Mezzogiorno di fondi

BARIGAZZI SILVIA

Mezzogiorno di fondi

Il consiglio dei ministri approva un decreto per sbloccare 20.000 miliardi per il Sud e le aree depresse. I sindacati scettici: "ma ci sono davvero tutti quei soldi?"
- da Roma SILVIA BARIGAZZI

V ENTIMILA miliardi per il mezzogiorno e le aree depresse. Il governo ha approvato ieri il decreto sblocca-fondi. Non si tratta, ha spiegato il ministro del bilancio Masera, di "nuovi stanziamenti, ma di meccanismi di intervento per utilizzare in modo rapido ed efficace le risorse già stanziate da leggi precedenti".

Liquidato l' intervento straordinario nel Sud, risolto il contenzioso con l'Unione europea sui modi dell'utilizzazione dei fondi precedenti, il governo ha tracciato ieri la cornice e la filosofia per di quella che dovrebbe essere una fase ordinaria. I dettagli di spesa e di interventi sono affidati a una riunione del Cipe - il comitato interministeriale per la programmazione economica - del 27 aprile prossimo. Anche per questo Masera non si sbilancia sui nuovi posti di lavoro che si creeranno: "qualche migliaio" si limita a precisare.

Le misure

Vediamo allora più nei particolari le linee di questo decreto che sembra avere i punti deboli, secondo rilievi sindacali, nell'effettiva consistenza e disponiblità dei 20.000 miliardi e nella sua efficacia per l'occupazione. Il bottino dovrebbe essere diviso tra 7.000 miliardi per le domande già pendenti di agevolazioni alle imprese e 13.000 per nuove richieste.

Le novità, rispetto al passato sono gli incentivi automatici e il fondo di garanzia per le piccole e medie imprese. I primi - secondo Masera si dovrebbe trattare di 1.000/2.000 miliardi - sono crediti di imposta concessi appunto automaticamente a quelle imprese che decidono di investire. Una formula ispirata all'efficienza - per evitare le attese e le incertezze di anni - ma non all'efficacia, secondo i sindacati.

Non è infatti previsto alcun vincolo con nuova occupazione, che anzi con l'introduzione di nuovi macchinari o tecnologie potrebbe anche calare. Il ministro del bilancio risponde che "la creazione dei posti di lavoro al Sud avverrà solo nel contesto di imprese radicate nel mercato. Se non facciamo attenzione rischiamo di tornare alla situazione del passato".

Il fondo di garanzia - secondo Masera dovrebbe essere di 1.000/2.000 miliardi - dovrebbe permettere invece alle piccole e medie imprese di consolidare i debiti a breve (trasformandoli in medio o lungo termine) e di accedere ai prestiti a tassi da "Nord", più bassi. Anche qui però c'è il timore dei sindacati che alla fine di miliardi al fondo di garanzia ne arrivino solo 500, una cifra che attraverso mutui attiverebbe 3.500 miliardi.

Gli interventi sul passato mirano invece a chiudere i conti con il terremoto del '90 della Sicilia, per cui sono state prolungati i rinvii di imposte e di tributi e soprattutto con quello dell'Irpinia, completando la costruzione o ri-costruzione di case e infrastrutture e chiarendo certe situazioni. Per esempio a Napoli sono state ricostruite case rimaste finora nel caos, non sapendo se la gestione spettasse al comune o allo stato. Adesso invece si è deciso di affidarle alla mano comunale.

Ci sono poi 250 miliardi per il commercio; misure per il completamento o l'inizio di costruzione di opere pubbliche; provvedimenti per interventi idrici, fognari e disinquinanti. Il tutto appunto per 20.000 miliardi di lire: "Più della metà italiani - spiega Masera - e il resto comunitari". Diecimila miliardi arrivando dai fondi già previsti in manovra, 3.000 dalla "manovrina" primaverile e gli altri appunto dall'Unione europea.

Funzionerà?

Molto dipende dai soldi. I sindacati, e non solo, credono che questi 20.000 miliardi alla fine non ci siano tutti e che il bottino si riduca a 13.000 miliardi. Perché? Perché si teme che i 20.000 miliardi arrivino da un calcolo virtuale, dalla semplice divisione per cinque anni dei centomila miliardi (30.000 Ue, 30.000 di finanziamento italiano, 30.000 di privati più 10.000 di avanzo dall'89/'93) previsti nel quiquennio per gli interventi nel mezzogiorno. La cifra "sicura" è appunto i 13.000 miliardi, che scontano e contano già però una parte euroepa. E gli altri? E' probabile che il governo conti di incassare da Bruxelles, come già accaduto nel passato, senza l'approvazione preventiva e prevista di un piano preciso. Nei prossimi giorni i sindacati chiederanno un incontro con il governo: "vogliamo sapere se i soldi ci sono davvero".

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