POL POT Un'epoca nella psiche cambogiana

PESCALI PIERGIORGIO

POL POT Un'epoca nella psiche cambogiana

P. PES. - L'ultima foto che ritraeva Pol Pot l'ho vista tre anni fa nelle mani di Ieng Sary, uno dei leader dei khmer rossi, in una intervista che gli feci nei pressi di Stung Treng due anni fa, vicino al confine con il Laos. In quella fotografia molto recente a giudicare dalla brillantezza dei colori e al buono stato della carta, un uomo robusto, con il viso sorridente e i capelli brizzolati accarezzava una bambina di 7-8 anni: sua figlia avuta dalla seconda moglie, a quanto mi disse allora Sary. Ricordo ancora le parole con cui l'ex ministro degli esteri si accomiatò: "I nemici di Kampuchea democratica lo hanno già dato per morto diverse volte e in diversi posti: a Bangkok, Pechino, a Pailin, ma inevitabilmente Pol Pot "risuscita"". Poi ridendo concluse: "Vedi, sono proprio loro che lo rendono un "dio" agli occhi della gente". Ma le notizie che sono giunte nelle redazioni dei giornali nella giornata di ieri sembrerebbero giustificare una maggiore attendibilità rispetto a quelle arrivate in tutti gli anni precedenti.

Anche se la Repubblica popolare cinese, la nazione che più di tutte ha appoggiato Pol Pot durante gli anni della rivoluzione e sino alla fine degli anni '80 nella gestione del suo potere cruento, si ostina a ripetere di "non avere alcun comunicato in merito", il corrispondente della "France press" a Aranyaprathet, quindi vicinissimo al luogo dell'avvenimento afferma che il vice comandante della 320sima divisione dei khmer rossi lo avrebbe informato di stare per recarsi a Phnom Malai, una cittadina a pochi chilometri dal confine thailandese per presenziare ai funerali del 68enne leader carismatico. Se confermata, la dichiarazione dell'ufficiale porrebbe una seria credenziale all'informazione data dall'agenzia francese perché sarebbe la prima volta che un alto dirigente militare delle forze khmer rosse ammette apertamente la morte di Pol Pot, il quale anche dopo il suo annunciato ritiro dalla politica, avrebbe continuato a condurre seminari di scuola di pensiero riscuotendo consensi tra i guerriglieri comunisti. Anche il volubile Sihanouk, dopo essere stato messo a conoscenza da parte dei servizi segreti cambogiani, thailandesi e britannici della scomparsa di Pol Pot (secondo loro stroncato dalla malaria) si sarebbe sbilanciato dicendo che finalmente la Cambogia avrà "un futuro più roseo". Pol Pot, il cui vero nome Saloth Sar, dal 1980 non aveva mai rilasciato interviste, nonostante avesse ricevuto offerte anche di 500mila dollari da televisioni statunitensi. Salito al potere in Cambogia il 17 aprile 1975, dopo 12 anni di lotta condotta nell'impervia foresta indocinese, guidò il governo di Kampuchea democratica fino al 7 gennaio 1979, quando le truppe vietnamite rovesciarono il suo governo. La sua figura e le sue gravi responsabilità su quanto accaduto durante questi tre anni e mezzo di potere sono rimaste talmente impresse nella psiche del popolo cambogiano che si tende a identificare questa intera epoca col nome di Samal-a-Pot (l'era di Pol Pot).

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