ENSIONI, adesso tocca ai nodi fondamentali: modello previdenziale - retributivo o contributivo - pensioni di anzianità - quelle ottenute dopo 35 anni di contributi - e previdenza integrativa. Dini ha chiamato a palazzo Chigi sindacati e Confindustria il quattro aprile. Un appuntamento considerato dagli industriali conclusivo. La posizione del governo è stata espressa ieri dal sottosegretario al tesoro Pietro Giarda: il 4 aprile, ha detto, sarà pronta "la parte strutturale" della riforma", eccetto quella sulle pensioni di anzianità, grande punto di frizione tra sindacati e Confindustria.
In molti stanno cercando di accelerare, di evitare uno stop in coincidenza con le elezioni regionali, che bloccheranno i lavori parlamentari dal 6 al 26 aprile. Secondo il presidente del senato Scognamiglio "se il governo presentasse la rifroma già ai primi di aprile, si potrebbe cominciare a lavorarci" per poi continuare nelle commissioni anche a parlamento fermo. Il numero due della Cisl Morese, propone che già domani, nella riunione delle segreterie di Cgil, Cisl e Uil, si definisca una "proposta complessiva" sui tre argomenti per consultare in settimana i lavoratori e presentarsi all'inizio della settimana prossima con un disegno definito al governo.
Finora sono stati raggiunti accordi su due filoni. Prima la separazione tra previdenza dell'assistenza - un'operazione di chiarezza contabile - poi, venerdì scorso, il capitolo su pensioni di invalidità e reversibilità e l'armonizzazione dei regimi previdenziali per lavoratori pubblici e privati.
Per l'invalidità e la reversibilità - la pensione girata ai familiari superstiti di lavoratori e pensionati, circa il 60 per cento di una pensione "intera" - è passato il principio che non entusiasmava i sindacati: il parziale legame, con proporzionale riduzione, con il reddito. L'unità di base il minimo Inps: circa 630.000 lire al mese per otto milioni all'anno. Per la reversibilità ci sono tre fasce. Viene dato il 75 della pensione a chi guadagna più di tre volte il minimo Inps (più di 24 milioni all'anno); il 60 a chi prende più del quadruplo (36 milioni all'anno), il 50 a chi guadagna più di cinque volte il minimo (40 milioni).
Non è passata la restrizione solo a figli e vedove ed è stata alzata dal 60 al 70 la reversibilità per gli orfani dei due genitori.
Per l'invalidità invece le fasce sono due: se il reddito è quattro volte superiore al minimo, si può cumulare con il 75 della pensione, se è cinque volte di più si può combinare con il 50 per cento.
Per gli inabili al lavoro fino ai trent'anni è prevista un'indicizzazione in modo da collegare la pensione al reddito che avrebbero preso restando attivi. Con una legge delega si stabiliranno inoltre criteri uniformi per invalidità e inabilità, unificando regimi divisi tra Inps e Inail. I nuovi parametri valgono solo per i "nuovi" invalidi. Non avrà invece nessun tipo di aumento chi già accumuli l'invalidità con un reddito superiore alle fasce previste. Le misure per invalidità e reversibilità non fanno risparmiare che qualche centinaio di miliardi nell'immediato. Si tratta soprattutto di revisioni di principio e mentalità.
L'armonizzazione, infine, ovvero la graduale abolizione delle "baby pensioni" dei dipendenti pubblici. Innanzitutto, è saltato l'innalzamento dell'età pensionabile a 65 anni anche per le donne. Le regole per andare in pensione per lavoratori pubblici e privati saranno praticamente le stesse: rendimento al due per cento, pensioni di anzianità -equiparazione che verrà accelerata di 5-10 anni rispetto al 2.017 previsto da Amato - e base per il calcolo, allargata venerdì per i pubblici dipendenti anche al salario accessorio. Verranno inoltre estese ai pubblici anche le norme sulla previdenza complementare.