Se la discendenza resta l'ultimo tabù

DEIANA ELETTRA

OPINIONI

Se la discendenza resta l'ultimo tabù

GIUSI AMBROSIO, ELETTRA DEIANA **

L E TECNICHE di riproduzione assistita (Tra) si vanno diffondendo in un contesto caratterizzato da rapidissimi mutamenti che investono, oltre la dimensione individuale e l'ordine pratico, gli assetti sociali e simbolici, il senso profondo ancestrale delle cose, le dinamiche dell'inconscio e dell'immaginario sociale. Il passaggio di fase interroga e ridefinisce in forme inedite, a volte angoscianti, senso e possibilità dell'essere madre e padre, appartenenze parentali, discendenza finale; chiama in gioco indirizzi della ricerca scientifica e ruolo del potere medico, formazione di un mercato attraversato o gestito secondo la logica del profitto. Il dibattito che si è aperto appare inficiato dalla supposizione di uno scandalo che, alimentato dai mass media, incombe sull'immaginario collettivo. Noi intendiamo farlo a partire dalla libertà femminile e insieme da una critica radicale di quella dicotomia natura/cultura che tanto peso negativo ha esercitato nella storia sociale e simbolica e che ci sembra attraversi anche l'attuale dibattito sulle Tra, impedendo la ricerca di soluzioni accettabili e di senso condiviso.

I mass media diffondono con enfasi notizie sui "casi" limite: tutto tende a ruotare intorno all'eccesso, la "sregolatezza" del desiderio femminile. Difficile indagare e tanto più giudicare desiderio e sofferenza che derivano non puramente dal "bisogno" biologico di un'esperienza ma anche dalla relazione primaria con la madre, dal valore culturale e di riconoscimento sociale connesso alla maternità e anche alla specularità al desiderio maschile di paternità. Il rispetto del limite richiesto alle donne vorrebbe che il desiderio si collocasse tra languore e sospiro, cioè nel campo della rinuncia. Il desiderio femminile vissuto consapevolmente per l'autorealizzazione è eccesso, scandalo. Il desiderio maschile ha sempre infranto norme naturali e sociali, regole e convenienze, e così facendo ha prodotto discendenze, genealogie, religioni, civiltà. Le mitologie della cultura occidentale narrano di divine discendenze realizzate fuori dalle tradizionali regole biologiche e dal rapporto di coppia. L'ossessione patriarcale di assicurarsi la discendenza oltre il corpo femminile, ha ridotto questo a inerte contenitore del maschile desiderio dell'immortalità. La possibilità di superare il limite naturale per gli uomini era opera "sovrannaturale", da parte delle donne "innaturale". La norma per gli uomini è la sottomissione della natura, per le donne la sottomissione alla natura. Ma di quale natura parliamo noi umane/i che nel nostro essere siamo segnati da un intreccio natura/cultura, corpo biologico e corpo tecnologico, corpo nudo e vestito, corpo anatomico e simbolico, corpo come memoria, storia, mappa dell'esistenza...

Un discutibile primato della natura

L A SACRALIZZAZIONE della natura, invocata per la procreazione, dovrebbe coerentemente opporsi a ogni terapia della sterilità. Negli ultimi anni mass media ed esperti hanno contribuito a creare allarme sociale, talora una vera e propria angoscia identitaria, e posto l'urgenza di una norma regolativa: si mette l'accento sulle oscure dinamiche identitarie di chi nascerà grazie alle Tra e sullo scardinamento dei modelli di genitorialità. Ancora il richiamo è alla natura come fondativa dei rapporti affettivi. Si dimentica il valore riconosciuto alla genitorialità per adozione; si dimentica come fino alle soglie dei nostri giorni, la società occidentale ha assorbito e sanato la pratica delle discendenze illegittime e dei figli abbandonati: ruote e orfanotrofi sono stati un pezzo costitutivo della società moderna.

La libertà femminile e l'assunzione di responsabilità nelle scelte procreative sono l'evento veramente nuovo nella nostra storia sociale. E' possibile individuare il rischio di una nuova forma di subordinazione femminile al potere materiale e simbolico maschile che, tramite il potere medico scientifico, verifica la possibilità di dare la vita oltre il corpo femminile e che, nel codice di autoregolamentazione, ha preteso di definire la norma "sociale" che sanciva la legittimità di un evento procreativo: coppia stabile in età feconda, famiglia tradizionale versione tecnologica. Sulle Tra l'attività legislativa di tutela della salute psicofisica dovrebbe rivolgersi alla regolamentazione dei centri: dovrebbero essere obbligati a informare su tecnologie, modalità di intervento, risultati. La coscienza del desiderio e la consapevolezza delle modalità della sua realizzazione potranno far sì che l'unità corpo-mente delle donne non sia sconvolta, ma rappresenti un percorso praticabile nella realizzazione consapevole con sé e con l'altro/a, nel concepire e mettere al mondo, nutrire e dare parola.

* del Centro differenza/comunismo

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