La parità divide, liti al ministero

PIZZO ANNA

La parità divide, liti al ministero

Berlinguer: "Quello che avete pubblicato sulla legge di parità non è il documento del ministro. Nella commissione ci sono posizioni differenti"

ANNA PIZZO - ROMA

T UTTO SOMMATO il ministro non sembra essersela presa troppo per la fuga di notizie sulla legge di parità che la commissione supersegreta da lui insediata sta preparando. Segno certamente che è persona di spirito, ma forse anche segno che non considera un dramma il fatto che i punti più spinosi in discussione nella commissione siano ora alla luce del giorno. Continua, tuttavia, nella linea del silenzio, e con qualche ragione: "Non esco su questioni politicamente delicate se non c'è il consenso del governo".Troppi suoi colleghi, in passato, dice, si sono bruciati per aver voluto anticipare questioni senza avere preventivamente guadagnato un consenso ampio. Lui, precisa, non si muove così. E poi è piuttosto occupato nel dibattito alla camera sul disegno di legge Bassanini che deciderà sull'autonomia.

Ministro, non ci dica se il documento è autentico o apocrifo, ci dica solo quali sono gli elementi in esso contenuti su cui è d'accordo.

Quel che è stato pubblicato non è un documento del ministro. I risultati del lavoro della commissione saranno pronti alla metà di marzo. Solo allora parlerò. E comunque, in commissione ci sono posizioni differenti su almeno due o tre punti, per cui il documento non impegna se non i firmatari.

Ci dica almeno se il documento conclusivo dovrà o no contenere il finanziamento statale alle scuole private.

Non ritengo che la questione se finanziare o no le scuole private faccia parte della disciplina sulla parità.

Ma proprio sul finanziamento, una delle poche voci laiche in commissione, Luisa La Malfa, ha dato le dimissioni.

Ho chiesto a Luisa La Malfa di ritirarle spiegandole che non si tratta di dire sì o no al documento, poiché il testo finale potrà benissimo contenere punti su cui c'è convergenza e altri su cui non c'è.

Quali altri elementi stanno creando problemi all'interno della commissione?

La discussione è accesa sugli insegnanti e sulle modalità di reclutamento. Ma, come ho già detto, non voglio esprimermi sulle mie diciamo così "preferenze" in merito.

Pensa che ci sia un nesso politico, cioè che i cattolici vogliano stabilire una sorta di "do ut des" tra la riforma degli ordinamenti e la legge di parità?

Non c'è alcun nesso se non il fatto che ambedue i temi fanno parte del programma dell'Ulivo. Quanto ai cattolici, mi auguro che non abbiano simili intenzioni.

Quanto alla riforma, lei sa che ci sono voci dissonanti, e non solo nelle opposizioni.

Finora sono state critiche soprattutto metodologiche, ma ci sono due mesi per discutere e mi aspetto che le obiezioni si manifestino in modo aperto e propositivo.

Siamo alla camera perché si discute di autonomia: pensa che il suo progetto vedrà la luce? E quali sono i problemi?

Spero che siamo in dirittura d'arrivo. quanto ai problemi, certamente credo che sarebbe un errore legare l'automia alla parità, come stanno facendo alcune opposizioni. Non si può surrettiziamente introdurre la parità dentro il progetto di autonomia. Quanto alla qualifica di dirigenti ai presidi, approvata in commissione, mi attengo alle decisioni della commissione.

Infine, parliamo di un altro argomento: in un'intervista a "Famiglia cristiana" lei ha detto che nella scuola "l'autorità fa cilecca". Il suo è un giudizio liquidatorio sulle occupazioni?

Il principio di autorità in famiglia e a scuola è certamente cambiato da quando io ero un bambino e la libertà ha fatto passi da gigante. Io sono fermo a Gramsci: si deve ricostruire un senso dell'autorità certo non con le flessioni né punendo la minigonna, che sono atteggiamenti impotenti e nocivi, ma bisogna dire che ci sono dei "no" nella vita. Insomma il concetto è che la mia libertà non può essere un danno per l'altro. L'occupazione è una forma di protesta legittima, ma se degenera in vandalismo o in prolungato abuso senza obiettivi politici, è un'altra cosa. Occorre definire meglio la sfera dei diritti degli studenti perché vengano meglio tutelati.

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