CONGRESSO PCC
Q UALCUNO tra i superstiziosi delegati al 15mo Congresso del Partito comunista cinese avrà fatto gli scongiuri quando l'altra sera il cerchio pieno della luna (proprio nel giorno consacrato alla sua festa) è stato oscurato da una eclissi, nel bel mezzo del Congresso. Qualcuno in particolare avrà temuto che l'auspicio fosse in qualche modo collegato al rischio di fallire l'appuntamento con l'elezione del comitato centrale, uscendo così sconfitto dall'aspro scontro per il potere che in quest'ultima settimana ha avuto il suo epilogo a Pechino.
E per molti è stato così. Primo fra tutti il potente (ex) numero tre del partito e presidente dell'assemblea del popolo Qiao Shi, escluso ieri dalla rosa dei 193 membri effettivi del Cc, e che perderà pertanto anche il posto nel Politburo e nel suo ristretto comitato permanente che sarà eletto oggi.
L'esclusione di Qiao Shi è il fatto politico più rilevante del Congresso e si accompagna ad un complessivo ringiovanimento dei ranghi del Comitato centrale e ad un suo orientamento nettamente più favorevole all'ormai plenipotenziario Jiang Zemin.
Qiao (72 anni), che grazie al suo ruolo istituzionale era considerato l'anima legalista del partito, era anche l'unico che avesse posto direttamente la questione della gestione collettiva del dopo-Deng, motivo per cui il presidente Jiang (che aspira invece al ruolo di successore unico e che ieri ha riportato una notevole vittoria) aveva ripetutamente chiesto le sue dimissioni dalla carica. Nessuno aveva però previsto che, oltre alla carica, Qiao avrebbe potuto perdere ogni ruolo di rilievo all'interno del partito.
Il suo dimissionamento rafforza Jiang, anche se non chiarifica il livello al quale lo scontro tra i due potrebbe arrivare nei prossimi mesi, quando l'Assemblea del popolo (a meno di una vera e propria purga) sarà presieduta per la prima volta da un non membro del Comitato Centrale. A marzo, quando scadranno le cariche di governo e parlamento Qiao Shi dovrebbe cedere il posto a Li Peng che a sua volta cederà verosimilmente il posto di primo ministro all'artefice del piano di ristrutturazione delle imprese di stato, Zhu Rongji.
Nella girandola dei nomi (il Cc è uscito abbondantemente rinnovato) escono di scena i militari più anziani (la famiglia dell'ex presidente Yang Shangkun e Liu Huaqing, l'ottantenne ammiraglio che rappresentava i militari nel politburo); il posto di Liu nel Politburo verrà probabilmente preso dal fido Wang Zhannian, a rafforzare il sostegno ottenuto da Jiang anche nell'esercito, malgrado i tagli (una riduzione di 500 mila uomini) annunciati nel suo discorso di apertura.
Entrano anche numerosi tecnocrati e responsabili delle politiche finanziarie (Dai Xianlong, governatore della banca centrale, e Zhou Zhengqing, capo della commissione che sovrintende ai mercati finanziari) ed alcuni dirigenti shanghaiesi molto vicini a Jiang, che di quella città fu segretario del partito durante i giorni della protesta studentesca del 1989. Tra questi anche lo stesso sindaco di Shanghai, Xu Kuangdi. Da notare anche l'ascesa della attuale ministro del Commercio estero Wu Yi, una delle otto donne nel Comitato centrale (che conta 193 membri effettivi e 151 supplenti), per la quale si pronostica il posto di ministro degli esteri ed una poltrona nel Politburo (sarebbe la prima donna dai tempi di Jiang Qing).
La nomina del 76enne Hua Guofeng, delfino di Mao oscurato dalla figura di Deng alla fine degli anni '70 e da allora scomparso nel nulla, ha colto invece di sorpresa molti osservatori. Una promozione talmente strana che sfida ogni capacità di fare ipotesi.
L'attesa vittoria di Jiang assume le dimensioni di un colpo di mano con l'uscita di scena del suo principale rivale. Ai segnali di continuità ideologica e politica rispetto a Deng, con la codifica della "Deng-teoria" nello statuto del Pcc, si aggiunge un consolidamento delle posizioni del segretario-presidente all'interno dell'élite del partito e dello stato, ed un vero e proprio cambio generazionale, le cui conseguenze è presto per valutare.
Nessuno dei leader più anziani è riuscito a piazzare nel comitato centrale i propri eredi, come si pensava, mentre il solo Deng Pufang (figlio di Deng Xiaoping) ha ottenuto un posto tra i membri supplenti. La fase che si apre, definita da Jiang Zemin di "ringiovanimento e professionalizzazione" del partito è quella della convivenza tra la terza e la quarta generazione di leader, quella formatasi prevalentemente all'estero, disposta probabilmente a sacrificare Qiao Shi e la dialettica interna al gruppo di leader (e a dare, almeno inizialmente, mano libera al segretario) pur di poter ricoprire collettivamente posizioni di rilievo.
Da una prima sommaria valutazione, il Cc dipinge comunque un partito che, venuti meno i padri fondatori e carismatici, intende spingere le riforme economiche fino alle estreme conseguenze. Inutile dire che, all'unanimità, l'assemblea degli oltre 2000 delegati ha approvato il piano di smantellamento del settore statale dell'industria.