quello dell'amministrazione dello stato, con l'accorpamento di
alcuni ministeri, lo smantellamento di altri e la
"privatizzazione" di altri ancora.
Entrambi questi processi hanno a che vedere prevalentemente con
il taglio dei posti di lavoro (quasi quattro milioni
nell'amministrazione - ma una circolare ha già fatto sapere che
le macchine "nere" per i dirigenti rimarranno in servizio anche
dopo il loro licenziamento - molti di più nell'industria di
stato). Con Zhu Rongji sul podio a conquistare l'interesse della
stampa internazionale, è infine quasi sfuggito, invece, che il
segretario del Partito Jiang Zemin non solo ha ottenuto un
risultato elettorale comparabile a quello del suo ex collega di
Shanghai nella rielezione a Presidente della repubblica e della
Commissione militare centrale, ma è anche riuscito a far nominare
il suo pupillo Hu Jintao (il più giovane nel Comitato permanente
del Politburo) alla carica di vice presidente, di fatto
candidandolo al ruolo di suo successore.