MODELLO EMILIANO In un convegno il senso delle coop

BARIGAZZI SILVIA

MODELLO EMILIANO In un convegno il senso delle coop

SILVIA BARIGAZZI - INVIATA A REGGIO EMILIA Centocinquant'anni fa a Rochdale, in Inghilterra, la nascita. Cinquant'anni fa, alla fine della guerra, la rinascita. E adesso? Alcune cooperative - tra cui la Coop consumatori Nordest, l'Unipol (assicurazioni) e le Cantine riunite (vino) - hanno organizzato a Reggio Emilia, centro del distretto cooperativo più forte d'Europa, una tre-giorni per interrogarsi proprio su questo. "Sul ritrovamento di un senso", per dirla con le parole di Stefano Zamagni, preside della facoltà di economia a Bologna, gran sponsor dell'economia non-profit. Sulla nuova identità delle cooperative, una forma aziendale che si propone come "altra" ma che non è uscita dagli anni '80 pura come la Venere del Botticelli. Anche per questo, ha detto Valentino Parlato, presidente della cooperativa "il manifesto", il convegno è stato pervaso da una forte -e potenzialmente proficua - inquietudine. "Se la cooperativa diventa uguale a un'impresa privata - provoca Alfiero Grandi della Cgil - prima o poi arriva un altro Tremonti", il ministro di Berlusconi che ha tagliato le agevolazioni fiscali alle coop. Un mondo che comunque deve cambiare perché tutto sta cambiando: "se chiedete a un esperto della Nasa "come siete organizzati?" vi sentite rispondere "quando, oggi o domani?"" ricorda Federico Butera della Sapienza di Roma.

E allora, se come commenta Zamagni citando Croce "la cooperazione più che la sua storia è il suo futuro" c'è da reinventarselo questo futuro, pena l'appiattimento sul neo-liberismo, "nella notte in cui tutte le vacche sono grigie", sintetizza Romano Prodi, chiamato ieri a concludere la mattinata. "Man mano tutto diventa "normale" - ha continuato il candidato dell'Ulivo che essendo di Reggio Emilia ha giocato in casa -anche in molte moderne cooperative, che adesso devono rifondarsi con il coraggio della diversità, della sperimentazione, soprattutto nei settori nuovi". Per Prodi c'è bisogno "di originalità, di creatività per ritrovare quei campi, come i servizi, in cui si possa re-inventare il rapporto tra lavoro e capitale. Se le cooperative faranno questo rovesciamento -conclude - avranno molto da dire per l'occupazione e per il rinnovamento nel modello delle imprese".

Nuove forme di rapporto lavoratori-impresa e economia non profit (per esempio i servizi alla persona) sembrano appunto i binari esplorati dalla cooperazione. La mattinata di ieri è stata dedicata alla "partecipazione dei lavoratori al rischio di impresa come via per la piena occupazione". Padre nobile dell'economia della partecipazione, presente a Reggio Emilia, James Meade, Nobel per l'economia nel '77- L'idea è quella di avvicinarsi alla piena occupazione senza inflazione, sostituendo alle fluttuazioni occupazionali quelle salariali. In questo modello, in tempi di crisi non si licenzia, percependo i lavoratori che partecipano alla gestione dell'azienda non un salario fisso ma una "quota" dell'impresa, variabile con l'andamento di prezzi e mercato. Può funzionare? Sta alle cooperative sperimentare.

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