CAMBOGIA
Q UANDO L'8 LUGLIO la torre di controllo dell'aeroporto di Siem Reap negò l'atterraggio ad un C-130 americano che avrebbe dovuto imbarcare i circa 200 turisti rimasti intrappolati dai combattimenti tra le fazioni rivali del Funcipec e del Ppc, molti pensarono che il motivo fosse da attribuirsi agli scontri in corso. In realtà, già dal giorno prima, il fronte si era temporaneamente spostato 25 chilometri a ovest della città e l'aeroporto si trovava in condizioni di assoluta sicurezza nelle mani degli uomini del Ppc di Hun Sen.
Il "mistero" venne svelato allorché, solo poche ore dopo, l'atterraggio venne concesso a due elicotteri di fabbricazione russa Mi-26, donati al governo cambogiano da quel Theng Bunma, presidente della Camera di commercio cambogiana e uomo più ricco del paese, il cui nome è stampato dal maggio 1995 sulla lista nera di tutte le dogane statunitensi.
Il messaggio che si voleva lanciare era chiaro: i turisti venivano portati in salvo grazie alla magnanimità di Bunma, nonostante la stessa nazione a cui appartenevano alcuni di quei viaggiatori stranieri lo bandisse dal suo territorio. E, secondo l'etichetta asiatica, ogni favore si tramuta automaticamente, per chi lo riceve, in un debito che, prima o poi, dovrà essere contraccambiato.
Kenneth Quinn, ambasciatore Usa a Phnom Penh, dovrebbe essersi sentito beffato ancora una volta, dopo che, pochi mesi prima e contro la sua stessa volontà era stato costretto a volare assieme al co-primo ministro Hun Sen a Pailin proprio su uno di quei due elicotteri. Sa bene, Kenneth Quinn, che l'amicizia che lega Theng Bunma e Hun Sen è l'unica coalizione che è uscita vincente dal colpo di stato del 5 luglio, riuscendo ad intrecciare potere finanziario e politico. Se gli Stati uniti volessero allacciare legami sempre più stretti con il paese indocinese, tutte le intermediazioni dovranno passare al vaglio dei due padri-padroni della nazione.
Cosa ancor più importante, l'operazione di "salvataggio" di Siem Reap ha interessato cittadini dei maggiori paesi donatori di Phnom Penh, tra cui Giappone e Australia. Per comprendere quanto importante sia per Phnom Penh contare sull'assistenza straniera, basti dire che più del 50% del gettito di bilancio del governo cambogiano proviene dagli aiuti esteri; nel caso venisse a interrompersi il flusso di denaro nelle casse cambogiane, il paese piomberebbe da un giorno all'altro in una spaventosa siccità finanziaria, autentica panacea per la guerriglia che Khmer Rossi e Funcinpec stanno conducendo nelle zone nord-orientali, al confine con la Thailandia.
L'estromissione del principe Ranariddh dal governo ha eliminato uno degli ultimi ostacoli che impedivano al duo Hun Sen-Bunma di disporre a proprio piacimento del paese e delle sue infrastrutture. Se Hun Sen ha giustificato il putsch con il fatto che il suo ex collega stava consegnando la Cambogia nelle mani dei Khmer Rossi, lui ha compiuto un atto parallelo ma in direzione opposta, regalando lo stato ad un presunto trafficante di droga e di armi, violento e intollerante almeno quanto i guerriglieri che tanto combatte.
Il 7 gennaio 1996 lungo le rive del Mekong a Phnom Penh, Hun Sen inaugurava un nuovo parco realizzato grazie ai finanziamenti di Bunma che, poco modestamente, portava il suo nome. Nel discorso di prammatica il premier confermava il suo indissolubile legame con l'uomo d'affari: "Il governo cambogiano non abbandonerà mai Bunma, che ha tanto aiutato il nostro partito", il Ppc. Parole profetiche. Senza i suoi aiuti (tra gli altri, tre milioni di dollari per rafforzare l'ala pro-Ppc dell'esercito) forse Hun Sen non avrebbe mai potuto lanciare il golpe.
In molti si aspettano ora una intensificazione del traffico di stupefacenti che dal Triangolo d'oro raggiungerebbe le due maggiori porte di uscita cambogiane: il porto di Kompong Speu e l'aeroporto di Pochentong. Indizi al riguardo non mancano: uno dei 16 piloti russi ingaggiati da Theng Bunma ha affermato sibillinamente che tra carichi di sigarette, alcolici, tessuti, gli "è capitato di trasportare altri tipi di mercanzia"; mentre il generale di polizia Skadavy M. Lyroun, capo della Cambodian national anti-drug task force e dell'Interpol di Cambogia, prima della presa di potere di Hun Sen era ancor più esplicito: "Già nel marzo '95 un rapporto del Dipartimento di stato Usa indicava alti gradi militari e potenti uomini d'affari come finanziatori di autorità politiche del Funcinpec e del Ppc, per agire liberamente nel mercato della droga.". Due mesi dopo Theng Bunma compariva nella lista nera americana.