S IN DAL 1979, QUANDO l'invasione vietnamita rivelò al mondo intero ciò che era accaduto in Kampuchea Democratica nei tre anni precedenti, Pol Pot è divenuto nell'immaginario collettivo il "maniaco genocida", "l'Hitler degli anni Settanta", vanificando così ogni tentativo di critica analitica tendente a capire il comportamento assunto da un'intera classe politica al potere. La storia chiederà sempre conto del passato e su questo base costruirà il futuro di un popolo.
Jean Lacouture in "Cambogia, i signori del terrore" (Sansoni editore, 1978, pg.9) scrive: "...la storia produce degli Hitler e degli Stalin. Ma non per caso. Il nazismo e lo stalinismo e il sistema schiavistico imposto al popolo di Cambogia dal 17 aprile 1975, sono anche, seppur non solo, i frutti spaventosi di sequenze storiche dove trovano posto sia lo zarismo e il trattato di Versailles, sia la colonizzazione e il saccheggio della Cambogia a opera di Richard Nixon e di Nguyen Van Thiéu.
Possiamo non essere interamente d'accordo su questa dichiarazione, ma occorre riconoscere che Lacouture è stato uno dei pochi intellettuali che ha saputo ed ha avuto il coraggio di analizzare scientificamente il percorso che ha condotto Pol Pot e parte (sottolineo parte) dei khmer rossi a compiere scelte politiche e umane così drastiche. Oggi, la notizia della morte di Saloth Sar e l'ottimismo che ne è scaturito negli ambienti locali e internazionali, rischia di far ricadere non solo i cambogiani, ma anche gli osservatori stranieri negli stessi errori di valutazione degli anni Ottanta. L'atmosfera di euforia che inevitabilmente si respira a Phnom Penh dagli oppositori più accesi dei khmer rossi, non fa presagire nulla di buono per il futuro. Pol Pot e la fazione comunista che si raggruppa attorno alla sua figura, rappresentava pur sempre una figura contro cui confrontarsi, specialmente nelle menti dei giovani, coloro che non avendo vissuto gli anni di Kampuchea democratica, si sentono attratti dalla purezza ideologica e dall'"onestà" mostrata dai khmer rossi nelle zone rurali da loro governate. Viceversa, Phnom Penh non è mai riuscita a ottenere quella pace promessa a più riprese prima dai carri armati di Hanoi, poi dal governo filovietnamita di Llun Sen, dalle Nazioni unite e, oggi, dal governo filoccidentale di Ranarridh Sihanouk. La classe politica cambogiana che ha sostituito i khmer rossi al potere, non ha mai raggiunto una credibilità popolare su vasta scale e la situazione è decisamente peggiorata dopo la partenza dell'Onu nel 1994.
La corruzione, il traffico d'armi, di droga e di prostituzione infantile che vede coinvolti moltissimi politici e ricchi uomini d'affari locali e non, ripropongono in modo drammatico il confronto col passato. Neppure gli ingenti aiuti dei ricchi paesi capitalisti asiatici e occidentali sono riusciti a far crollare i tanti primati negativi che il governo "democratico" di Ranarridh Sihanouk e Llun Sen hanno concesso al paese. E se le mancanze politiche, economiche, sociali della classe dirigente prima venivano celate addossando la colpa all'onnipresente "Pol Pot e i suoi banditi", oggi la sua morte può creare uno spaventoso vuoto. E' per questo motivo che, molto probabilmente, i khmer rossi non spariranno dalla scena politica della Cambogia: essi sono di vitale importanza per Phonm Penh, in quanto la loro esistenza garantisce aiuti a profusione.
L'unica tacita condizione imposta dai dirigenti cambogiani è che gli oppositori se ne stiano lontani dal parlamento e, se possibile, dalla capitale. Così i giornali che, rispecchiando fedelmente il sentimento popolare, sostengono la necessità di un dialogo con i Khmer rossi ed un loro intervento nella direzione del paese, vengono censurati, chiusi ed i giornalisti picchiati, imprigionati o addirittura uccisi. Anche in questo senso la morte di Pol Pot potrebbe giocare un ruolo importante nel prossimo futuro: le accuse principali addotte alla censura erano, fino a ieri, che gli articoli contrari al governo erano dettati da Pol Pot per creare il caos nel Paese e riconquistare il potere. Ma anche tra i khmer rossi si creerà una certa tensione. Tutti si chiedono chi sarà il successore di Saloth Sar. Ufficialmente nessuno, dato che da diversi anni il leader aveva annunciato il suo definitivo ritiro dalla vita politica. Ufficiosamente, però, Pol Pot non ha mai abbandonato le redini della leadership. Attenti studiosi dalla vita cambogiana puntano il dito sull'attuale Numero 2 della dirigenza comunista: Son Sen, ma c'è chi vede un possibile inserimento di Ta Mok. Entrambi sono considerati appartenenti all'ala dura della fazione, reduci dall'esperienza di Kampuchea democratica ed indicati come i principali responsabili dei massacri degli 800.000 cambogiani uccisi durante il triennio '75-'78.