LA STORIA CATATONICA

MONTALBAN MANUEL

LA STORIA CATATONICA

MANUEL VA'ZQUEZ MONTALBA'N

N ON ANCORA celebrato il funerale per il riposo eterno della madre di un più che probabile re del Regno unito, si comunica all'umanità il luogo dove si celebreranno le Olimpiadi del 2004. Varie città europee, Stoccolma, Atene, Roma e Parigi, erano in competizione con altre candidature, tra le quali si distingueva per la sua audacia quella di Città del Capo. Normalmente le città del ricco Nord richiedono i giochi olimpici per arricchire le loro infrastrutture sportive e urbanistiche e per creare un mercato del lavoro temporaneo tagliato a misura della sfida olimpica. Anche nel caso di Città del Capo, l'obiettivo era quello di arricchire le infrastrutture sportive e urbanistiche, ma sopratutto per trasformare l'Unione Sudafricana di Nelson Mandela in un dato di fatto trasmesso universalmente per televisione, in una realtà ormai lontana dai tempi dell' aparthaid .

E' comprensibile che ai sindaci delle città importanti piaccia ospitare i giochi olimpici perché, oltre ai vantaggi materiali, imbevono la cittadinanza di un orgoglio urbano, di un patriottismo locale che va sempre bene per mantenere coalizioni elettorali. Tuttavia, i cittadini devono sapere che le Olimpiadi sono un favoloso spettacolo circense e mass-mediatico che non ha nulla a che spartire con le sue antiche finalità umanistiche, se mai le ha avute, perché perfino il fondatore, il Barone di Coubertin, in privato era uno sciovinista che non avrebbe lasciato vivo un solo prussiano. Dalla fondazione pastorale dello spirito olimpico, l'evento è andato adattandosi al tempo storico. Ci fu uno spirito olimpico fascista, così come ci fu quello militante durante la Guerra fredda ed ora assistiamo ad uno spirito olimpico di mercato condizionato dal supporto televisivo e dai suoi interessi economici.

La filosofia dell'unione dei popoli, della competizione sportiva al posto del conflitto bellico, è una vecchia fandonia e il ruolo esemplare dello sport olimpico è più che discutibile, perché molte specialità si costruiscono più nei laboratori che negli stadi e alcuni atleti sono più simili al Dr. Frankestein che a Abebe Bikilia. Nulla da obiettare invece ai giochi come spettacolo, soprattutto quando si preparano con capacità e porto l'esempio di Barcellona. Abbiamo però visto che lo show olimpico di Atlanta è stato una pessima sublimazione di tutti i luoghi comuni della cultura audiovisuale nordamericana, con la morale annessa della coabitazione razziale. Di fatto i giochi olimpici negli ultimi anni si sono trasformati in un serial televisivo onnivoro che si deve giudicare secondo gli esclusivi criteri del cannibale consumatore di immagini.

E' una coincidenza esemplare che durante gli stessi giorni in cui si svela l'enigma di quale città riceverà la grazia di organizzare lo spettacolo olimpico, gran parte del genere umano viva preoccupato per lo show necrofilo di Lady D, ed è prova schiacciante del fatto che la Storia è davvero terminata, dal momento che una principessa senza altro merito che quello di avere delle splendide gambe, di avere uno sguardo vago e di aver mantenuto una condotta adultera nei confronti dell'erede al trono britannico, si trasforma in oggetto di culto delle masse e solo il fatto di non essere cattolica ci può salvare nel futuro dalla sua beatificazione o, addirittura, santificazione.

Tanto sul terreno dello sport collettivo come in quello degli eroi ed eroine storiche, la Storia se non è ancora terminata, è comunque piuttosto catatonica.

(traduzione

di Marcella Trambaioli)


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