JAZZ
N ON SI TRATTAVA di un'edizione a tema, ma nel cartellone di quest'anno di Jazz a Mulhouse le corde l'hanno fatta da padrone. Oltre al violoncello-solo di Frances-Marie Uitti anche quello di Tom Cora, assieme alla voce di Phil Minton, al basso di Luc Ex e alla batteria di Michael Vatcher riuniti in Roof, corroborante quartetto di impronta "punk-jazz" (volendo usare per comodità una vecchia etichetta). Poi il magistrale contrabbasso, le smorfie e le gags di Joelle Leandre, prima in duo con Lauren Newton e la sua vocalità un po' frigida, quindi in trio con la vocalità e lo humor molto più comunicativi di Maggie Nichols e col piano di una Irene Schweizer dal tocco sublime. Ancora contrabbasso col francese Claude Tchamitschian, presente anche in veste di leader col settetto Lousadzak: forse una certa carenza di senso complessivo delle composizioni, ma pregevoli gli impasti dei fiati, sognanti e malinconici.
Contrabbasso e violino, rispettivamente Bruno Chevillon e Dominque Pifarely nel sestetto di Louis Sclavis, impegnato nell'operazione, tirata a lucido e non priva di connotati piuttosto kitsch, su "Les violences de Rameau". Meno pretenziose, divertite e divertenti, le violenze di Slawterhaus, sodalizio nato dieci anni fa in Germania Orientale, dove si il piacere di ritrovare una vecchia lenza dell'improvvisazione e dell'avantgarde radicale come il violinista e rumorista australiano John Rose, in compagni di Johannes Bauer, trombone, Dietmar Diesner, sax, e Peter Hollinger, batteria, in un quartetto di grande impatto e notevole destrezza nel giocare coll'aggressività sonora.
E chitarre in abbondanza. Da quelle più estremiste di Jean-Marc Montera e di Jacques Palinckx a quella un po' troppo studiata e trattenuta, incapace del respiro dell'abbandono e alquanto narcisista di Marc Ducret, in trio con Chevillon e con Daniel Humair alla batteria. Passando per quella versatile e piena di umori di Claude Barthélemy (perché quando in Italia si vuole invitare un musicista francese, qualche volta non ci si ricorda anche di lui, oltre che di Sclavis?), alla testa di un ottimo quartetto con Tchamitchian, Daunik Lazro ai sax e Jacques Mahieux alla batteria. Lazro è un improvvisatore di carattere, suona con inflessioni ornettiane al sax alto, surmaniane al baritono, e il gruppo si muove senza rigida coerenza, lasciandosi andare ad un free vivace e comunicativo, senza niente di vetero, alle tinte rock e agli slanci melodici del leader, al gusto di reinterpretare Nuages di Django Reinhardt.
CINEMA. E' morto ieri, a 63 anni, Marcello Aliprandi, regista teatrale, cinematografico e televisivo. Esordio nella regia nel 1970 con "La ragazza di latta", poi "Morte in Vaticano" con Fabrizio Bentivoglio e altri film.