IA BEN CHIARO che non penso alla casetta, due locali con i servizi, tante rate e pochi vizi...". Così cantava Enzo Jannacci vent'anni fa, ben prima dell'uscita della lira dallo Sme, prima dell'ultima, fortissima, svalutazione della moneta nazionale. Prima cioè che centinaia di migliaia di persone si trovassero affogate in un mutuo in Ecu. Un vero e proprio bidone di massa, in cui sono incorsi, per convenienza o per obbligo, molti aspiranti proprietari tra l'88 e il '91-92, quando la moneta europea valeva 1.500 lire e la lira era costretta in una banda di oscillazione del sei per cento dalla permanenza nello Sme. Adesso, senza briglie e senza griglie, l'Ecu è arrivato ieri a 2.180 lire. E tutta questa gente aspetta come l'Apocalisse la prossima rata semestrale di giugno.
Giovanna Fulvi-Campolini, trentott'anni, un marito capo-stazione a Roma Prenestina, un figlio di otto, rimpiange il giorno in cui ha venduto il suo appartamento di cinquanta metri quadrati a Roma per comprarne uno da cento - "per far fare una vita migliore a Riccardo, mio figlio" - a Villalba di Guidonia, nei dintorni di Roma, in un posto che pure non dev'essere l'Eden: "siamo proprio vicino alla cava di Travertino". Giovanna sta cercando di far sapere a tutti - "ho telefonato a Lubrano, Costanzo, Funari, Raitre, Teleromacinquantasette..." per far sapere la sua storia. Eccola: "Per comprare questa casa in un complesso da cinquanta appartamenti - racconta - abbiamo iniziato nel '91 a pagare un mutuo da sessanta milioni di lire in Ecu girato dal costruttore. Non si potevano scegliere: gli appartamenti venivano venduti per forza con almeno la metà del prestito in Ecu. Abbiamo tentato di convertirlo in lire, siamo andati in banca, all'Ince, ma ci hanno risposto che "non era professionale".
Così, la famiglia Campolini ha cominciato la cura delle rate: "Adesso, dopo trentasei milioni pagati in quattro anni, abbiamo estinto sette milioni di capitale. Dobbiamo ancora dare cinquanta milioni in lire, circa ottanta in Ecu. Per sessanta milioni alla fine ne restituiamo centosedici. Fate un po' voi i conti: mio marito guadagna due milioni e mezzo al mese. Più di uno ormai va a finire nel mutuo. Metteteci luce, gas, telefono...Noi, malgrado tutto - si consola - con dei sacrifici ce la facciamo. Ma ci sono altri costretti a vendere".
Come Michele Teodosi, quarantun anni, due figli e una moglie con cui manda avanti una macelleria a Ostia. Teodosi ha acquistato nel '91 da un privato un appartamento nel quartiere romano di Torbellamonaca. Prezzo, duecentoquaranta milioni, mutuo in Ecu, centocinquanta: "allora era più conveniente". Qualcosa però non ha funzionato: "La svalutazione, nel '92, ha cominciato a gonfiare le rate. La crisi mi ha ridotto il giro del negozio. Morale: è da un anno che non riesco a pagare il mutuo alla banca. Ho affidato la vendita dell'appartamento a un'agenzia, per duecentomilioni, perché intanto si sono anche svalutati gli immobili. Ma non è facile, non si trova nessuno. E se proprio mi va bene, giro dritto-dritto i soldi per estinguere il prestito, dopo averne già sborsati novanta. E naturalmete resto senza casa".
Giovanna Campolini, Michele Teodosi e molti altri si stanno organizzando da una settimana a Roma nel comitato Aspertini 80, coordinato da Alessandro Spalvieri, un posto all'Enel e un mutuo in Ecu anchde per lui, "ma da previlegiato, solo cinquanta milioni". Si stanno allargando a tam-tam e chiedono misure di emergenza: "Siamo come gli alluvionati - commenta Spalvieri - e abbiamo bisogno di misure. Niente carità: chiediamo solo che la Banca d'Italia ci conceda, tramite le Regioni, i presititi al tasso praticato alle banche. Oppure che ci venga concessa la detrazione al cento per cento nel 740 delle spese da svalutazione della lira. Lo stato potrebbe rifarsi con i fondi Gescal". Inoltre, sono in preparazione una manifestazione romana ad aprile e nazionale a giugno: "il nostro colore sarà il verde, come la speranza e come chi non c'ha una lira". A Roma è attivo anche da circa un anno, con più di quindicimila adesioni, il Movimento per la difesa del cittadino fondato dal deputato Enzo Mattina: l'obiettivo è una ricontrattazione con l'Abi - l'associazione delle banche - che per ora non ha fatto proposte molto generose. All'Abi, ma attraverso un incontro con Dini, punta anche a Firenze la Federconsumatori: in una settimana, ha raccolto circa mille adesioni. "Miriamo ad una conversione del mutuo in lire - spiega il legale Valerio Menaldi - ma con oneri meno pesanti. Altrimenti ci rivolgiamo ai tribunali per sciogliere i prestiti per eccessiva onerosità. Ho l'impressione che le banche abbiano esagerato. E' una battaglia di civiltà che rischia di portare a conseguenze pesanti: quanta gente potrà restare senza casa?".