P ER FAVORE concludete la trattativa sulle pensioni, ma non subito. E consegnateci un testo "completo", toglieteci almeno queste castagne dal fuoco: in parlamento sembra già abbastanza dura. Anche se ci sono comunque i numeri per approvare la riforma della previdenza. Questo sembra l'atteggiamento del centro-sinistra, o almeno di alcuni suoi importanti rappresentanti.
E' sabato mattina: mentre a Roma riprende un negoziato tra sindacati e governo che non ha l'aria di volersi concludere immediatamente, ma che promette un accordo "a urne chiuse", i progressisti Luigi Berlinguer e Vincenzo Visco e il leghista Giancarlo Pagliarini, già ministro del bilancio con il soprannome di "tagliarini" per la foga nell'amputar spese, sono a Reggio Emilia a parlare di cooperative. Interrogati sulle pensioni, danno risposte un po' diverse che però formano un quadro organico.
L'ipotesi non troppo maligna di rinvìo della conclusione della trattativa sulla previdenza per motivi elettorali, per non far sovrapporre la notizia con il secondo turno delle provinciali di oggi, sembra "ragionevole" a Visco, "molto probabile" a Pagliarini "Ho sentito - racconta sincero - un "tecnico" della previdenza: era nero. Lo hanno fatto restare a Roma per lavorare senza fargli concludere niente". Berlinguer invece è molto più diplomatico: "Ma no, ma no, stanno trattando sul serio, sui contenuti".
Tutti e tre sembrano respingere decisamente l'idea dello scaricabarile, l'ipotesi che il governo licenzi un testo incompleto sulle parti "calde" della trattativa - anni di contributi ed età anagrafica necessari per aver diritto alla pensione di anzianità, entrata a regime della riforma (all'inizio del 2.000 per Dini, nel 2.013 per Cgil, Cisl e Uil) - rimandando al parlamento le decisioni.
"Non ci arriverà un disegno incompleto - afferma sicuro Berlinguer -In quel caso, noi non incominceremmo nemmemo a esaminarlo. Quelli di cui si sta discutendo sono problemi "sindacali" che non toccano la sostanza dei problemi. Per esempio - continua - i 35 anni. Sono una questione di grande impatto, ma non di sostanza. E in parlamento ci sarà da discutere su quelle, oltre che sugli emendamenti".
Sulle pensioni di anzianità, Pagliarini - anch'egli sicuro che alle camere arriverà un testo chiuso - sembra propendere per una via intermedia tra governo e sindacati: "Si possono lasciare i 35 anni per chi va in pensione adesso, per chi ha sul serio incominciato a lavorare da giovane. Poi, con l'entrata a regime della riforma, si può passare a 37, ma anche a 38 anni". Sulla data dell'entrata a regime il senatore della Lega è pressoché indifferente: "Non mi importa che sia il 2.000 o il 2.020: deve essere chiaro che questa non è una revisione per far cassa, ma per risistemare la spesa. L'importante è che passi, e in fretta: in parlamento i numeri per votarla ci sono". Importa invece a Visco, l'entrata a regime: "Il 2.013? Non se ne parla nemmeno. Ci sono due date, si troverà un punto intermedio. L'ho già detto: i sindacati non dovrebbero concentrarsi su questo, ma sull'utilizzo pieno del trattamento di fine rapporto per i lavoratori". E se vi arrivasse un testo incompleto? "Non succederà".