TIAN 'AN MEN
L'evento per i pechinesi era comunque a Tian'an Men dove nel pomeriggio la polizia aveva provveduto a sgomberare oltre 60 mila persone per far posto ad una festa di sette ore (conclusasi alle cinque del mattino) alla quale erano state invitate dopo lunga e accurata selezione solo 100.000 persone. "Solo", visto che vicino alla piazza si stipavano un numero sicuramente maggiore di Pechinesi, tenuti debitamente a distanza da un servizio d'ordine rafforzato da molti volontari e da trentamila poliziotti giunti nei giorni scorsi dalle città vicine. La vera festa è stata per la strada e continuerà oggi per tutto il giorno. A parte i tre giorni di vacanza (un regalo oltremodo gradito per i lavoratori delle città abituati a centellinare le ferie), il ritorno di Hong Kong non è comunque una celebrazione come le altre. Chi non si è avventurato a proprio rischio verso la piazza (rimanendo peraltro deluso dai 7 minuti di fuochi d'artificio allo scoccare della mezzanotte lungamente attesi in scomode postazioni o sulle terrazze dei palazzi), ha preferito ascoltare il consiglio della municipalità a restarsene in casa a seguire l'evento in Tv, senza vedere nulla della cerimonia britannica ma seguendo minuto per minuto l'avanzata dei pullman dell'esercito cinese che giungevano a "liberare" Hong Kong. Il boom del business delle bandierine (le sei fabbriche autorizzate a stampare la nuova bandiera della Regione Speciale di Hong Kong hanno guadagnato circa 80 milioni in più al giorno nell'ultima settimana) e l'enorme dispendio di energie nella riproduzione degli slogan sulla riunificazione e sul futuro ancor più brillante di Hong Kong (in tutte le forme, floreali, luminose, murali...) hanno finito per fare di questa sagra paesana un evento totale, al quale non si sfugge e sul quale i giudizi sono stati unanimemente entusiastici. Il consenso si guadagna anche così. Rimane il dubbio che sia il modello di una grande Hong Kong più che di una grande Cina quello che anima l'entusiasmo.