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PIZZO ANNA

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Il ministro Livia Turco annuncia un provvedimento per depenalizzare del tutto il consumo di droghe

ANNA PIZZO - ROMA

D OPO LE SENTENZE della Cassazione dei giorni scorsi che, in coerenza con i risultati del referendum del '93, hanno allentato le maglie della repressione per i consumatori di eroina e di marijuana, ieri è intervenuto il ministro per la solidarietà sociale, Livia Turco, che ha annunciato di star studiando, con il guardasigilli Flick, le linee di un provvedimento per la depenalizzazione di reati connessi al consumo di sostanze stupefacenti.

A margine di un seminario sulle tossicodipendenze, organizzato a Napoli in preparazione della conferenza nazionale governativa che si terrà nel capoluogo campano dal 13 al 15 marzo, il ministro Turco ha detto che, accanto alla prevenzione e alla dissuasione, occorre una "netta, concreta e coerente depenalizzazione" in applicazione delle linee-guida del governo. Per Livia Turco è necessaria "una riflessione pacata", alla luce "del dato allarmante rappresentato dalla sempre maggiore popolazione carceraria, soprattutto giovanile, collegata al consumo di stupefacenti". Quanto ai contenuti del provvedimento, Turco ha detto che "c'è bisogno di una messa a punto molto precisa che sto facendo con il ministro Flick oltre che con i gruppi di lavoro degli operatori, attivamente coinvolti".

Si tratterebbe di un provvedimento di modifica dell'articolo 73 della legge Jervolino-Vassalli che il ministro Turco vorrebbe presentare alla conferenza. La responsabile del dicastero della solidarietà sociale ha aggiunto che, in ogni caso, non c'è nessun legame tra la depenalizzazione e la legalizzazione delle droghe leggere", precisando che "resterà deluso chi pensa che la conferenza di Napoli sia il luogo di un titanico scontro tra proibizionisti e antiproibizionisti".

Cattolici divisi

Anche il responsabile del Ceis, uno dei primi centri nati per il recupero e il reinserimento dei tossicodipendenti, don Picchi, coinvolto dal ministro Turco nella preparazione della conferenza, ha finalmente espresso in modo più netto che nel passato il suo orientamento sulla riduzione del danno e persino sulla questione della legalizzazione delle drogh leggere. Sul primo punto, don Mario Picchi, nel corso di un forum sul problema droga promosso dal mensile cattolico Jesus e che usciranno nel prossimo numero della rivista, (e al quale hanno preso parte anche monsignor Vinicio Albanesi e don Antonio Mazzi), ha detto di essere possibilista sulle strategie di riduzione del danno che, in questi anni, hanno diviso il mondo cattolico tra chi la riteneva una strategia di vita e chi, invece, la considerava una resa alla droga.

"La riduzione del danno, se ben intesa, non è una resa ma il suo contrario - ha detto il fondatore del Ceis - Se nasce dall'impegno coraggioso di stabilire una relazione positiva anche con coloro che, per vari motivi, non hanno voluto o potuto iniziare un cammino di liberazione dalla loro dipendenza, allora non posso che sostenere questo impegno per la vita. Si può certamente discutere se gli strumenti e i metodi oggi utilizzati siano validi o, in qualche caso, controproducenti.

Apertura delle comunità

Nel corso del forum, organizzato in previsione della prossima conferenza nazionale sulla droga, è stato sottolineato come, ad esempio, degli oltre 1.600 tossicodipendenti giunti in un anno a Torino a contatto con il Gruppo Abele, la metà non si era mai rivolta a un servizio pubblico. Secondo i dati emersi, i consumatori di hashish e marijuana sarebbero oltre i 3 milioni e la tendenza è in aumento e non solo tra i giovani.

Don Mario Picchi ha quindi affrontato anche il tema della legalizzazione dei derivati della cannabis, questione molto controversa e non solo all'interno del mondo cattolico: "Una legislazione equilibrata e ben articolata - ha detto aprendo uno spiraglio possibilista - può certamente aiutare ad affrontare seriamente questo problema, ma la mia opinione dipende sostanzialmente da cosa si intende per legalizzazione".

Perfino l'irriducibile don Mazzi ha usato parole di cauta apertura nei confronti della strategia di riduzione del danno, in passato mal vista dal sacerdote: "E' necessario - ha detto - chiarire alla gente che si tratta di un problema che riguarda una piccola fetta di popolazione di tossicodipendenti, che da moltissimo tempo fanno uso di droghe pesanti". Oscuro il senso delle sue parole, così chiarite da monsignor Vinicio Albanesi, responsabile della comunità di Capodarco: "Il rischio per chi non smette è altissimo - ha detto - Bisogna dunque porre attenzione alla diversità tra i due aspetti del problema: la legalizzazione riguarda un atteggiamento culturale molto diffuso tra i giovani; la riduzione del danno si pone invece sul versante di chi continua ad assumere droga pesante".

Nonostante i pesanti interventi del Vaticano dei giorni scorsi, sembra che dal mondo cattolico arrivino alcuni messaggi di apertura. Merito, forse, anche delle pressioni dei comuni che, seguendo l'esempio di torino, stanno proseguendo nell'approvazione di ordini del giorno favorevoli alla riduzione del danno e alla legalizzzione delle droghe leggere.

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