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L GOVERNO
L'incauta dichiarazione di Ranariddh ha inoltre fornito a Hun Sen
la tanto cercata giustificazione per il colpo di stato del 5
luglio. Il nuovo premier ha infatti sempre sostenuto che, pur non
avendo organizzato direttamente quello che lui chiama "rimpasto
di governo", essendo in vacanza in Vietnam, lo aveva appoggiato
perché il paese "grazie ai leader del Funcipec stava per essere
di nuovo consegnato nelle mani dei Khmer rossi".
L'imbarazzo delle truppe di opposizione, formate da reparti del
Funcipec e da ex-Khmer rossi, è enorme. A Pailin, dove mi trovo,
i combattimenti continuano ad imperversare nelle campagne, ma
sembra che i militari del Ppc abbiano domato la resistenza a Siem
Reap, la capitale culturale del Paese. Per ora, almeno qui, sia
ex Khmer rossi che Funcipec hanno deciso di continuare a
combattere uniti sino a nuovo ordine. La radio dei Khmer rossi,
che trasmette da Anlong Veng, dove mi recherò tra qualche giorno,
non ha ancora commentato le scottanti frasi dell'ex co-premier,
ma secondo alcuni ex membri del movimento, se ora il nuovo leader
è veramente Khieu Samphan c'è la possibilità che i guerriglieri
comunisti capiscano la "ragion di stato" delle parole di
Ranariddh e continuino a collaborare militarmente.
Per quanto riguarda la nascita del nuovo partito comandato da
Toan Chay, nessuno ne è rimasto sorpreso. Già a maggio Toan,
molto amato sia dai militari che dalla gente comune per i suoi
appelli populisti, aveva deciso di uscire dal Funcipec per creare
un suo partito che facesse da ponte tra i due principali blocchi
politici del paese. Il fatto che abbia deciso di restare in
Cambogia, riconoscendo il nuovo governo, lo ha dipinto agli occhi
dei ribelli come un fantoccio nelle mani di Hun Sen. Quest'ultimo
ha ora un disperato bisogno di accogliere nell'Assemblea
nazionale un discreto numero di partiti che facciano da vassalli
al suo Ppc nella vita politica cambogiana e diano una parvenza di
democrazia. Il conglomerato avrà come compito principale quello
di accompagnare la Cambogia alle elezioni del 1998 assicurando la
vittoria al partito di Hun Sen.
Lo scoglio più arduo da superare per Phnom Penh è rappresentato
dal veto imposto dagli stati membri dell'Asean all'accoglimento
della Cambogia in seno al gruppo. Per Hun Sen sarebbe uno smacco
troppo grande, soprattutto perché la Cambogia avrebbe dovuto
entrare nell'Alleanza assieme al Laos, lo stato più povero della
regione, e al Myanmar (Birmania), sino a ieri la nazione più
criticata per le sus sistematiche violazioni dei diritti umani.
Un'esclusione della sola Cambogia potrebbe il governo di Hun Sen
in pessima luce non solo di fronte ai suoi connazionali, del cui
parere forse l'uomo forte cambogiano non si preoccupa neppure
molto, ma anche nei confronti della comunità internazionale, del
cui appoggio Phnom Penh ha estremo bisogno per non ricadere
nell'isolamento già sperimentato negli anni Ottanta.
Lo stesso Vietnam, forse riconoscendo l'errore fatto nel 1979
quando ha dato le redini della nazione a Hun Sen, si è premurato
già da tempo di "scaricare" il suo protetto definendolo
all'inizio del 1997 "un pericoloso nazionalista". Hanoi, che ha
appena inaugurato una politica di distensione con Washington, non
vuole avere problemi con i vicini e con tutta probabilità
adotterà una politica neutrale in seno all'Asean.