ANTONIO FAZIO
Regole e valori
contro l'usura,
nuova violenza
SILVIA BARIGAZZI
- ROMA
Una "questione sociale", una forma di "violenza" contro cui
le sole leggi sono insufficienti se non accompagnate da un
"sistema di valori". Nel discorso pronunciato ieri sull'usura, il
governatore di Bankitalia Antonio Fazio - intervenuto a Roma a un
seminario sull'"educare all'uso responsabile del denaro"
organizzato dal Centro di orientamento pastorale - ha accentuato
il suo taglio personale. Ha parlato il primo dei banchieri, sì,
ma soprattutto il cattolico, il cultore dell'etica dell'economia.
Il numero uno di via Nazionale parte da un'analisi su quel
"qualcosa di diverso e di più" che ha fatto travalicare all'usura
"gli aspetti tradizionali della finanza e del codice penale per
diventare questione sociale". Quel "qualcosa in più" è dovuto
innanzitutto a uno sviluppo esponenziale "delle attività
finanziarie". Che da una parte con l'apertura dei mercati e del
commercio ha "fatto compiere un balzo formidabile per lo sviluppo
della cultura e della persona umana" ma dall'altra "ha colto in
qualche modo impreparate le famiglie e gli operatori, soprattutto
più piccoli" e ha creato una nuova forma di "violenza, che oggi
si esprime inevitabilmente anche attraverso il canale del denaro
e della finanza". C'è poi un aspetto culturale altrettanto
importante: "i falsi miti del consumismo e dell'arricchimento
facile non aiutano: la società deve essere in condizione di
padroneggiare il denaro senza essersene fuorviata e sopraffatta".
Ancora: "un sistema di mercato ha il suo punto di forza nella
competizione, ma questa non deve mai mettere in discussione la
dignità delle persone, i loro diritti".
E allora, se è un problema di meccanismi e di cultura, è sui due
fronti che bisogna agire. "Occorre che le regole siano
accompagnate da un sistema di valori capace di orientare i
comportamenti degli operatori e degli utenti, riempire gli
interstizi tra i diversi precetti formali e facilitarne
l'applicazione. Tante regole e pochi valori potrebbero portare al
risultato che Tacito esprimeva col motto "corruptissima reublica,
plurimae leges". La prima base - continua - è la cultura della
legalità" che "si fonda su valori morali" e che vuol dire anche
"senso delle istituzioni, della collettività, tutela delle parti
più deboli", ma anche "etica della finanza, cruciale non solo per
la sana gestione delle aziende ma anche per l'esistenza
quotidiana di ciascuno". In questo quadro "il risparmio resta un
bene prezioso che va incoraggiato e tutelato: le banche e gli
altri intermediari finanziari sono chiamati a adeguare e
migliorare i loro servizi" così come "le istituzioni, e tra esse
la Banca d'Italia, sono impegnate a fare la loro parte". La loro
azione sarà più efficace se "accompagnata da un'opera di
informazione e di formazione nella società cui possono
validamente contribuire iniziative sul piano associativo, del
volontariato, della cultura e delle presenza civile". Il
segretario generale della Cei Dionigi Tettamanzi ha definito
invece l'usura "un aids economico diffuso in diverse fasce della
popolazione".