Agit-prop

BARIGAZZI SILVIA

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Referendum, Confalonieri prepara i "quadri" Fininvest
SILVIA BARIGAZZI

MILANO A

LLA FINE arriva Lenin, stilizzato, proiettato e fumettato. Nella nuvoletta dei suoi pensieri si legge: "due passi avanti e uno indietro", titolo di un pamphlet pre-rivoluzionario - 1904 - dedicato alla strategia del partito. Siamo alla Fininvest. Per la precisione, nello studio di Cologno monzese di "OK il prezzo è giusto", dove ieri mattina alle undici i vertici aziendal televisivi - Fidel Confalonieri fresco di super-investitura, Adriano Galliani presidente di Rti e del Milan, (accusato di falso in bilancio per l'acquisto del giocatore Gigi Lentini) e il vice-direttore forte di Publitalia Carlo Momigliano - hanno tenuto lezioni di referendum. Referendum sulla legge Mammì, s'intende, opportunamente spiegati, data la faziosità e incompletezza della stampa, a una platea d'eccezione. "Vi abbiamo convocato visto che siete la pancia della gente, anche la Lega è stata una questione di pancia" arringa Confalonieri i preziosi alunni. Ci sono i collaboratori delle tivù, i direttori di rete Gori (canale 5) e Franceschelli (rete4), produttori di programmi ma soprattutto loro, "la pancia": tra gli altri, Gigi Sabani, Jerry Scotti, Antonio Ricci, Davide Mengacci, Silvia Annichiarico, Giorgio Bracardi.

Galliani la prende con le pinze e spiega che no, non si tratta di un intruppamento, ma di una questione di sensibilità e di informazione. Quella sensibilità e quell'informazione che si vorrebbe tanto che avessero anche i tele-spettatori-votatori ai referendum, si lascia intendere neanche tanto subliminalmente: "I nostri spot sull'argomento non sono aggressivi - spiegano - e solo il 9 della gente interpellata sa di che cosa trattino i tre quesiti referendari".

Berlusconi-story

Il discorso storico-politico spetta a Confalonieri. Un po' di storia del gruppo e dell'amico Silvio Berlusconi. Via con la versione agiografica più volte ripetuta, con la partenza con i trenta milioni "datigli da mia madre per comprare l'appartamento" e con i soldi della liquidazione dalla banca Rasini di papà-Berlusconi. Su su passando dalla fase eroico-pioneristica - "quando fece questi studi tutti gli dissero che era un pazzo" - a quella della massacrante guerra di programmi con la Rai. "Nell'87 - ricorda Fidel - Biagio Agnes disse a Baudo, parlando di Berlusconi, "chillo deve morire"". Si arriva finalmente alla Mammì. Confalonieri ammette che Craxi ha dato una mano per la legge - cosa sempre negata dal Berlusconi-politico - ma ricorda che anche lui ne ha avuto un tornaconto, "si è reso più popolare", visto che le tivù del Biscione erano già su tutto il territorio.

Finalmente si arriva all'oggi. Confalonieri spiega che con i referendum si vuole colpire ancora Berlusconi e aziendalmente la Fininvest a tutto vantaggio della Rai "dove fino a poco tempo fa le nomine venivano fatte con il bilancino". "Sappiamo bene come è fatta la Consulta - continua - è un organismo vecchio: ha fatto passare dei referendum che con qualche modifica diventano leggi propositive". Segue rassegna stampa di supporto: un titolo entusiasta di Repubblica sulla Mammì, un'intervista di Caracciolo al Sole 24 ore in cui il principe spiega che le reti nazionali non devono essere più di cinque, una raffinata citazione da articolo di fine aprile '94 della Stampa in cui un collaboratore di Occhetto spiegava: "A Berlusconi la metteremo nel c....". Insomma, qui "non è solo un questione di pane, vogliamo che voi sappiate cosa c'è dietro".

Infine, la dotta letio di Momigliano, corredata di lucidi e grafici. Quaranta lunghi minuti - "abbassiamo le luci, potete anche sonnecchiare", scherza - per dire tutto quello che i giornali dicono e non dicono. Con una premessa: "La resistenza è un diritto dell'uomo". "La normativa comunitaria - spiega - non calcola i canali, ma l'audience complessiva di televisione, radio e giornali. Perché qui non si parla della stampa? Chi volete che siano gli altri soggetti se non Agnelli?". E poi, ancora, il referendum sulle concessionarie di pubblicità - Sipra per la Rai e Publitalia per la Fininvest - danneggerebbe solo il Biscione. Per quanto riguarda quello sull'affollamento pubblicitario nei film - Confalonieri aveva già commentato "è come andare al cinema e senza pagare il biglietto" - dopo aver dimostrato che sui primi dieci film di successo dell'anno scorso, otto erano Fininvest, anzi Canale 5, si sostiene che il quesito mira solo a togliere risorse al Biscione per impedigli costosi acquisti. Un passo avanti e due indietro.

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