A Pechino una gigantesca sagra esclusiva

SALVATICI LUCIO

TIAN 'AN MEN

A Pechino una gigantesca sagra esclusiva

LUCIO SALVATICI - PECHINO Il ritorno di Hong Kong alla sovranità della Repubblica Popolare Cinese si sta trasformando per i governanti cinesi, recenti orfani di Deng Xiaoping, anche in una grande occasione per sondare e stimolare il consenso popolare. La Cina si è fermata per tre giorni di festeggiamenti e la capitale si è calata in un clima da gigantesca sagra Popolare. Già dai giorni scorsi gli anelli di circonvallazione già trafficati di Pechino erano battuti fino a tarda sera da automobili e taxi stipati di famiglie intere in gita alla "città illuminata". I bambini con il naso all'insù si potevano gustare lo spettacolo dei palazzi illuminati a giorno e della cascata di luci che ricopriva i tratti principali della Via della lunga pace, l'asse est ovest della città. Un consumo di energia senza precedenti per la già deficitaria rete elettrica della città, completato dalle migliaia di lanterne rosse (elettriche) che circondavano lo stadio dei lavoratori dove questa sera il presidente Jiang Zemin terrà il suo primo discorso dopo quello di ieri sera ad Hong Kong.

L'evento per i pechinesi era comunque a Tian'an Men dove nel pomeriggio la polizia aveva provveduto a sgomberare oltre 60 mila persone per far posto ad una festa di sette ore (conclusasi alle cinque del mattino) alla quale erano state invitate dopo lunga e accurata selezione solo 100.000 persone. "Solo", visto che vicino alla piazza si stipavano un numero sicuramente maggiore di Pechinesi, tenuti debitamente a distanza da un servizio d'ordine rafforzato da molti volontari e da trentamila poliziotti giunti nei giorni scorsi dalle città vicine. La vera festa è stata per la strada e continuerà oggi per tutto il giorno. A parte i tre giorni di vacanza (un regalo oltremodo gradito per i lavoratori delle città abituati a centellinare le ferie), il ritorno di Hong Kong non è comunque una celebrazione come le altre. Chi non si è avventurato a proprio rischio verso la piazza (rimanendo peraltro deluso dai 7 minuti di fuochi d'artificio allo scoccare della mezzanotte lungamente attesi in scomode postazioni o sulle terrazze dei palazzi), ha preferito ascoltare il consiglio della municipalità a restarsene in casa a seguire l'evento in Tv, senza vedere nulla della cerimonia britannica ma seguendo minuto per minuto l'avanzata dei pullman dell'esercito cinese che giungevano a "liberare" Hong Kong. Il boom del business delle bandierine (le sei fabbriche autorizzate a stampare la nuova bandiera della Regione Speciale di Hong Kong hanno guadagnato circa 80 milioni in più al giorno nell'ultima settimana) e l'enorme dispendio di energie nella riproduzione degli slogan sulla riunificazione e sul futuro ancor più brillante di Hong Kong (in tutte le forme, floreali, luminose, murali...) hanno finito per fare di questa sagra paesana un evento totale, al quale non si sfugge e sul quale i giudizi sono stati unanimemente entusiastici. Il consenso si guadagna anche così. Rimane il dubbio che sia il modello di una grande Hong Kong più che di una grande Cina quello che anima l'entusiasmo.

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