La picchiata

BARIGAZZI SILVIA

La picchiata

La lira crolla sulla crisi politica. Timori per i tassi

SILVIA BARIGAZZI


MILANO O TTO e mezzo del mattino, millesessantatre. Rilevazioni di Bankitalia: millesettantaquattro. Sette di sera, a New York, millesettantaseiemezzo. E' successo di tutto ieri al cambio tra la lira e il marco, travolto anche da una caduta verticale del dollaro. E' successo che la moneta tedesca ha raggiunto inediti record dei record storici sulla lira spinta, in quell'Internet planetario che sono i mercati, dal Chiapas e da Visco, dai timori per la manovra e dalle difficoltà del dollaro seguite alla crisi messicana.

Così in questa giornata di sconfitta, sono servite a poco le scialuppe nazionali. Non ha fermato la corsa del marco l'intervento diretto sui mercati, verso l'una, della Banca d'Italia, un evento rarissimo da quando, nel settembre del '92, la lira è uscita dallo Sme. Non ha placato la vis speculativa la rassicurazione di palazzo Chigi sull'imminenza della manovra, dopo che mercoledì il Pds aveva suonato l'allarme sulla disponibilità del Polo a votarla. La giornata è partita male e si è chiusa peggio, con Piazzaffari - preoccupata che Bankitalia a questo punto decida di alzare il tasso di sconto - in calo di più del due per cento e i future sui Btp - i contratti a termine sui titoli di stato -in perdita di mezza lira.

Questo il quadro della giornata, causato da un mix che ambienti di Bankitalia così quantificano: "Un 70 per cento dovuto a fattori esterni, e un 30 per cento alle incertezze tutte italiane". La componente internazionale viene appunto dal Messico, e in parte anche dal Giappone. In entrambi i paesi infatti gli Stati Uniti hanno concentrato gran parte degli investimenti, che nel caso del Giappone finiscono nella ricostruzione da dopo-terremoto e nel caso del Messico non si sa ancora bene dove. Così, un'altra giornata andata male a Città del Messico, mercoledì, ha trascinato il dollaro in un fortissimo ribasso che ha sconquassato tutti i mercati. Così quando la moneta americana (1.604 contro la lira), già partita male, è scesa a Francoforte sotto la fatidica soglia di 1,5 contro il marco, sui mercati si è verificata quella che gli operatori chiamano flight to quality, la corsa all'investimento "di qualità" sicuro: il solito marco, rafforzato ieri anche dalla decisione della banca centrale di lasciare invariati i tassi. In questa fuga dal biglietto verde vengono sempre coinvolte anche le monete considerate "collegate" e soprattutto più vulnerabili. Così con la lira ieri sono precipitate la sterlina, l'escudo portoghese, la peseta e il franco. Qui entra però la particolare debolezza italiana, che ha portato la moneta a record negativi storici. Quel trenta per cento di fattori interni segnano, dal giorno dell'insediamento del nuovo governo, il ritorno della politica sui mercati. Con le incertezze sull'approvazione della manovra aggiuntiva aperte dal Pds. Incertezze che per gli operatori si traducono nella paura che Dini se ne torni a casa con un nulla di fatto a metà aprile, giusto in tempo per le elezioni a giugno. Elementi di poca chiarezza che si mischiano con una politica della Banca centrale che qualche operatore critica: promette posizioni restrittive ma poi si trova ad abbassare i tassi di mercato, probabilmente per favorire l'assorbimento del debito. E adesso? Adesso la lira ha perso dall'inizio dell'anno il due e mezzo per cento contro il marco. In attesa che il Messico, la manovra, il governo...

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