Com'è sessantottino quell'ipertesto

GRISPIGNI MARCO

Com'è sessantottino quell'ipertesto

Marco Crispigni

Domani a Roma presentazione di "1968, una rivoluzione mondiale", il cd-rom prodotto dal Consorzio europeo "Media68". Suoni, immagini e testi dedicati all'anno che cambiò il mondo

R ACCONTARE IL '68, senza suscitare un senso di noia e di dèja vu, non è facile, ma d'altra parte questa non è certamente una prerogativa esclusiva dell'anno degli studenti; al contrario è lo stesso problema che si deve affrontare ogni volta ci si trova di fronte a eventi storici complessi e ricchi di spunti differenti. Perchè di questo si tratta, qualsiasi giudizio venga dato sul merito (o i demeriti) del '68: un avvenimento che coinvolge numerosi paesi differenti per storia e cultura e per appartenenze geopolitiche; una ribellione che parte dagli studenti e coinvolge in seguito, in alcuni paesi, anche altri settori della società, mettendo in discussione le gerarchie politiche e i centri del potere; una generale presa di parola che modifica (accelerando o in alcuni casi invertendo) i processi di modernizzazione, il costume, la cultura delle società coinvolte.

Scriveva Luisa Passerini in occasione del ventennale: "La memoria del '68 - sia come anno singolo sia come periodo complessivo - è pericolosa e inquietante. Suscita polemiche e diffidenze, ma nello stesso tempo rivendicazioni e passioni gelose, nutrendo gruppi di autoricerca e autoriflessione". Siamo nel terreno minato della narrazione di un avvenimento che da un lato appare lontano anni luce dall'attuale realtà, ma dall'altro ha coinvolto così tante persone, facendole sentire protagoniste, teorizzando e praticando la presa di parola che ancora oggi li spinge ad accettare con difficoltà che altri "possano parlare di quella storia".Gli storici veri, quelli dell'accademia, quelli cioè che influenzano i percorsi della ricerca, impiantando progetti, assegnando tesi di laurea e di dottorato, organizzando seminari e corsi universitari come hanno affrontato il problema della narrazione (e dell'interpretazione) del '68?

Luisa Passerini, nell'articolo già in precedenza citato, si poneva il problema dell'assenza/disinteresse della ricerca storica italiana (ma non solo) rispetto al nodo 1968 e più in generale a quello delle culture giovanili e dei movimenti sociali e politici del secondo dopoguerra. "Perchè è così difficile mettere insieme archivi e memorie? Ma perchè la storia di questa generazione richiede un atto di fondazione, per dirla ancora una volta con Hannah Arendt, e precisamente di fondazione di una tradizione, di un discorso da tramandare che rinnovi l'ascolto del passato per trasmettere promesse al futuro".

Oggi, a dieci anni di distanza da quelle affermazioni, la situazione dal punto di vista della storiografia non è sensibilmente cambiata. Certamente dopo il ventennale alcuni saggi (fra tutti quello di Marco Revelli apparso sulla Storia dell'Italia repubblicana di Einaudi) hanno offerto chiavi interpretative e spunti di stimolo importanti. Resta però la sostanziale incapacità di raccontare quell'anno, soprattutto nella sua dimensione internazionale. La narrazione, unita all'interpretazione, latita; gli avvenimenti, le date, il susseguirsi di fatti al massimo vengono confinati in aride cronologie, mai vengono "narrati" insieme al tentativo di costruire possibili interpretazioni. Parallelamente l'uso delle fonti, nonostante che ormai da diversi anni alcuni istituti e centri di documentazione abbiano recuperato e reso fruibili documenti, sia cartacei che audiovisivi, appare limitato e per lo più confinato a pochi documenti, per lo più i soliti.

La stessa storia orale, che in occasione del ventennale aveva offerto alcuni dei prodotti più interessanti (si pensi al libro della Passerini stessa o alla raccolta di testimonianze internazionali curata da Fraser), non ha prodotto altri risultati apprezzabili. Ma come è noto nel nostro paese la narrazione del passato, la costruzione di una memoria comune, di una tradizione non è più da molto tempo appannaggio degli storici, ma al contrario è terreno di pertinenza (e di scontro ideologico) di giornalisti, opinion maker, operatori dei media. Sono loro che in occasione del ventennale hanno prodotto la maggior parte di quel "discorso comune" sul '68 che sedimentandosi ha costituito una sorta di interpretazione ufficiale di quegli avvenimenti. Anche oggi, in occasione del nuovo anniversario, il racconto del '68, per lo più, proviene da qui (anche se per ora in maniera molto meno massiccia di quanto avvenne dieci anni fa).

Questo racconto segue dei modelli standardizzati: al centro c'è la memoria soggettiva dell'evento, l'intervista al protagonista dell'epoca o la sua ricostruzione dei fatti. La fantasia nella ricerca delle testimonianze è praticamente inesistente e d'altronde ricalca la piatta similitudine di quasi tutta la cosiddetta stampa di opinione. Il '68 appare così spesso avulso dal resto delle vicende nazionali e internazionali, decontestualizzato: un avvenimento che naviga in un indistinto cielo della memoria.Quello che può invece differenziare in maniera significativa questo nuovo anniversario è il tentativo di misurarsi con strumenti della comunicazione differenti, in particolar modo con la comunicazione rizomatica e informatica. Di qui l'operazione ambiziosa e difficile del consorzio europeo "Media68", costituito dalla società Acta, dall'Archivio audiovisivo del Movimento operaio democratico, da Emme, da Le Monde e dalla manifestolibri, che si è concretizzata nella produzione del Cd rom 1968 una rivoluzione mondiale e nell'apertura di un sito Intenet interamente dedicato a quell'anno (www.media68.com), con l'intento di offrire ai lettori, soprattutto ai più giovani, uno strumento diverso e più agile, che insieme contenesse narrazione e interpretazione, uso delle fonti (in particolar modo quelle audiovisive e quelle sonore) e possibilità di costruire dei percorsi personali di lettura e di fruizione della documentazione, sfruttando lo strumento ipertestuale per ricostruire il 1968 sopratutto attraverso il fitto reticolo di collegamenti e rinvii che lo caratterizzano.

Parallelamente al cd-rom - che sarà presentato domani a Roma da Franco Carlini, Ansano Giannarelli, Renato Nicolini, Valentino Parlato e Alessandro Portelli nella libreria internazionale il manifesto (ore 18.30, Via Tomacelli 144), ma che sarà nelle edicole e nelle librerie a partire dal 16 febbraio - la scelta di allestire un sito web dove sperimentare una lettura non più passiva di quegli avvenimenti, affiancata alla possibilità di offrire agli studiosi e ai semplici curiosi una nuova messe di informazioni, fonti, bibliografie, interpretazioni, si muove nel senso di verificare la possibilità di utilizzare questi nuovi mezzi di comunicazione, rivolgendosi a un mondo in parte differente da quello classico di libri, giornali e riviste. Il tutto nella convinzione che narrare il '68 è non solo possibile, ma necessario.

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