SCLAVIS/INTERVISTA
"Nello stesso momento - racconta Sclavis - anche Aldo Romano aveva una proposta per andare in Africa e così Le Querrec ci ha messo insieme. Abbiamo girato l'Africa centrale per un mese: Congo, Camerun, parecchi paesi. Le Querrec si muove a suo agio in Africa, perché ha cominciato come reporter per "Jeune Afrique", e non voleva riprenderci in scena".
"Così ogni volta che avevamo una giornata libera dai concerti - continua - trovava una soluzione per portarci da qualche parte, per farci suonare nella 'brousse', in un mercato, in un villaggio: magari anche partendo alla ventura con un camion e poi guardando e scegliendo qualcosa, in generale, però, prendendo contatto prima con musicisti, artisti, con della gente, e chiedendo loro di indicarci dei posti".
E ancora: "Due anni dopo siamo ripartiti per un'altra tournée di un mese, in Africa occidentale: Burkina Faso, Mali, Niger, Senegal, sempre con Le Querrec, e ancora cercando degli incontri, degli scambi. Altri due anni dopo abbiamo deciso di registrare un album, non di musica 'africana', ma di risonanze, di ricordi".
In "Carnet de Routes", pubblicato da Label Bleu e corredato da un libretto di foto di Le Querrec si possono ascoltare "Vol" e "Les petits lits blancs" di Sclavis, "Entrave" di Texier, "Standing ovation (for Mandela)" di Romano, che il trio ha eseguito a Clusone e che in effetti si faticherebbe ad associare all'Africa.
Dice Sclavis: "Abbiamo avuto moltissimi incontri e si sono create situazioni straordinarie, con musicisti e con la gente".
"Ma per me - dice - gli incontri si fanno sul momento. Perciò nel disco ho sinceramente preferito non mettere dei musicisti africani, per fare invece un lavoro molto più personale, ed evitare la soluzione di suonare la nostra musica su dei ritmi africani. Perché quanto più si vuole andare lontano nell'elaborare una musica con musicisti di altra formazione e tanto più tempo e sforzo questo richiede".
"Altrimenti - conclude - negli incontri fra culture differenti è solo il più piccolo denominatore comune a prevalere, e allora gli uni e gli altri impoveriscono le loro musiche per riuscire a stare insieme, invece di arricchirle". Parola di Sclavis. (m.l.)