Montanelli-Locatelli, resa dei conti?

BARIGAZZI SILVIA

Montanelli-Locatelli, resa dei conti?

Aria pesante alla "Voce". La direzione annuncia la sospensione. La redazione si ribella: "usciamo fino all'assemblea"
SILVIA BARIGAZZI -

"N ON SONO arrivati i soldi. Domani è l'ultimo giorno che usciamo. Pubblicate questo comunicato".

E' cominciata così la giornata, ieri, in via Dante 12, alla sede della "Voce" di Montanelli. Con una doccia gelata sulle aspettative della sera prima, quando si era detto quei novecento milioni promessi da Giorgio Seragnoli per campare fino all'assemblea del 29 aprile cominciavano ad arrivare.

Incredulità, conflitto. Ribaltone: "la redazione è intenzionata a fare uscire il giornale fino a fine mese. E quel comunicato non lo pubblichiamo. Ci vediamo stasera in assemblea". Un appuntamento che si annunciava ieri pomeriggio come un redde rationem, magari con il voto di sfiducia al condirettore Gianni Locatelli, un passato alla direzione del "Sole 24 ore" e alla Rai, un presente difficile.

Insomma, che cosa sta succedendo alla "scialuppa" di Montanelli? Per capire la situazione occorre fare qualche passo indietro. Le incertezze del quotidiano sono appese a due fattori. Uno indiscutibilmente economico, l'altro di leadership. Il capitale sociale si è ridotto da 21 miliardi a praticamente a nulla, duecento milioni. Il giornale perde un miliardo al mese. Qualche socio scricchiola. Il quadro politico non favorisce certo contatti e contratti. Il consiglio di amministrazione non vuole guai: "il consigliere delegato - ha detto ieri Davide Blei, amministratore della Piemmei, la società che edita il quotidiano - è costretto a questo punto a tenere conto più degli interessi dei creditori che degli azionisti. Con un miliardo si può tirare fino all'assemblea, ma per tentare un rilancio ce ne vogliono almeno quindici".

Le questioni finanziarie si saldano però con quella che è ormai un'aperta - anche se mediata dai due vice-direttori "montanelliani" Vittorio Corona e Giancarlo Mazzuca - lotta di leadership tra Indro Montanelli e Gianni Locatelli, chiamato dal grande vecchio prima come amministratore delegato addetto alla raccolta di fondi e poi al timone di comando del giornale. I due, per motivi caratteriali ed editoriali, sembrano destinati a non convivere a lungo.

Locatelli, nell'assemblea di giovedì sera, ha tentato di giocare le sue carte. Avrebbe già pronto un progetto, che spiega l'apparente contraddizione dei giorni scorsi, quando da un lato si parlava di capolinea e dall'altro si siglavano contratti per le "Vocine", giornali-panino locali da aprire in otto città. Il piano di Locatelli prevederebbe la chiusura e riapertura del giornale, con una trentina di redattori - contro i settanta di adesso - una serie di "service" - di centri di appalti esterni - a cui affidare certi servizi. E soprattutto con l'emarginazione o l'eliminazione di Indro Montanelli: "Certi soci - ha raccontato - mi hanno detto che sarebbero disposti ad entrare a patto che "Lui" esca. Oppure potrebbe restare con un altro ruolo, scrivendo qualche editoriale". Agli occhi di certi fedelissimi, di quella redazione che ha già abbandonato in blocco un altro quotidiano per seguire Montanelli nell'avventura, si tratta quasi di un golpe. Le voci sono inquietanti, Locatelli avrebbe ostacolato l'afflusso di fondi. La situazione insostenibile.

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