Per discutere di guerra e di pace militarizzata

BARBIERI DANIELE

Per discutere di guerra e di pace militarizzata

Si conclude oggi a Bologna il convegno sulla ex Jugoslavia. Ma la guerra è il tema anche di un'altra iniziativa: martedì il gruppo "Giolli" mette infatti in scena un teatro-forum sui conflitti

- DANIELE BARBIERI

C HI PRODUCE, sperimenta e commercia le armi che uccidono? Chi le vende in barba a ogni embargo? Al "Meeting regionale per la pace nell'ex Jugoslavia" ieri pomeriggio Achille Lodovisi, Angelo Cavagna e Antonio Ghibellini (dell'osservatorio regionale sull'industria bellica) ci hanno raccontato che volti hanno questi tranquilli assassini in guanti bianchi.

Oggi il convegno si chiude - nell'aula magna della Regione, via Moro 30 - raccontando 4 anni di volontariato fra emergenza e politica, le prospettive di una "pace militarizzata" e gestita da regimi costruiti sull'odio (dalle 9,30) e tornando sulla decisiva questione dei disertori (alle 16,30). Stamattina vale la pena di ascoltare le proposte dell'assessore Gianluca Borghi, gli scenari analizzati da Stefano Bianchini e da Bozidar Stanisic "di professione scrittore obiettore". Nel pomeriggio dibattito con Aluisi Tosolini (direttore di Alfazeta), Albino Bizzotto (Beati Costruttori di Pace), il disertore Vladimir Dukic e Giulio Marcon (Assopax) intorno al nodo degli obiettori e renitenti: come si comporteranno i falchi serbi e croati nei confronti delle migliaia di persone che hanno rifiutato d'imbracciare le armi per uccidere i loro amici e fratelli? Dobbiamo - con forza - impegnarci al loro fianco: la richiesta di amnistia è un primo, fondamentale passo.

Ma costruire una pace vera significa costruire relazioni, saper gestire i conflitti. Proprio sulla base delle loro esperienze nella guerra dell'ex Jugoslavia, Morena Del Gaudio e Cinzia Guerra propongono una strada per trasformarci tutti da spettatori inermi in spett-attori. L'appuntamento è martedì alle 21 all'aula absidale di Santa Lucia (via De Chiari 23) a Bologna. Il gruppo Giolli, che lavora con le tecniche di Augusto Boal, propone un teatro-forum: dopo la prima scena, chiunque può dire "stop", fermare gli attori, intervenire e sostituirsi ai protagonisti. Un allenamento a capire le difficoltà, a imparare come si può cambiare, senza ideologie preconcette o moralismi. Teatro-forum nacque così, in una bidonville peruviana quando una donna interruppe gli attori e disse: "no, bisogna fare così". E così fu fatto.

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