Così in questa giornata di sconfitta, sono servite a poco le
scialuppe nazionali. Non ha fermato la corsa del marco
l'intervento diretto sui mercati, verso l'una, della Banca
d'Italia, un evento rarissimo da quando, nel settembre del '92,
la lira è uscita dallo Sme. Non ha placato la vis speculativa la
rassicurazione di palazzo Chigi sull'imminenza della manovra,
dopo che mercoledì il Pds aveva suonato l'allarme sulla
disponibilità del Polo a votarla. La giornata è partita male e si
è chiusa peggio, con Piazzaffari - preoccupata che Bankitalia a
questo punto decida di alzare il tasso di sconto - in calo di più
del due per cento e i future sui Btp - i contratti a termine sui
titoli di stato -in perdita di mezza lira.
Questo il quadro della giornata, causato da un mix che ambienti
di Bankitalia così quantificano: "Un 70 per cento dovuto a
fattori esterni, e un 30 per cento alle incertezze tutte
italiane". La componente internazionale viene appunto dal
Messico, e in parte anche dal Giappone. In entrambi i paesi
infatti gli Stati Uniti hanno concentrato gran parte degli
investimenti, che nel caso del Giappone finiscono nella
ricostruzione da dopo-terremoto e nel caso del Messico non si sa
ancora bene dove. Così, un'altra giornata andata male a Città del
Messico, mercoledì, ha trascinato il dollaro in un fortissimo
ribasso che ha sconquassato tutti i mercati. Così quando la
moneta americana (1.604 contro la lira), già partita male, è
scesa a Francoforte sotto la fatidica soglia di 1,5 contro il
marco, sui mercati si è verificata quella che gli operatori
chiamano flight to quality, la corsa all'investimento "di
qualità" sicuro: il solito marco, rafforzato ieri anche dalla
decisione della banca centrale di lasciare invariati i tassi. In
questa fuga dal biglietto verde vengono sempre coinvolte anche le
monete considerate "collegate" e soprattutto più vulnerabili.
Così con la lira ieri sono precipitate la sterlina, l'escudo
portoghese, la peseta e il franco. Qui entra però la particolare
debolezza italiana, che ha portato la moneta a record negativi
storici. Quel trenta per cento di fattori interni segnano, dal
giorno dell'insediamento del nuovo governo, il ritorno della
politica sui mercati. Con le incertezze sull'approvazione della
manovra aggiuntiva aperte dal Pds. Incertezze che per gli
operatori si traducono nella paura che Dini se ne torni a casa
con un nulla di fatto a metà aprile, giusto in tempo per le
elezioni a giugno. Elementi di poca chiarezza che si mischiano
con una politica della Banca centrale che qualche operatore
critica: promette posizioni restrittive ma poi si trova ad
abbassare i tassi di mercato, probabilmente per favorire
l'assorbimento del debito. E adesso? Adesso la lira ha perso
dall'inizio dell'anno il due e mezzo per cento contro il marco.
In attesa che il Messico, la manovra, il governo...
MILANO
O
TTO e mezzo del mattino, millesessantatre. Rilevazioni di
Bankitalia: millesettantaquattro. Sette di sera, a New York,
millesettantaseiemezzo. E' successo di tutto ieri al cambio tra
la lira e il marco, travolto anche da una caduta verticale del
dollaro. E' successo che la moneta tedesca ha raggiunto inediti
record dei record storici sulla lira spinta, in quell'Internet
planetario che sono i mercati, dal Chiapas e da Visco, dai timori
per la manovra e dalle difficoltà del dollaro seguite alla crisi
messicana.