Il Sud e lo spirito del capitalismo europeo

DRAGO ANTONINO

OPINIONI

Il Sud e lo spirito del capitalismo europeo

ANTONINO DRAGO *

A UGUSTO GRAZIANI, sul manifesto di domenica 9 febbraio 1997, ha precisato con la consueta chiarezza la situazione della nostra corsa per entrare nei parametri di Maastricht. E alla fine ha posto una domanda cruciale. Mentre gli Usa, la Germania e la Francia hanno le carte economiche per determinare i rapporti di forza, l'Italia, che si sforza semplicemente di rientrare formalmente dentro certe strettoie statistiche, che cosa può far pesare sul piatto della bilancia dei rapporti economici veri, da potenza a potenza? A me sembra che una risposta ci sia, perché la si legge nei fatti che ormai ce la confermano sotto molti aspetti. Il nord Italia corre dietro Maastricht con la potenza della produzione industriale diffusa, che cerca di adeguarsi al massimo a quanto serve alla Germania. Come lo stesso Graziani indicava in un precedente intervento (sempre sul manifesto), questa è la forza economica di Bossi, tale da minacciare una secessione dal Sud straccione per essere funzionale all'economia tedesca. Ovviamente, il Sud non può economicamente e politicamente non vuole seguire questa politica; né ha una sua autonoma capacità di iniziativa, né economica, né politica. D'altra parte la politica del governo dell'Ulivo non ha fatto nulla per modificare questa spaccatura politica ed economica dell'Italia, neanche a Napoli, la città che più ha cercato di invertire la tradizione di malgoverno e che più facilmente può esplodere (la disoccupazione giovanile ormai si estende fino ai 35 anni con percentuali del 50-60 per cento). Il protagonismo dei sindaci del Sud non ha mai affrontato questo nodo. Piuttosto, Bassolino ha impostato energicamente una nuova politica: quella della sola immagine turistica e quella di siglare operazioni che hanno un referente internazionale ben diverso da quello di Bossi: invece che la Germania, gli Usa, che poi sono sempre la prima potenza mondiale e con la quale i meridionali hanno un cordone ombelicale. E gli Usa si sa che cosa vogliono dall'Italia; la sua posizione strategica nel Mediterraneo non ha uguali. Tanto più che di questi tempi vengono scacciati da paesi vinti nell'ultima guerra mondiale e da paesi del Terzo mondo (vedi le basi Usa nel Giappone e nelle Filippine) mentre anche la Spagna si è permessa di cacciare gli F-16 dal suo territorio.

Accecamento strategico

P ER CAPIRE il processo in cui siamo, basta tirare le somme dei vari insediamenti militari Usa già esistenti in Italia, più quelli che si stanno realizzando (e dei quali ci vengono date notizie a spizzico); il colossale investimento per la base di Sigonella, il porto di Taranto che diventa militarizzato al massimo grado (pur avendo i palazzi civili che lo sovrastano); e, da un mese, la notizia del quasi completato trasferimento (ignorato dai media) del comando Us Navy del Mediterraneo dentro l'aeroporto civile di Capodichino, assieme al trasferimento del comando Nato a due km di distanza, nel bel mezzo del Centro direzionale di Napoli. Il che significa che circa 5 mila militari insisteranno, bloccandola, sull'unica direzione di sviluppo economico di Napoli, per la quale negli ultimi 30 anni si sono investiti enormi capitali. I media (purtroppo anche il manifesto) hanno presentato questa operazione come una liberazione dell'area di Bagnoli, là dove la fantasia urbanistica si sbizzarrirà per creare mirabilie e dove ci sarà una zona turistica di primo ordine, con divertimenti assicurati (ma con quale sviluppo economico per la città?). Quest'ultimo episodio è emblematico dell'attuale programmazione di (mal)sviluppo per il Sud: ai programmatori civili lo sviluppo della società dei servizi, ai militari la gestione del territorio, indipendentemente da qualsiasi valore economico, culturale, urbano, nazionale, paesaggistico esso abbia (e, incredibilmente, senza tener conto dei pericoli ai quali i nuovi dislocamenti vanno incontro: terremoti, eruzione del Vesuvio in forte ritardo sui tempi medi, falda acquifera allagante il centro direzionale, contatto di gomito con una società civile che può creare intasamento viario, inquinamento da esplosioni di tracchi, copertura per atti terroristici o per atti militari di ritorsione. Questo è un chiaro segno di accecamento strategico degli Usa e della Nato, accecamento che si può spiegare solo con la loro attuale arroganza militare).

L'alleato fedele

A LLORA IL SUD Italia si sta qualificando come bastione degli Usa (e quindi anche dell'Europa, che quindi deve convenire alle richieste degli Usa di concedere uno sconto speciale all'Italia) per tutta l'area mediterranea, cioè per tutti i focolai di guerra di tre continenti; dalla ex-Yugoslavia, al Medioriente, all'Africa. Come non si può fare l'Ue senza la truce Turchia, così non si può fare l'Europa di Maastricht senza che l'Italia non abbia un suo posto d'onore, come alleato fedele degli Usa e suo partner militare privilegiato. Questa è la sicurezza di Prodi, che, difatti, sulle questioni militari non cede di un millimetro. Ad es., sull'obiezione di coscienza si comporta esattamente come tutti i governi socialisti: prima la riforma dell'esercito e della leva, poi la legge sull'obiezione di coscienza. La nazione che è stata "l'alleato fedele" dal dopoguerra ad oggi, in effetti cerca di rientrare nei parametri militari che gli Usa impongono (per compartecipare all'unica strategia che l'esercito Usa oggi si può permettere, quella dell'esercito professionale che gestisce una macchina bellica tecnologicamente superiore a qualsiasi altra); parametri militari che sono ben più rigidi di quelli economici di Maastricht (vedi la nostra spesa militare che è in crescita inarrestabile, nonostante tutte le crisi economiche nostrane). Anche se l'Italia ha un esercito tremendamente arretrato e che per di più è composto da personale infidamente (per gli Usa) cattolico ed ex-comunista, Prodi sa bene che, pur di assicurare gli Usa su questo terreno, l'ingresso a Maastricht è solo questione di un po' di buona volontà.

Allora nel futuro, mentre il Nord, con Bossi o senza Bossi, si sarà agganciato all'Europa e non potrà più lamentarsi politicamente, a noi del Sud, occupati militarmente e diventati "scudo umano" delle basi militari che preservano l'Europa dagli attacchi mediterranei, resterà un po' di spazio per sopravvivere col turismo (purché ce lo permetta una mafia che coi militari certamente raddoppierà). D'altronde noi del Sud, che non abbiamo capito lo spirito del capitalismo europeo, perché dovremmo beneficiare di una economia che non è stata mai la nostra?

*Comitato contro l'insediamento Nato e Us Navy dentro Napoli

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