Noi comunisti vi sfidiamo

ROCCHI AUGUSTO

Noi comunisti vi sfidiamo

L'OPINIONE di AUGUSTO ROCCHI *

L A SINISTRA italiana è contrassegnata prioritariamente dalla presenza di due forze, Prc e Pds, distinte per caratteristiche, strategie, finalità - pur in un mondo della sinistra che è cosa assai più complessa. Queste due forze politiche devono misurarsi non solo con processi di trasformazione economiche e sociali inedite e frutto di questa fase dello sviluppo capitalistico, ma anche con un centrodestra che punta a una rivincita politica e sociale. Ciò impone la scelta di un progetto economico e sociale da proporre al paese e all'Europa. Le differenze tra Prc e Pds sono talmente evidenti che è inutile richiamarle; vale invece la pena soffermarsi sui punti sui quali si possono costruire gli elementi di unità (tra diversi) capaci di sconfiggere il disegno della destra.

Primo, la democrazia: intesa non solo come "ingegneria istituzionale" ma anche come costruzione materiale dei poteri e possibilità di incidere sulle scelte concrete. La più ampia partecipazione alla vita politica, infatti, deve essere discriminante di fondo per ragionare su riforme istituzionali e leggi elettorali.

Per tutta la sinistra, perciò, diventa urgente una legge che garantisca la rappresentanza del mondo del lavoro: il diritto di lavoratrici e lavoratori di eleggere in modo proporzionale i propri rappresentanti - la possibilità, per tutti, di partecipare alle elezioni -, il potere degli eletti come soggetto contrattuale del luogo di lavoro; la validità "erga omnes", contro il proliferare di "contratti e associazioni pirata", grazie al voto vincolante degli interessati sugli accordi.

Questo non solo non lede l'autonomia delle singole organizzazioni sindacali, ma avvia un processo di unità democratico, pluralista e radicato tra i lavoratori.

Il secondo terreno di incontro tra le due forze è la questione sociale: autonomia e protagonismo sindacale, non come separatezza dalla politica, ma in rapporto dialettico con essa, capace di incidere sui processi sociali, e su quelli politici, in particolare a sinistra.

E' nota la nostra posizione sulla caduta di autonomia della Cgil, la mancanza di un progetto adeguato. La scelta di dar vita al suo interno all'Area programmatica dei Comunisti non nasce dalla semplice riproposizione di una nuova forma di pluralismo nell'organizzazione. La sfida e la proposta che si intende lanciare è in relazione al destino e ai rapporti all'interno della sinistra politica e tra questa, i movimenti e il sindacato: rifondare la Cgil come laboratorio originale di costruzione progettuale e di realizzazione di una strategia rivendicativa concreta che restituisca forza al movimento e alla lotta dei lavoratori. Ma solo una comune volontà politica tra Rifondazione e Pds può contribuire a costruirne le condizioni. Non si tratta di rieditare accordi tra correnti di partito, con diritti di veto o mediazioni realizzate fuori dalla Cgil; ma senza una scelta netta la logica del governo di maggioranza limita, se non addirittura esclude, la ricerca della sintesi tra diversi, risulta funzionale alle minoranze di testimonianza in cambio di qualche postazione "organizzativa", rende impossibile il protagonismo di un più ricco pluralismo nei gruppi dirigenti, tra gli iscritti e i lavoratori.

Bisogna riprendere strade già percorse nella fase più difficile e aspra delle divisioni dei partiti della sinistra e della loro collocazione rispetto al governo e contribuire, da sindacalisti comunisti e del Pds, a un dialogo a sinistra. Ciò non implica una delega dei partiti al sindacato dell'iniziativa e della rappresentanza della questione sociale; implica invece la costruzione di un rapporto dialettico positivo per il comune riconoscimento di ruolo che nella proposta la Cgil può giocare, e perché nessuno dei partiti la possa vedere, nei fatti, come lo "strumento" di uno dei due.

Questa è la proposta che avanziamo a Sergio Cofferati e all'insieme della Cgil, ma anche, come comunisti, ai militanti del Pds.

* vice segretario CdLt Milano


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