Cronaca di una intesa

ELIA LEOPOLDO

Cronaca di una intesa

Leopoldo Elia

S ULL'ISTITUZIONE della bicamerale abbiamo raggiunto un'intesa in cui si riscontrano punti di vantaggio e punti molto più opinabili. Tra i primi c'è il rifiuto di un'assemblea costituente, che sarebbe stata una vera rottura con la continuità dell'ordinamento repubblicano. Grosso modo, la via parlamentare è stata mantenuta. Certo, noi avremmo voluto che venissero conseguiti anche altri obiettivi che invece - lo diciamo senza nascondere o ammorbidire nulla - non è stato possibile raggiungere perché l'opposizione ne ha fatto una condicio sine qua non per la propria collaborazione.

Quando noi abbiamo votato l'ordine del giorno che parlava di uno o più progetti come esito dei lavori della bicamerale, intendevamo che questi progetti avrebbero portato a più votazioni con la maggioranza assoluta finale e eventualmente a due o tre referendum. Questo non è stato possibile perché si è detto che la dizione "uno o più progetti " vale per la discussione ma non per la votazione finale. Così si è arrivati a escludere più referendum pervenendo al referendum unico. Si scontravano quindi due impostazioni. Io aderivo a quella che parte dal presupposto che la forma di stato federale è compatibile - come ci dimostra l'esperienza - sia con la forma di governo parlamentare in tutte le sue versioni, anche diverse da quelle assembleari (tedesca, cancellierato; spagnola, presidente di governo, inglese, primo ministro), sia con forme di governo presidenziali (Usa, America latina). Avrei preferito che da questa esperienza di diritto comparato derivasse la possibilità di mettere l'elettore in condizione di scegliere fra una soluzione federale o non, e, nella forma di governo, fra una soluzione a cancellierato o di altro tipo. Il referendum sul "pacchetto" invece diminuisce la libertà di scelta dell'elettore. Perché l'elettore dovrebbe scegliere anche il federalismo, se è favorevole solo alla forma di governo di cancellierato?

Avevamo una splendida occasione per graduare questa fase di transizione in cui c'è certamente una deroga all'art.138, ma una deroga che ne fa salvi i principi e le garanzie fondamentali. Erano previsti infatti una maggiore possibilità di scelta da parte dell'elettore, un criterio di omogeneità rispondente alla giurisprudenza della Corte costituzionale, la possibilità di chiarire meglio all'elettore le poste in gioco. A questa ratio si è opposta quella della omogeneità del progetto, affermando che la forza dell'esecutivo nella forma di governo poteva essere graduata in relazione alla scelta che si faceva sul piano della forma federalista dello stato. Indubbiamente ci sono ragioni a sostegno di questa opinione, anche se io continuavo a ritenere che gli altri motivi fossero prevalenti.

Il problema successivo era se si potesse passare dal referendum facoltativo a quello necessario. Anche in questo caso c'erano ragioni pro e contro. La via parlamentare è indubbiamente rafforzata dal congegno attualmente previsto dall'articolo 138, perché la volontà di evitare il referendum raggiungendo il quorum dei due terzi per l'approvazione delle riforme in aula stimola la ricerca delle intese. D'altra parte, la complessità delle riforme che si vanno ad affrontare possono senza scandalo convincere che l'intervento popolare sia in qualche modo necessario. E' prevalso, anche nel mio partito, il giudizio che le garanzie essenziali del 138 sarebbero state conservate anche in questa versione derogatoria (maggioranza assoluta in aula, referendum confermativo).

Con tutto ciò, però, siamo molto rispettosi dei travagli - che abbiamo condiviso - emersi dagli interventi dei senatori Salvato e Senese. Ma vorrei rassicurare la senatrice Salvato che, almeno per quanto riguarda noi, non vi è stata alcuna compromissione nel merito delle soluzioni da adottare, stando agli incontri fra i capigruppo della maggioranza. Dovrei dire anzi che, mentre fino a qualche tempo fa l'onorevole D'Alema diceva che bisognava ripartire dal "lodo Maccanico", oggi constatiamo con piacere che mette sullo stesso piano anche il famoso "Fisichellum", che non sarà un lodo ma è una proposta molto più elaborata e approfondita.

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