Lezioni di catechismo

PIZZO ANNA

Lezioni di catechismo

Convenzioni statali con gli istituti privati autorizzati doppie graduatorie per gli insegnanti che "optano" Istruzione aperta "ad apporti non più ghettizzati"

ANNA PIZZO - ROMA

L O HA DETTO tante volte: nella legge di parità non entrerà il finanziamento alle scuole private. Anche l'altra sera, alla trasmissione "Porta a porta", il ministro Berlinguer ha insistito: una legge "che disciplini le condizioni di equipollenza di trattamento tra tutti gli studenti, nel pubblico e nel privato" sì, ha precisato il ministro, ma il finanziamento farà parte di "una seconda fase della parità: prima si fissano le regole di comportamento e poi si aggredisce il problema del sostegno degli studenti, nel pubblico e nel privato".

Invece, come dimostra una bozza di documento sulla parità della commissione istituita presso il ministero e coordinata da D'Amore, le cose non stanno così: "Le scuole riconosciute come "paritarie" hanno diritto ad un finanziamento da parte dello stato correlato al "regime" prescelto e comunque legato al numero degli alunni frequentanti". Così, nero su bianco, nello schema di documento che il ministro voleva restasse segretissimo. Tanto che ieri si è affrettato a chiarire che "non esiste alcun testo di documento attribuibile alla commissione stessa". Il ministero precisa, inoltre, che la commissione "conta di ultimare i lavori e consegnare il testo al ministro alla prima settimana di marzo".

Offensiva cattolica

C'è tempo, dunque, fino a marzo per cambiare l'orientamento della commissione, a stragrande maggioranza formata da cattolici. Ma l'unica rappresentante "laica" nella commissione, Luisa La Malfa, presidente della Fnism, sembra aver gettato la spugna, e pochi giorni fa si è dimessa.

La situazione si è accelerata dopo la presentazione del progetto di riforma. Da quel momento, il Vaticano, la Cei e lo stesso Papa, hanno iniziato una offensiva a tutto campo: nessuna riforma senza legge di parità; nessuna legge di parità senza finanziamento alle scuole private. E, del resto, anche all'interno del partito di Berlinguer, il Pds, la questione è controversa: una parte è contraria, un'altra invece, e di peso, è assolutamente favorevole.

Cosicché il documento cerca di dare colpi a cerchi e a botti con questo risultato: si legge, infatti, che siccome "è crollato il monolitismo statalista che ha visto sorgere sulle sue rovine il mito dello "stato leggero", in alcuni casi estremizzato come "stato minimo", il suo posto, "nell'ambito dell'organizzazione economica è stato occupato dalla logica dell'economia di mercato con il riconoscimento a pieno titolo di soggetti diversi". Dunque, cade "la vecchia contrapposizione ideologica fra scuola dello stato laica e scuola privata cattolica".

Dopo un'analisi sommaria sul funzionamento dei sistemi europei, il documento precisa che anche l'Italia deve tendere a "un sistema educativo in cui pubblico e privato si integrino in un sistema unitario". Secondo la commissione, dare concreta attuazione all'articolo 33 della costituzione significa stabilire uno "scambio attraverso il quale la scuola privata si apre alla scuola di tutti e il servizio pubblico a sua volta fa spazio ad apporti non più ghettizzati". Dunque, un "sistema educativo integrato" basato su un "sistema di autonomie che valorizzi l'originalità degli apporti di cui sono capaci le singole unità scolastiche". Di questo sistema fanno parte "tutte le scuole dello stato, delle regioni, degli enti locali nonché quelle gestite da istituzioni private con personalità giuridica"; sono escluse "le scuole private che si propongono fini di lucro".

Convenzioni coi privati

Stabilito il nesso tra parità e finanziamento, il resto consegue: si stabiliscono "convenzioni", cioè "un "contratto" predisposto dal ministero" il cui schema indica "due diversi regimi, secondo i modelli adottati nei maggiori paesi europei, con differenti gradi di omogeneità rispetto alla organizzazione delle scuole statali". Cosicché le scuole private "ricevono dallo stato sostegni finanziari più o meno congrui, comunque strettamente correlati agli accertati bisogni di funzionamento".

Quanto agli insegnanti, i requisiti professionali devono essere uguali per tutti, "i criteri del reclutamento, invece, possono variare oppure essere analoghi". Tre le opzioni avanzate: concorsi per cattedre delle singole scuole come quelli per l'università; chiamata nominativa da parte dei gestori delle scuole private, indipendenti da merito e graduatorie; doppie graduatorie provinciali, una per gli insegnanti disponibili solo per prestazioni nelle scuole pubbliche e una per insegnanti disponibili anche nelle private.

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