T ELEFONINO europeo: Telecom parte domani. La corte d'appello di Roma ha infatti respinto ieri il ricorso di Omnitel (Olivetti), che aveva chiesto un ritardo dell'avvio del "Gsm" Telecom e il ristabilimento della par condicio su alcuni aspetti competitivi. Il tribunale dice "no" a De Benedetti non avendo rilevato "violazioni di regole o abuso di posizione dominante" da parte del gestore pubblico e appellandosi a quelle leggi del mercato per cui "il più debole o meno pronto, inevitabilmente, finisce per soccombere economicamente". Ernesto Pascale, l'amministratore delegato della Stet - la finanziaria pubblica per le telecomunicazioni che controlla Telecom - annuncia ufficialmente la partenza di domani: "La concessione era stata fatta senza nessun vincolo, riaprirla adesso era qualcosa che ci sembrava contro il diritto". Mentre Omnitel ribadisce l'accusa di "posizione dominante" al gestore pubblico, e annuncia che proseguirà "in tutte le azioni necessarie per la tutela dei suoi diritti".
Non si sa se continuerà per vie legali. Certo è che i tavoli di partita e trattativa proseguono: ieri mattina, proprio mentre si pronunciava il tribunale, si sono incontrati in un albergo romano gli amministratori delegati Francesco Chirichigno (Telecom) e Francesco Caio (Omnitel), in una discussione che Chirichigno ha definito "produttiva". Di carne al fuoco ce ne'è molta in questa super-partita in cui Telecom parte con già 40.000 abbonati in via "sperimentale" e con duemilioni e mezzo di utenti del Tacs - il trazionale cellulare nazionale - a cui proporre la conversione "europea" allo stesso prezzo, solo con il cambio di apparecchio (le tariffe italiane - ha ricordato Pascale -sono tra le più basse d'Europa, esclusa la Danimarca). La rete per ora si estende in diciassette paesi europei e tre "extra" e fino ad adesso sono stati investiti 800 miliardi, destinati a salire fino a 4.500 entro il 2.000.
In questo grande match - che già De Benedetti aveva vinto per un soffio, spuntandola sul concorrente Fiat-Fininvest la sera delle elezioni del 27 marzo - restano ancora diversi arbitri per risolvere le molte questioni ancora aperte.
Il governo innanzitutto. Come si ricorderà l'Antitrust di Amato aveva scritto al ministro delle poste Gambino e a Dinichiedendo lo slittamento della partenza di Telecom. Ebbene, il ministro delle poste, ancor più dopo la sentenza del tribunale, non interviene ormai su questo punto. Il suo ruolo adesso è semmai di mediazione tra le parti, che Gambino potrebbe convocare direttamente, per consentire a Omnitel di partire il prima possibile, senza più di tante penalizzazioni. La mediazione in corso adesso riguarda un argomento molto importante, quello dell'interconnessione. In attesa di costruirsi una rete autonoma, infatti, Omnitel può chiedere il "noleggio" di quella Telecom, con cui sta litigando sul prezzo - il gestore pubblico chiede duecento lire al minuto - e sull'estensione.
Altro protagonista è l'Antitrust che a operazione partita può intervenire direttamente su aspetti specifici. Amato l'aveva scritto a Dini: "l'Autorità valuterà quali siano le iniziative più opportune per tutelare la concorrenza nel mercato della telefonia radiomobile digitale". Iniziative che potrebbero tradursi in un intervento su un altro aspetto delicato, la commercializzazione, in cui Telecom parte forte dei pre-abbonati, degli utenti Tacs "e dei 25 milioni di utenti amici", ha detto ieri Pascale. Infine, la Cee non ha ancora chiuso l'istruttoria sulla convenzione con Omnitel, contestando i 750 miliardi pagati come gettone d'ingresso.
La vittoria di Telecom ha suscitato ieri le rezioni positive dell'ex ministro delle poste Tatarella (An), di La Loggia (Fi), di Giovanardi (Ccd) e di Piazzaffari: i titoli Telecom sono saliti di quasi il 2,5, quasi quanto perso da Omnitel.