"Nel 2000, un Natale palestinese a Betlemme"

CRISTIANO RICCARDO

"Nel 2000, un Natale palestinese a Betlemme"

Intervista al presidente dell'Autorità palestinese Yasser Arafat, ricevuto ieri a Roma dal papa, dal governo italiano e dal presidente della repubblica Oscar Luigi Scalfaro

- RICCARDO CRISTIANO

A NCORA RICORDO con quanto piacere appresi, sotto le bombe a Beirut, che la nazionale italiana mi aveva dedicato la Coppa del Mondo che aveva appena vinto. E' un vecchio idillio quello che ho con il vostro Paese. Mi aspetto molto dall'Italia".

Yesser Arafat sbarca a Roma e riempie di apprezzamenti e manifestazioni d'affetto il Bel Paese, ma corre subito in Vaticano. L'incontro con il Papa e con i cardinali Tauran e Sodano è l'obiettivo principale della sua visita. E sembra che tanta aspettativa sia stata corrisposta. Fonti palestinesi infatti affermano che il papa avrebbe detto al leader palestinese che al Giubileo del 2000 non si può giungere con la questione di Gerusalemme irrisolta e con Betlemme stretta in un cerchio soffocante come oggi.

La Palestina, avrebbe detto il Papa, deve trovare una soluzione stabile e duratura prima del 2000. L'affetto di cui il Papa avrebbe ricoperto Arafat, secondo i palestinesi, deve esserci in effetti stato, se Arafat, prima di recarsi da Prodi e Dini per i colloqui ufficiali con le autorità di governo, ci ha detto con gli occhi scintillanti; "ho invitato Sua Santità a venire a Betlemme a celebrare il Natale, il giubileo, i 2000 anni del nostro Gesù Cristo. Il Santo Padre ha accettato l'invito e sono sicuro che verrà.

Presidente Arafat, l'anno scorso però Betlemme era ricca di addobbi, una prima volta scintillante per il Natale a Betlemme senza occupazioni israeliana. Appena 365 giorni a Betlemme non ha neanche i soldi per pagare le luminarie, per illuminare un Natale che sembra proprio buio. Perché?

Per l'assedio, l'assedio israeliano che strangola le nostre città. Questo assedio ci costa quotidianamente 11 miliardi di lire, per un popolo che esce da quasi trent'anni di occupazione è un prezzo enorme. E allora noi abbiamo deciso di digiunare per trovare i soldi e consentire a Betlemme di avere, di celebrare un Natale degno, decoroso".

In un recente dichiarazione gli Stati uniti dopo aver chiesto a Israele di moderare la politica di colonizzazione della Cisgiordania hanno chiesto anche a lei di accettare un'intesa con Hebron con Netanyahu anche se non pienamente rispettosa degli accordi già firmati. Come valuta il nuovo Clinton?

No guardi c'è una differenza, una profonda differenza tra quanto ha detto il presidente Clinton e quanto ha detto il Dipartimento di Stato americano. Clinton, e lo ringrazio, ha ribadito la sua determinazione a procedere sulla via dell'applicazione degli accordi di pace che per altro sono stati firmati sotto i suoi occhi nel giardino della Casa Bianca. Il presidente ha chiaramente confermato la sua fedeltà a quegli accordi e di questo i palestinesi gli sono grati. Poi però, abbiamo letto con sorpresa e stupore la dichiarazione del Dipartimento di Stato (per bocca del segretario di stato uscente Warren Christopher ndr) che confligge apertamente e profondamente con la politica del Presidente Clinton".

Yesser Arafat non nomina la signora Albright ma il tono e il senso delle sue parole appaiono evidenti; tra i palestinesi la nuova responsabile della politica estera americana non corre buon sangue, e negli ultimi passi della gestione Chrstopher Arafat percepisce una preoccupante evoluzione politica.

Un'evoluzione che apre a Netanyahu, alle sue richieste di modifica delle intese già firmate tra israeliani e palestinesi. Così il leader palestinese, tradizionalmente assai cauto e attento di non irritare gli americani, fa capire che i problemi del Medio Oriente rischiano di aggravarsi poiché lui alla Albright non potrebbe concedere nulla di più di quanto già concesso ai suoi predecessori.

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