RILKE E KASSNER
Quando si incontrarono per la prima volta a Vienna, nell'autunno del 1907 Rilke e Kassner avevano già alle spalle anni di reciproche lettura e di collaborazioni alle stesse riviste, la "Wiener Rundschau", la "Zeit", la "Neue Rundschau", che non avevano tuttavia lasciato tracce particolari sul loro cammino. Ma fin dai mesi immediatamente successivi a quel primo incontro Rilke agì spinto dall'urgenza di un interesse acuto, per il personaggio, forse, prima ancora che per l'opera, e richiese all'editore la raccolta di saggi "Motiven", l'ultimo libro di Kassner, in cui è contenuto lo scritto su Kierkegaard che rimarrà tra i suoi più amati, e sul quale subito si pronunciò come segue: "L'articolo di Kassner è molto bello (la cosa migliore che mai sia stata scritta su Kierkegaard, nonostante lo splendido studio di Branches)". Mentre Kassner, spinto dal trasporto per le "Neue Gedichte anderer Teil" presenterà a Rilke quella principessa Marie von Thurn and Taxis-Hohenlohe che gli sarà amica e lo sosterrà per la vita. Ma il rapporto tra il poeta e il saggista non nasce all'insegna di un reciproco scambio di cortesie. L'urgenza che lo caratterizza nella fase iniziale, quell'ansia che spinge Rilke a cercare nell'opera dell'altro le certezze che gli servono per uscire dal vicolo cieco in cui si trova la propria, permane e anzi a tratti - come nel 1911, all'uscita del libro di Kassner "Von den Elementen der menschlichen GroBe" (Sugli elementi dell'umana grandezza) - si fa più intensa. Quel libro infatti, atteso come "l'avessi scritto io stesso" gli strappa consensi addirittura entusiastici: "Quest'uomo, dimmi, non è il più importante di tutti noi (...) lui, che riesce a produrre frasi tanto genuine, lui, che fin d'ora sembra così certo delle false aspirazioni e degli errori dai quali noi ogni volta traiamo energie illusorie che ci consumano...". Nonostante l'irregolarità degli scambi epistolari e degli incontri, Rilke parrebbe subito riconoscere in Kassner colui che lo traghetterà sull'altra sponda, colui che lo aiuterà a uscire dall'impasse creativa in cui si trova.
Negli anni della crisi che succede alla conclusione del "Malte", Rilke va cercando un'alternativa a quel principio visivo che è stato il saldo filo conduttore delle Neue Gedichte e che gli ha preso la mano nel romanzo fino a renderlo addirittura prigioniero del regno delle cose esperite, delle cose animate. Sarà l'idea kassneriana di sacrificio a indicargli la via, quell'idea che, già presente nel saggio su Kierkegaard, Rilke ritrova in un aforisma pubblicato nel 1911 sulla "Neue deutsche Rundschau": "la vi dall'interiorità alla grandezza passa attraverso il sacrificio". In questa versione leggermente modificata l'aforisma di Kassner diventerà il motto della poesia "Wendung" (Svolta) che costituisce la chiave del passaggio alla pur lontana nuova fase, quella in cui il poeta si celebra come vate, dove trova la sua dimensione più alta.
Questo collage di citazioni, raccolte giustapposte con abilità, mette in rilievo il ruolo centrale di Kassner nel passaggio di Rilke dall'"opera del volto", all'"opera del cuore" - di cui sono espressione sublime i "Sonetti a Orfeo" e soprattutto le "Elegie duinesi" -, un passaggio in cui Kassner sarà di volta in volta Maestro, Padre spirituale, e forse un angelo necessario.
Il riconoscimento che gli viene tributato dal poeta del resto non si limita alla dedica dell'ottava elegia, è tutto nascosto nelle pieghe dell'opera e in parte rimane da scoprire: "Poco dopo la morte di Rilke - scrive Kassner nel '56 - si è parlato quà e là della mia influenza su di lui, sulla sua opera. C'è una frase che mi è sempre rimasta in mente: sarebbe impossibile pensare le "Elegie Duinesi" senza di me...".