STILISTI Inizio e fine di una dinastia in guerra

BARIGAZZI SILVIA

STILISTI Inizio e fine di una dinastia in guerra

SILVIA BARIGAZZI - "E'un dispiacere enorme. Ma dal setttembre '93 Maurizio Gucci non l'abbiamo più visto. Su tutto il resto "no comment"". La voce che risponde al telefono è effettivamente alterata. Ma ci tiene a preecisare che lui Maurizio, quarantasei anni finiti con tre colpi di pistola, non ha più nulla di nulla a che fare con la Guccio Gucci, la griffe dei mocassini con fibia trasversale, di borse, borsette e valigie. Non c'entra da quando il tango dei declini dinastici - la prima generazione costruisce, la seconda mantiene, la terza distrugge - ha portato il cinquanta per cento di Maurizio - l'ultimo della famiglia rimasto con delle quote - dritto-dritto nelle mani dell'Investcorp, colosso delle partecipazioni con sede nel Bahrein, acchiappa-marchi di lusso per vocazione (sua è anche Tiffany). La ricchissima vendita, l'Investcorp ha pagato pù di 250 miliardi, è stata in realtà una battaglia perduta con i modi dei Gucci: litigiosità, spregiudicatezza nell'utilizzo di avvocati e tribunali contro i familiari, volontà di controllo.

La rissosità è stata per i Gucci un fattore genetico - secondo il nonno Guccio era un segno di "aver sangue in corpo" - una diaspora familiare ma anche il frutto di una particolare struttura societaria. Finché è stato vivo Guccio, il nonno fondatore, ex cameriere all'Hotel Savoy di Londra, che nel 1922 a Firenze aprì a Firenze un piccolo laboratorio di selle, valigie e stivali, la Gucci e il clan sono rimasto uniti. I primi guai iniziano alla sua morte, nel '53, quando i due figli in pista, Aldo e Rodolfo, cominciano a scannarsi. Aldo è l'uomo azienda, quello dell'espansione negli Stati uniti ed è padre di tre figli: Giorgio, Roberto e Paolo. Rodolfo è un ex attore - nome d'arte Maurizio D'Ancona - dell'epoca dei telefoni bianchi ed è padre di Maurizio. Dall'82 parte l'epica dei massacri. Paolo, considerato la "pecora nera", si presenta in quell'anno a una riunione: vuole fondare una "Gucci" in America, tutta sua, porta un registratore che gli viene scaraventato in faccia. L'anno dopo, nell'83, muore Rodolfo. E Maurizio, il "cocco" di zio Aldo, quello con le inclinazioni e la preparazione più industriale, scalpita. E' la guerra: Paolo consegna a un tribunale americano una serie di documenti poco presentabili: fa incarcerare il padre Aldo, a sei mesi dalla morte, per evasione fiscale. Aldo denuncia Maurizio per possesso illegale di azioni, Maurizio denuncia Paolo per avere usato il marchio Gucci. I giudici di Milano sequestrano nell'87 la quota di Maurizio con l'accusa è di aver falsificato le girate sulle azioni ereditate dal padre. Il 23 giugno '87 viene emesso un ordine di cattura contro Maurizio , per illecita costituzione di fondi all'estero, a Panama, per l'acquisto di un super-veliero, il Creole: fugge a Lugano, resta latitante per un anno e mezzo. Si alleano tra di loro, si tradiscono, prendono il controllo ad alterne vicende, fino a quando nell'88 la banca d'affari Morgan Stanley compra da Roberto e Giorgio, per conto della Investcorp, metà dell'azienda. Il periodo di condominio tra Maurizio e la banca è duro, durissimo, anche per l'aggravarsi dei bilanci. Maurizio ha difficoltà finanziarie, fa fatica a trovare i soldi, forse incontra qualcuno che poi gliel'ha fatta pagare. Alla fine, nel '93, la ritirata, la fine delle cause, delle pendenze con i tribunali. Adesso, con quei duecentocinquanta miliardi, Maurizio aveva grandi progetti: con la sua società la Viersee, dove stava andando ieri mattina, voleva fondar club di barche d'epoca, ristrutturare palazzi...

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