OPINIONI
P ARTIAMO dall'operazione alta velocità e consideriamola anche un passe-partout che mette Fs oggettivamente nella condizione di proporre una sua pianificazione urbanistica, imperniata sulla valorizzazione delle proprie aree dislocate lungo i nuovi assi di penetrazione ferroviaria in città. Non vi sarebbe nulla di male se l'interlocutore di Fs fosse un'amministrazione interprete nelle prerogative che le spettano, capace di guidare la contrattazione con una propria articolata idea degli obiettivi pubblici da ottenere, dotata di cultura della pianificazione, guidata da un progetto di città collettivamente condiviso. E questo, a Roma, purtroppo non è. Come ognuno sa per averlo compreso o per averlo appreso dall'assessore all'urbanistica Cecchini: pianificar facendo. Moderna parafrasi del tradizionale laissez faire .
Dunque - come andiamo affermando dal 1984 - un soggetto forte su tutti, Fs, si propone come protagonista ufficiale della pianificazione urbana. E coerentemente, rispetto alla forma di ente privato, commisura i suoi progetti non a migliore soluzione ma all'obiettivo indicato dal proprio consiglio di amministrazione, ovvero il massimo della redditività. In questo solco procede la massiccia realizzazione di alloggi in costanza di decremento della popolazione; la proliferazione dei centri commerciali nonostante la saturazione dei bacini di utenza; la previsione di centri direzionali in presenza di un'offerta già sovrabbondante.
Dal canto suo, l'amministrazione comunale si fa interprete dell'interesse del privato nelle modalità di offerta di beni scarsi quali il verde e i servizi: questi potranno essere conseguiti da periferie e borgate solo grazie ai cosiddetti programmi di riqualificazione che, lungi dal rispettare l'etimologia, prevedono aumenti di tubature residenziali e commerciali in misura anche superiore al 100. Scelte non determinate dai principi-guida del recupero e della manutenzione, concetti che inciderebbero sugli utili. Nel vuoto di idee, di politica e di capacità amministrativa trovano posto gli attori delle scorribande urbanistiche di sempre: Caltagirone, Mezzaroma, Gianni & C. operano quanto prima, ma in un clima infinitamente più tranquillo. Le oche del Campidoglio, che sino a ieri starnazzavano nel cortile per segnalare questa o quella speculazione, oggi hanno indossato l'aplomb dell'amministratore infallibile e, dall'interno del Campidoglio, cambiano le carte in tavola e forzano le regole a vantaggio di chi non le ha mai tollerate.
E l'anello ferroviario non si chiude...
P
ANTANELLA non è un caso isolato. Molte altre sono state le occasioni che hanno chiarito il copione in mano alla giunta. La riproposizione della variante di salvaguardia Carraro-Gerace, con un misero incremento di tutela del 2, l'insistenza cieca per le edificazioni di Tormarancia, l'asserita intangibilità dei complessi privati che aggrediscono Veio e la valle dei Casali hanno fatto giustizia delle aspettative ambientaliste. Un nuovo ciclone di edilizia popolare ha compromesso gran parte delle residue aree agricole; con buona parte del parco dell'Agro o di quei 17 parchi promessi, vantati nei discorsi e nella propaganda e mai istituiti. Le grandi ricchezze archeologiche di Casal Bianco sono state ridotte alla dignità di cocci per aver trovato sulla loro strada i finanziamenti alle cooperative edilizie. L'aumento dell'offerta di verde urbano e la sua integrazione con l'agro e i corsi d'acqua hanno fatto posto alla privatizzazione di 75 aree riconvertite a strutture commerciali con annesso giardino. Sulla caduta del mito del falso scambio di utilità (chiusura dell'anello ferroviario contro valorizzazione delle aree e degli immobili Fs), parla per noi la relazione dell'Agenzia per il Giubileo: "Tra le opere che già oggi non risultano completabili entro il 1999 si segnala la chiusura dell'anello Fs a nord (Vigna Clara-Nomentano)". Clamorosa smentita del documento del comune di Roma sul bilancio del primo anno di attività della giunta: "Uno degli impegni più importanti presi dal sindaco in campagna elettorale - la realizzazione del cosiddetto anello ferroviario - è stato mantenuto".
Comprendano i comitati, i lettori, i capaci di una decisa reazione civile che, di fronte a una manovra così articolata, non si possono condurre separatamente le proteste per Pantanella, Casal Bianco e Tormarancia. Siamo, però, difronte a un problema che non è solo urbanistico; è questione evidente di democrazia, di ingerenza dei grandi gruppi nelle scelte la cui qualità e efficacia condizioneranno la vita della cittadinanza. Perché non è scritto da nessuna parte che gli interessi particolari dei consigli di amministrazione siano compatibili con i bisogni dell'intera collettività.
* Associazione "Verdi ambiente e società"