E i giovani vanno a destra

FINZI ROBERTO

E i giovani vanno a destra

Roberto Finzi

L A FASE è difficile, non c'è dubbio. I problemi nuovi ed enormi, chi ne dubita. E tuttavia non riesco a non essere stupefatto del fatto che un'indagine sull'intenzione di voto dei giovani bolognesi fra i 15 e i 26 anni - commissionata dal Pds della capitale rossa d'Italia - ci dica che il 30 per cento di loro voterebbe oggi per Alleanza nazionale. Se ho ben inteso, i dirigenti del partito, preoccupati, vi

intravedono un distacco dalla politica che si allontana da loro, come ha dichiarato Renzo Inbeni, ex segretario della Federazione del Pci, ex sindaco della città, oggi vicepresidente del parlamento europeo. Può darsi abbia ragione: lui, di certo, ha letto l'indagine completa, io solo quanto hanno riportato i giornali. Eppure a me pare che, invece, i risultati non indichino un distacco, ma una scelta robusta (e spero non nerboruta). Dietro di essa emerge un altro dato forte: il bisogno di un'identità chiara e ben definita. Non a caso fra il 60 e il 70 per cento degli intervistati hanno dichiarato che le istituzioni in cui hanno maggiore fiducia sono polizia, magistratura, carabinieri. Come dire: un bisogno di stato come bisogno d'ordine e sicurezza. La sinistra, "moderna" sin che si vuole, è, al contrario, bisogno di dubbio, di critica, di mutamento.

Non c'è spazio, né sarei in grado forse, di rispondere in modo compiuto al perché di questo neoconservatorismo dei giovani. Ma qualche domanda sale alle labbra.

La scuola e il rock

Lavorare per i giovani e con i giovani: non è che spesso si sia dimenticata l'indicazione preziosa di Piero Gobetti (un "fantasma", purtroppo, in quest'orgia di corse al liberalismo) secondo cui occorre essere con i giovani ma non giovanilisti? Come dire, ad esempio, che è decisivo porre al centro la scuola assai più che il rock. Reazionario? No, sono convinto che ci sono sempre - e tanto più oggi, anche perché le vacche sono magre - scale di priorità. In un duplice senso: immediato, e di prospettiva.

Si dirà: e il linguaggio? La possibilità di comunicare? Dovrei concludere è più moderno e giovanile - o almeno di eguale capacità comunicativa - quello delle questure che il piano giovani del comune di Bologna (anche se Vitali ottiene un ottimo gradimento)?

Bisognerà riflettere, ancora, sul deserto che anche il Pds ha contribuito a creare intorno alla "prima" repubblica e ai valori fondanti della sinistra italiana. Un episodio: quando Fini fece la nota dichiarazione - mai ritirata - sulla statura di Mussolini statista prima dell'emanazione dei provvedimenti razzisti del '38 ebbi la balzana idea di mandare un pezzullo all'Unità in cui ricordavo che fondante, in teoria e nella pratica, del fascismo era il valore della violenza. Di modo che il ventennio non solo era stato caratterizzato dalla violenza iniziale, dall'eliminazione (che è violenza) di ogni libertà politica, ma pure aveva condotto l'Italia a un decennio ininterrotto di guerre. Era, mi pareva, un modo serio non tanto per ribattere l'opinione di Fini, ma per mettere qualche decisivo paletto in un senso comune dilagante che non sapeva più distinguere e perciò capire le differenze. La fine, scontata, di quelle paginette poco importa.

Siamo al punto che a me pare più angoscioso. Tutti presi da simbologie arboree i dirigenti del Pds non sanno o hanno dimenticato i rudimenti d'arboricoltura: le piante possono essere potate, anche con molta energia, ma stando ben attenti a non recidere le radici. E anche gli innesti sono operazioni vitali, e che danno frutti meravigliosi, se fatti con la dovuta perizia.

L'innesto di Prodi

Prodi, da quanto dice, sembra averlo compreso. Nell'innesto da cui trae linfa l'Ulivo mette ogni volta al primo posto un modo di rapportarsi con la gente che del movimento operaio - pardon, della sinistra - è stato sempre patrimonio: discutere, capire, organizzare, fare sentire protagonisti, misurarsi con ognuno e con tutti.

E la sinistra? Ha perso un poco di questo metodo di lavoro. Anche in Emilia. Molto c'era e c'è da innovare. La direzione però non è quella del "pensiero unico" che pervade il linguaggio, le scelte, le teste dei dirigenti del Pds, in particolare dall'Emilia. Sarebbe invece necessario percepire le sfide e le contraddizioni nuove che la realtà pone. Che, di certo, non si risolvono con l'ingegneria istituzionale. Per questo nelle nostre radici c'è ancora nutrimento. Cosa significa il fatto che Gramsci dica tanto in tante parti del mondo e in Italia quasi nulla?

Perché qui, nella regione rossa per antonomasia, più che altrove si sente il respiro corto? Per via, di certo, di "una grande storia" e di risultati ancora oggi vitali. Sembra infatti che qualcosa di profondo si sia perso. Nel suo Viaggio in Italia della metà degli anni '50 Guido Piovene - in apprensione, da buon conservatore, del prevalere nella regione dell'"estrema" - si chiedeva "perché l'Emilia è travagliata da una specie di grave insoddisfazione perpetua che la rende, con la Toscana, la più preoccupante delle regioni". Ecco, l'Emilia oggi è soddisfatta. Ne ha ben donde: il suo modello ha trionfato nel nord-est, se ne parla nel mondo, lo cita persino Clinton. Così, ha detto di recente Vitali della città che amministra, Bologna, "la città fatica ad assumere tutta insieme il bene comune e l'interesse collettivo come criterio-guida, anziché ciò che va a vantaggio di una singola categoria o di un singolo gruppo". Che è una diagnosi drammatica - a ben vedere - per una città in cui, in libere elezioni, dal 1914 la sinistra ha sempre vinto.

Se così è, dietro il bisogno di sicurezza i giovani inviano forse un messaggio, anche angoscioso, d'insoddisfazione. E quindi chiedono alla sinistra di cambiare. Un buon punto d'avvio per riprendere contatto con loro. Solo che ci si pensi, senza patetici giovanilismi.

* professore di storia economica

Supporta il manifesto e l'informazione indipendente

Il manifesto, nato come rivista nel 1969, è sinonimo di testata libera, indipendente e tagliente.
Logo archivio storico del manifesto
L'archivio storico del manifesto è un progetto del manifesto pubblicato gratis su Internet e aperto a tutti.
Vai al manifesto.it