S ENZA "Voce". Esce oggi per l'ultima volta il quotidiano fondato un anno fa da Indro Montanelli: "ho ottantasei anni, sono stanco e pieno di cicatrici. Mi dimetto da direttore e da giornalista", ha annunciato ieri, piangendo, ai redattori. "Mancano i soldi", comunica l'amministratore Blei. "Locatelli l'ha affondato", si amareggiano i giornalisti in cerca di una via di uscita. Che potrebbe essere - l'ipotesi è allo studio - una cooperativa dei giornalisti, con alle spalle una Fondazione Montanelli e con il "vecchio", come lo chiamano i redattori da oggi in assemblea permanente - presidente. C'è un po' di tempo - fino all'assemblea della società del 29 aprile o più probabilmente in seconda convocazione del 16 maggio - per fare i conti. Per vedere se la seconda "scialuppa" è un progetto concreto o solo un desiderio.
La chiusura - momentanea o definitiva che sia - della "Voce" è accompagnata da una serie di amarezze, voci, reazioni, sospetti e racconti sconcertanti. Come questo : "per sbaglio - raccontano in redazione - abbiamo aperto un uovo di Pasqua della Lindt da quattro chili. Mittente: Fininvest-Publitalia. Destinatario: Gianni Locatelli. Sorpresa: un giochino intitolato "affonda la flotta"".
Proprio il sospetto che Gianni Locatelli - ex direttore del Sole 24 ore, ex direttore generale della Rai dei "professori", chiamato proprio da Montanelli prima come amministratore delegato in cerca di fondi e poi come condirettore - sia arrivato ad affondare la "scialuppa" è quello che circola in via Dante, e non solo perché il giornale chiude giusto-giusto in tempo per saltare le elezioni. Un argomento insistente è quello dei conti. Il giornale adesso ha un un passivo di 14 miliardi e un capitale sociale ridotto praticamente a zero. Nei giorni scorsi si era trovata una mediazione per campare fino a fine mese: 900 milioni versati da Giorgio Seragnoli. Quanto bastava, se si aggiungono anche i 420 milioni di pubblicità raccolti ad aprile per la "Voce" dalla concessionaria di pubblicità Manzoni. I soldi di Seragnoli non sono però mai arrivati. Ma in redazione è stato ascoltata la registrazione di un nastro in cui lo stesso Seragnoli garantiva a un membro della direzione di averli versati. Altri racconti: 500 milioni per trasloco nella nuova sede di via Alserio, a Milano, caricati in un bilancio già traballante senza che la redazione si sia ancora mossa. Via, via, su su con rilievi sempre più pesanti: i redattori ieri mattina erano decisi a presentare un esposto al procuratore capo di Milano Borrelli per capire se era vero quanto dichiarato da Blei: che Locatelli avrebbe trovato mezzi freschi per 14 miliardi, senza però averli materialmente raccolti.
Montanelli si rifiuta di fare qualsiasi polemica diretta con il condirettore: ma l'aveva già sfiduciato una decina di giorni fa - prima che lo sfiduciasse la redazione - e ieri gli ha ordinato di non partecipare all'ultima riunione di redazione.
Locatelli, da parte sua, starebbe lavorando al suo progetto, un nuovo giornale con una trentina di redattori da posizionare in area di centro-destra. Domenica, riferiscono i tam-tam, avrebbe incontrato a Roma in separata sede Fini e Buttiglione. E lunedì, a Milano, avrebbe ottenuto duemila copie di abbonamenti garantitiper il "suo" nuovo quotidiano dal presidente di Unioncamere Carlo Sangalli, un andreottiano di lungo corso passato dalle parti di Forza Italia.
E lui, Montanelli? Ieri, dopo l'incontro con la redazione, ha scritto il suo ultimo editoriale. Un "diritto al congedo" chiesto ai lettori, un'analisi della sconfitta: "Volevamo fare - racconta - da uomini di Destra, il quotidiano di una destra veramente liberale. Questa destra fedele a se stessa in Italia c'è. Ma è un'élite troppo ristretta per nutrire un quotidiano. Ecco il vizio d'origine che ha fatto della 'Voce', come scrive Michele Serra, un giornale 'straniero'". Lui, che anni fa invitata a "tapparsi il naso", adesso si confessa "stanco del pantano". Finito l'editoriale è partito per Roma, dove è stato ricevuto dal presidente della repubblica Scalfaro. E poi? Poi potrebbe ritirarsi, presiedere la nuova "Voce" o tornare al "Corriere". Solidarietà ai redattori della "Voce" è stata espressa dal comitato di redazione dell'Ansa, dal sindacato dei giornalisti - Fnsi - e dall'Usigrai.